Noto ai molti per aver interpretato Clarke Garrison nell’amatissima soap, “Beautiful”, Daniel McVicar è tra i protagonisti di “Soldato sotto la luna”, per la regia di Massimo Paolucci. Il giallo, che ha per protagonista Daniela Fazzolari, vede McVicar nei panni di un prete, Don Michele.
Un viaggio nel percorso artistico di Daniel era d’obbligo, in questa nostra intervista, così come il voler rivivere la sua esperienza a “Beautiful” e a l'”Isola dei Famosi”. Un uomo che non nasconde la sua curiosità verso il futuro e il bello che potrà riservargli la vita.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Daniel McVicar. Come stai?
Sto abbastanza bene! L’anno è cominciato con un film e, nelle prossime settimane, ne girerò un altro. Il 2022 sarà il mio anno e sono felice di poterlo dire.
Hai da poco terminato le riprese de “Soldato sotto la luna”. Che esperienza è stata e cosa puoi anticiparci sul tuo ruolo?
Si tratta di una bella storia. Interpreto un prete, Don Michele, in una storia dai risvolti gialli, con una trama davvero interessante. Mi sono approcciato a questo ruolo con estrema sincerità, da cattolico quale sono, cercando di apprendere il più possibile da questo mestiere per poter entrare alla perfezione nei panni del personaggio.
Che ricordo hai dell’inizio della tua carriera artistica?
Non ricordo molto di quei tempi (ride). Ho deciso all’età di quindici anni, quasi cinquant’anni fa, ormai, di voler intraprendere questo mestiere. Sono cresciuto nel Colorado e, dopo alcuni anni, ho pensato di trasferirmi a Los Angeles per inseguire concretamente questo sogno. Bisogna avere tanto carattere per poter gestire, insieme, la vita che conducevo lavorando nei magazzini e, al contempo, affrontare provini. Un lavoro che, ancora oggi, è un grande gioco, una vera vocazione, che mi permette di andare sul set, di creare un nuovo personaggio, qualcosa di realmente distante da me. Sono felice di poter affrontare esperienze diverse, di volta in volta.
“Beautiful”, anni fa, ha decretato la tua notorietà. Che ricordo hai di quel periodo e del tuo Clarke Garrison?
“Beautiful” è ormai in onda da ben trentacinque anni. Fa parte del mio passato o, se vogliamo, del mio vissuto, ancora oggi. Tra loro ci sono ancora delle persone a cui sono molto legato, proprio come se parlassimo di una grande famiglia. Ricordo tutti loro con affetto, con sincero amore. Il canale ufficiale di Beautiful, tra l’altro, oggi riporta stagioni vecchie in cui ero presente anch’io. Penso sia bellissimo poter rivivere quei momenti e rivedermi giovane, ragazzo. Creare un personaggio comporta tanti step di lavoro, di studio e, come attore, è stata una palestra, un’esperienza bellissima. Oggi vivo a Torino e quando vedo un camper, un set allestito, passo a lasciare i miei saluti.
Hai mai rimpianto di aver scelto l’Italia, invece che l’America?
Ho scelto di restare per mio figlio, per potergli donare tutto l’amore possibile, benché sia un papà single. Non vivo di rimpianti, in tal senso, ma senza alcun dubbio ci sono ancora dei forti legami con l’America, con Los Angeles, per via del lavoro che svolgo. I miei amici americani sono invidiosi del mio vivere in Italia, mentre tutti gli italiani vogliono andare in America. Personalmente, mi godo il buon caffè italiano al mattino, appena sveglio. Non c’è cosa più bella!
C’è qualcosa che non sei ancora riuscito a realizzare?
Oggi sono ad un punto della mia carriera in cui, per via dell’età, accetto qualsiasi personaggio proposto. Ho delle cose in cantiere, si, ma non sono un ventenne che ha voglia di creare un nuovo mondo. Provo, nel mio piccolo, a fare tesoro di ogni opportunità che mi viene fornita e questo mi basta.
A regalarti nuova linfa, nel tempo, il tuo arrivo in Italia. Hai preso parte ad alcune fiction per poi approdare a l’Isola dei Famosi. Ti aspettavi qualcosa di diverso da ciò che sei riuscito ad ottenere?
Si trattava di un periodo particolare, difficile, perché sei mesi prima della partenza avevo perso mio figlio. Ad ogni modo, ho deciso di partire, di portare il suo spirito, la sua essenza, con me, senza esitazione alcuna. La parte più bella è stata caratterizzata dalla riserva in cui vivevamo, in Honduras, che ci ha permesso di godere della natura, di tutto il bello possibile. Di certo ho avuto fame, ho perso quindici chili, ma sono stato felice di poter affrontare quella particolarissima esperienza.
Chi è Daniel McVicar oggi?
Non saprei dirlo (ride). Vivo la mia vita in serenità, nella normalità più assoluta, creando tutto il possibile tramite le opportunità che mi offre la vita. Mi piace cucinare, mangiare e sono, ancora oggi, curioso verso la vita, verso il futuro.
Come gestisci il rapporto con i social?
Mi piacciono molto i social. Sono stato tra i primi, nel 2006, a creare dei programmi quotidiani legati ai social. Non prediligo molto Twitter, ma adoro Instagram.
Puoi anticiparci qualcosa sul futuro artistico di Daniel McVicar?
Potrete trovarmi fuori scuola a prendere mio figlio, questo pomeriggio (ride). Scherzo, ovviamente. Prossimamente potrete vedermi in “Soldato sotto la luna” e in altri progetti futuri di cui ora non posso anticiparvi molto. Vorrei, al più presto, realizzare un canale youtube dedicato alla cucina. Per chi volesse essere aggiornato sul mio vissuto, potete seguirmi su instagram. Mi piace avere persone che mi seguono, che si informano sul mio lavoro.