Incontriamo Matteo Giordano e Imma Polese per farci raccontare la storia del successo de “Il castello delle Cerimonie“.
Quando arriviamo al Castello delle Cerimonie a Sant’Antonio Abate, veniamo accolti da un clima natalizio con luci e aria che profumava di antichi sapori. Poi la magia si è aperta davanti al nostro sguardo, quando abbiamo varcato le soglie del lungo viale intitolato a Don Antonio Polese ed ecco la sontuosità e l’incanto che catturano chiunque entri nell’Hotel La Sonrisa, noi compresi, il “regno” dei matrimoni e dei festeggiamenti in stile napoletano, da anni conosciuti e seguiti in TV. La loro storia e professionalità, hanno però radici profonde e ben radicate in quelle sono le loro tradizioni di famiglia che si tramandano da generazioni in generazioni.
Eccoci accolti da una coppia, la signora Imma Polese e Matteo Giordano, con un sorriso e un fare tipico dei bei tempi, di quella rispettosità e di quell’educazione oggi rari ma tanto ricercati.
Durante questa intervista per il Castello delle Cerimonie, la signora Imma e il signor Matteo, con la verace ospitalità che li contraddistingue, hanno parlato di come ebbe inizio la loro avventura televisiva, “Prima del 2012 anno in cui fu registrata la prima puntata per Real Time, messa in onda nel gennaio del 2014, esiste una storia televisiva che è iniziata 24 anni fa con una trasmissione che andava in onda su Rai 2 ed era Napoli prima e dopo, a settembre veniva mandata in onda la puntata e poi a dicembre, nel giorno di Santo Stefano trasmettevano anche la replica. Queste puntate, facevano il giro nelle case e andavano in onda in Mondovisione“.
Con una dolcezza impareggiabile, la signora Imma, cede la parola al marito Matteo che prosegue raccontando dell’arrivo dell’autore di Real Time che voleva realizzare un reality sui matrimoni napoletani. “Loro erano stati in tanti altri posti, come il Trentino infatti in quella regione esistono dei neomelodici tedeschi che venivano messi a confronto con i nostri napoletani, ma quando lui varcò la soglia del Castello, rivelò di aver sentito gli angeli cantare, quando conobbe don Antonio fu letteralmente rapito”. Come ama dire Matteo “fu folgorato come San Paolo sulla via per Damasco”.
Da qui la scelta dell’Hotel La Sonrisa e il conseguente battesimo in Il Castello delle Cerimonie e ancor prima la nascita del Boss delle Cerimonie, con l’amato don Antonio Polese.
Negli anni, la famiglia Polese ha visto ospiti prestigiosi nella loro splendida location: da Gina Lollobrigida a Sophia Loren e ancora Albano e Romina Power, Andrea Bocelli e tanti artisti e personaggi del mondo dell’arte e dello spettacolo, di ciò sono testimonianza le tante foto che costeggiano le sale dell’Hotel.
Ecco che da tutte le parti d’Italia e del Mondo, tante persone sono giunte da loro per celebrare matrimoni ed eventi: America, Germania e tanti altri luoghi ma anche dall’Italia, come Lombardia, Toscana, Calabria e tanti dalla Puglia, che desiderano vivere un’emozione, perché entrando nel Castello si viene rapiti dall’atmosfera incantata, come lo stesso maitre Ferdinando, parlando con affetto con me, mi ha raccontato del carisma che don Antonio riusciva ad emanare a tutti, tanto che lui stesso lo amava come un padre.
Così lasciando parlare i signori Matteo Giordano e Imma Polese sul Castello delle Cerimonie è venuta fuori una piacevole chiacchierata.
Da Grand Hotel La Sonrisa a Il Castello delle Cerimonie, qual è il vero successo che c’è dietro alla vostra azienda e a questo mondo in stile Barocco?
M. G. : Il successo sta nell’umiltà e nel lavoro, questi valori sono per noi alla base di tutto.
I. P. : Ma anche nella passione e nella volontà, questo ci ha insegnato il mio papà ad essere umili e amorevoli. Accogliendo le persone dal loro ingresso qui, come futuri sposini mano nella mano con quegli sguardi timidi che vengono a vedere il luogo dove pensano di realizzare il loro sogno. Così noi li accogliamo con affetto, li facciamo accomodare e ci mettiamo a loro disposizione, chiedendo in cosa possiamo essergli utili e già questo impatto li fa sentire a loro agio.
Lei signora Imma è molto legata al ricordo dei suoi amati genitori, don Antonio e donna Rita. Da loro, oltre che la passione e il carisma, quali altri valori ha ereditato e avete ereditato?
Ci hanno insegnato tutto! Come ho detto prima ad essere umili e a fare il nostro lavoro con il cuore, sia noi che i nostri collaboratori. Perché i nostri collaboratori passano tanto tempo qui nel Castello, pensa loro vanno a casa tre /quattro ore la notte per riposarsi ma stanno sempre qui a disposizione e sempre con il sorriso sulle labbra. Anche durante il servizio in sala sempre svolto con umiltà e passione, accolgono gli ospiti che vengono a dormire o a soggiornare con gentilezza. Poi come si dice qui, “per fare una buona minestra, ci vogliono tutti gli ingredienti ma devono essere tutti buoni”. Quindi, questi sono i valori che loro ci hanno trasmesso: l’umiltà in primo luogo, poi la passione, la volontà e la forza d’animo e tanto tanto amore, questo è quello che ci hanno insegnato.
Matteo, lei si occupa della contrattazione di matrimoni ed eventi. Tra i tanti ce n’è stato qualcuno che è stato bizzarro o particolarmente curioso?
