Antonella Salvucci. Foto di Marco Eugenio di Giandomenico scattate Venezia con gli abiti di Luca Conti Taguali
Antonella Salvucci. Foto di Marco Eugenio di Giandomenico scattate Venezia con gli abiti di Luca Conti Taguali

Antonella Salvucci, le cose in cui credo

A tu per tu con Antonella Salvucci

In questi giorni di magia, dove il il cinema viene celebrato al Festival di Venezia, incontriamo l’attrice Antonella Salvucci. Anche lei a Venezia, in questi giorni, si racconta a La Gazzetta dello Spettacolo, aprendo le porte del suo cuore e della sua vita.

Una vita che sin da bambina l’ha vista determinata e sognatrice. Antonella Salvucci vuole fare l’attrice da sempre. Ci è riuscita con impegno e volontà, e così oggi la sua carriera vanta un curriculum pieno di traguardi. L’ultimo? La partecipazione alla serie TV in inglese ”Feel the dead”, che le apre le strade per una carriera sempre più internazionale e importante. Ma Antonella non recita e basta, riesce a dare importanza e attenzione ai temi sociali del nostro tempo. Utilizza la sua voce per parlare continuamente di temi drammatici come la violenza sulle donne.

Il Femminicidio, per lei, è qualcosa che può e deve essere arginato e il suo costante impegno è un atto di coraggio,  per poter rendere le donne libere di amare.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Antonella Salvucci. Presentati ai nostri lettori.

Intanto grazie dell’attenzione che mi date e grazie per essere attenti alle evoluzioni della mia carriera artistica. Sono una donna bambina, un’attrice che vuole far tesoro della sua professione per supportare temi e cause importanti e sempre con gli occhi di meraviglia, con gli occhi di bambina appunto.

Come nasce la tua passione per la recitazione?

Nasce fin dalla tenerissima età, un desiderio, una voglia di poter scavalcare i propri limiti e calarsi in nuovi personaggi e nuove vite sempre con la curiosità a fare da motore pulsante. Son cresciuta con i grandi capolavori italiani che hanno dato ispirazione anche al cinema americano e non solo. Ammiravo la genuinità delle attrici e “quell’allure”che le rendeva quasi intoccabili, di un altro mondo , mi riconoscevo in quegli atteggiamenti e volevo dare il mio contributo e salire in quell’Olimpo.

Recentemente ti abbiamo vista nel corto ” Un caffè con Antonella” me ne parli?

È stata una grande esperienza. Un esperto di cinema come Adriano Pintaldi e una regista di appena 20 anni che aveva visto qualche mio lavoro , mi hanno proposto di essere la protagonista di questo corto, non appena ho letto il testo così profondo e forte , non ho resistito e ho accettato entusiasticamente. Sono quasi irriconoscibile in questo corto , drammatico, che tocca un tema di scottante attualità a cui è difficile trovare una soluzione adeguata, l’immigrazione . In questo “one woman show” il pubblico si immedesima con le sensazioni di dolore e smarrimento provate dagli immigrati e le vive attraverso gli occhi dell’attrice . Un messaggio forte per sensibilizzarci, per non dimenticare e restare sempre vigili su questa tematica.

Tanti i tuoi ruoli al cinema e in TV. Quale è stata l’esperienza più bella?

Sono tutte esperienze uniche che ti segnano e ti arricchiscono sotto vari punti di vista. Per me che amo le  sfide è stato bello trasformarsi in una nobildonna del ‘700 nel film in costume diretto da Aurelio Grimaldi ” L Educazione Sentimentale di Eugenie” oppure vestire i panni della atletica Ramba nella serie di Sky cinema dedicata alla figura di ” Moana “, senza dimenticare l’esperienza con Laura Chiatti nel film di Paolo Sorrentino che l’ha lanciata ” L’amico di Famiglia”. Interessante anche essermi trasformata in una manager dura e senza scrupoli nel primo film su MMA ( arti marziali miste), ” Milano in the Cage”. Ultimamente diversi ruoli in lingua inglese insomma mi piace spaziare e sperimentare.

E che ricordi hai del regista Pupi Avati?

Un ricordo fortissimo e affettuoso. Ho lavorato con lui in un cameo nel film ” La cena per farli conoscere”, l’ ho rivisto dopo qualche anno nel suo ufficio per un nuovo casting e , oltre a farmi vari complimenti incoraggianti, mi ha regalato un rosario benedetto di Medjugorie che ancora conservo come mio portafortuna.

In quell’occasione lasciai sulla sua scrivania un originale corto di cui ero protagonista ” La scatola degli incubi” tratto dal racconto di Chuck Palahniuk , non avrei mai pensato che potesse trovare il tempo di vederlo, invece dopo qualche tempo ricevo da Pupi Avati una email densa di complimenti e commenti tecnici alla mia interpretazione che non so per quante ore di continuo non ho smesso di piangere dalla gioia. Gli attori sono esseri così sensibili che vivono di applausi e di una buona parola detta al momento giusto!

C’è un ruolo che ti piacerebbe ottenere adesso?

Beh, diciamo che fino adesso magari anche in virtù della mia spiccata personalità che non si ferma mai ed ha coraggio anche di fare ruoli che non tutti vorrebbero fare comprese scene di nudo, mi sono conquistata più la fama di “Femme Fatale”, o dura antagonista.  Mi piacerebbe un ruolo che facesse emergere la mia dolcezza innata, la cura verso i bambini o le fasce più deboli, insomma ruoli meno fantascientifici , più comuni e dotati di sfaccettature umane.

Sei attivissima per quanto riguarda i temi sociali, specialmente sul tema del Femminicidio. Cosa ti spinge a dar voce a questo tema così difficile da arginare?

Sono motivata dalla rabbia , non riesco a spiegarmi la ferocia che porta coloro che dicono di amarti a compiere dei gesti dei quali poi se ne pentono subito dopo , per questo sarebbe utile intercettare quel momento precedente , facendo capire con immagini , con campagne di sensibilizzazione o con ogni mezzo possibile  quali sono poi le conseguenze irreversibili di un impulso così negativo. A volte manca in alcuni uomini la consapevolezza che poi si palesa chiara quando non c’è più modo di tornare indietro.

Sento che bisogna battersi per educare prima, se può servire anche partendo dalle scuole, facendo muro comune e far capire fondamentalmente alle donne che avere attenzioni troppo pressanti dal proprio compagno non è sinonimo di amore, far capire alle donne di rispettarsi di più e non accettare nessun tipo di violenza, soprattutto quella verbale che di solito funge da anticamera allo sfogo fisico.

Come ti descriveresti come donna?

Una donna piena di vitalità ed energia positiva che non smette di contagiare gli altri cercando di dare un buon esempio. Una donna che non ha paura di sacrificarsi per le cose in cui crede, che ascolta le nuove tendenze e si adegua in una passeggiata comune dove ognuno nel suo settore può avere successo senza ostacolarsi. Dico spesso che siamo ospiti di questa bella vita, perché vivere con diffidenza o risentimento quando ognuno può splendere per se e per gli altri?

Progetti futuri?

Ho girato una serie in inglese sullo stile di “The Walking dead” che si chiama “Feel the dead“, destinata al mercato internazionale e dovrebbe vedere la messa in onda a fine anno , poi una commedia finalmente che mette in luce il mio spirito brillante da ” comedian” e sono impaziente di iniziare un nuovo progetto dal titolo ” Il Gatto e la luna” come una poesia che adoro di William Butler Yeats : “Quando s’incontrano due anime affini, cosa c è di meglio da fare che mettersi a ballare?“.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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