Massimo Paolucci. Foto di Melissa Marchetti
Massimo Paolucci. Foto di Melissa Marchetti

Massimo Paolucci: fiero dei miei lavori al cinema

Massimo Paolucci ha appena terminato le riprese del suo ultimo soggetto cinematografico, Soldato sotto la luna, di cui ci parla in questa intervista. Paolucci sceglie i suoi attori con cura, visionando i loro lavori e parla con passione dei suoi soggetti cinematografici, a cui tiene molto. Ringraziamo il regista per questo incontro, per averci concesso del tempo.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Massimo Paolucci. Come procede il suo vissuto?

Procede bene, per fortuna! La giornata è triste, piove, ma l’umore è comunque buono.

Come ha avuto vita il suo amore per la regia?

Ho sempre nutrito un grande amore per la regia, per quelli che sono stati i grandi film di un tempo, i registi della mia gioventù. Ero più interessato a capire chi era a dirigere il tutto invece che badare soltanto ai protagonisti di un determinato lavoro cinematografico.

Di cosa parla il soggetto del suo nuovo film, “Soldato sotto la luna”?

Soldato sotto la luna è stato scritto da una mano importante, Lorenzo De Luca. Si tratta di un thriller psicologico che ci riporta a flashback passati, legati al nazismo, alla speranza, all’amore. Un film crudo che ha per protagonista una donna che cerca di riappropriarsi di un passato sia storico che legato a beni materiali.

In base a cosa sceglie i suoi attori?

Scelgo i miei attori in base a ciò che riescono a trasmettermi, visionando i loro lavori precedenti. Cerco, a mio modo, di immaginare una data persona in un ruolo specifico senza realizzare alcun provino. Penso sia offensivo richiedere un provino ad un attore di per sé già conosciuto. Se parliamo di Daniela Fazzolari, nello specifico, posso dirvi che ho avuto modo di conoscerla, televisivamente parlando, in ruoli freddi, determinati e trovo che sia bravissima.

Massimo Paolucci con Daniela Fazzolari sul set de Soldato sotto la luna
Massimo Paolucci con Daniela Fazzolari sul set de Soldato sotto la luna. Foto di Melissa Marchetti

Che esperienza hanno rappresentato per lei “Medium” e “Una preghiera per Giuda”?

Sono legatissimo a Medium, un soggetto che mi ha permesso di dare sfogo al mio essere, legato anche ad un cast ricco, costituito da attori come Tony Sperandeo. Porterò sempre nel mio cuore quel film! Una preghiera per Giuda, invece, mi ha dato modo di lavorare con attori importanti, con una trama di rilievo e inquadrature totalmente diverse. Tre esperienze bellissime, con l’aggiunta di Soldato sotto la luna.

Come pensa sia cambiato, oggi, il cinema in Italia?

È cambiato moltissimo! Un tempo si lavorava sulle capacità, sulle location, sugli esterni. Una volta i film respiravano, erano caratterizzati da forti idee, dall’utilizzo della pellicola che regalava profondità, colore. Oggi, purtroppo, siamo relegati al genere comedy, al piano d’ascolto. Non si parla di un brutto cinema, ma è di certo differente da ciò che era un tempo.

Sta pensando ad un nuovo soggetto?

Assolutamente si! Siamo in fase di preparazione. Stiamo lavorando ad un film in costume, che ricorda gli anni ’80, la crisi di Sigonella.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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