Io ritengo una cosa, a volte mi sento dire “ma quella coppia ha fatto questa richiesta, eccetera.” Allora è doveroso dire che, le richieste possono sembrare bizzarre per chi le ascolta ma non per chi le pone, perché chi le fa crede in quello che sta chiedendo. Mi ricordo della richiesta di una pasta e lenticchie con carne macinata, che già non è un piatto molto famoso e raffinato o molto richiesto però loro lo hanno voluto perché era il ricordo legato al papà defunto. Oppure, una signora l’altro giorno, ci chiedeva le patatine fritte come le faceva la nonna, che per chi sente queste cose potrebbe sembrare una sciocchezza, ma per lei era un ricordo legato alla nonna. Con questi esempi, voglio dire che, le richieste pur sembrando bizzarre non lo sono per chi le fa, perché sono dettate dal loro desiderio, dal cuore, quindi noi cerchiamo di accontentarli quanto è più possibile, per l’impossibile ci stiamo attrezzando (sorride simpaticamente). Al di là delle telecamere, noi veramente facciamo di tutto per accontentare le richieste degli sposi e di chi viene a festeggiare un evento perché, ripeto, anche il fatto che qualcuno potrebbe pensare che ci sono persone che fanno debiti per pagarsi ciò che desiderano, c’è da dire che oggi anche per l’acquisto di un televisore si fanno le rate, come anche per un qualsiasi elettrodomestico. Anche i viaggi, se ci si pensa, vengono fatti a rate. Il problema principale è comprendere la cultura nostra, quella di Napoli e dintorni. Chi non è nato qui non potrà mai capire, come dice la canzone: “Nu matrimonio Napulitano nu può capì mai chi è nato a Milano”, ma non per intelligenza bensì per nascita e cultura, per quella appartenenza al territorio. Chi non vive le nostre tradizioni, non può capirle nel profondo, è come viaggiare su due binari paralleli che non si potranno mai incontrare. Cercare di spiegare queste cose, diventerebbe complicatissimo. Noi abbiamo molti amici di Milano, ma volendo fare un esempio, potrei dire che la ragazza di Milano nel fine settimana si concede un viaggio a Londra o in Olanda, in contrapposizione alla ragazza di Napoli non interessa viaggiare per andare in su e in giù per le capitali del mondo, lei si mette da parte i soldi per vivere il sogno di quel matrimonio che ha sempre desiderato. Purtroppo, spiegare e far capire queste cose potrebbe risultare complicato, ma proprio per tradizioni e culture diverse.
Insieme avete dato vita ad un programma culinario In cucina con Imma e Matteo, da cui poi è nato il libro Favorite. Quanto oggi, secondo voi due, sono importanti le tradizioni familiari da vivere e trasmettere alle nuove generazioni?
I.P.: Le tradizioni sono troppo importanti, sono valori che oggi non esistono più. Ma noi ci teniamo a farle vivere. I nostri genitori, le nostre zie e le nostre nonne, ci tenevano tanto a tramandare tutte queste cose contenute nel libro, oltre alle ricette che ci hanno insegnato, perché anche Matteo sa cucinare. Noi siamo cresciuti proprio con gli insegnamenti dei nostri familiari, validi sia per la quotidianità che per le Feste, come per la Vigilia dell’Immacolata o del Natale o anche della Pasqua. Il culto del fare la Pastiera, è veramente un culto, perché va fatta in un certo modo. Non è semplice farla, perché dietro essa c’è una lunga preparazione. Mia nonna, cominciava tre giorni prima a farla e non è una cosa da niente, perché vi è tutta una serie di passaggi che rendono la Pastiera il dolce della tradizione.
Ricordo sempre, come se fosse adesso, che sentivo mia nonna e le mie zie organizzare il pranzo per il giorno dopo, consigliandosi cosa preparare con quella fatidica domanda “Allora, per domani cosa cuciniamo?”. E già dal giorno prima si attrezzavano a programmare e a mettere su le pentole e già si sapeva il giorno prima cosa avrebbero cucinato il giorno dopo. Pensi la sera, il mio papà prima di andare a dormire chiedeva a mia mamma cosa avrebbe cucinato domani. Noi siamo cresciuti con tutte queste tradizioni che sono importanti e danno valore.
M.G.: Le tradizioni sono tutto, ci dicono chi siamo e portano avanti i valori della famiglia. A volte le persone pensano che non ci voglia poi tanto nel realizzare un piatto della tradizione e delle feste, invece c’è un lavoro di impegno. Anche per fare quella che può sembrare una semplice pasta e fagioli, se non inizi il giorno prima a mettere i fagioli in ammollo non viene bene, non è il prendere quelli precotti e metterli in un piatto così buttati dentro. Ci deve essere passione e cuore nel fare le cose. Perciò vi dico, chi è che ha vissuto queste cose, chi è del sud può comprendere quello di cui parliamo, diversamente è per chi non le ha vissute.
In ultima battuta qui dal Castello delle Cerimonie, quale augurio vi sentite di fare ai lettori per il nuovo anno e per dei loro festeggiamenti?
I.P.: Come prima cosa quella che mio padre era abituato ad augurare, forse perché guardava lontano, ed è la buona salute. Quindi quello che diciamo è: Dal profondo dei nostri cuori, vi auguriamo cento anni di felicità, però sempre vissuti in buona salute e come il vostro cuore desidera.
M.G.: Inoltre agli sposi diciamo anche la frase: Cento anni di felicità sempre vissuti in buona salute e sempre insieme!