Anna Ammirati
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Anna Ammirati: “Mare fuori” un successo che tutti sognano!

Per i fan della serie “Mare fuori”, giunta alla sua terza stagione, l’attrice Anna Ammirati è Liz, personaggio amato dai molti.

Un ruolo che la gratifica molto, a cui è tanto legata, e di cui ci parla in questa nostra intervista, senza dimenticare le altre esperienze che ha vissuto, così come gli inizi all’Accademia di Teatro di Beatrice Bracco.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Anna Ammirati. Ti andrebbe di parlarci della tua Liz, personaggio tra i più amati del carcere minorile di Nisida, che abbiamo modo di vedere nuovamente in onda ne “Mare fuori”, su Rai2?

Liz è una donna sposata, borghese, che svolge questo lavoro per passione e vocazione, con una grande affezione per questi ragazzi. Una donna che porta il suo lavoro anche a casa proprio come se fosse una missione, un qualcosa di davvero fondamentale, tanto da ritrovarsi i ragazzi anche lì, sotto la sua finestra. Dalla terza puntata, in questa serie, decide di affrontare una scelta in piena solitudine, senza confrontarsi con nessuno, anche per via di un no detto ad un ragazzo, nella scorsa serie, per cui vive ancora oggi un grande senso di colpa. Resterà sola, tra l’altro, perché suo marito verrà trasferito a Roma e quindi si sentirà libera di compiere questa scelta senza dover temere nulla. Saranno poi gli spettatori a decretare se ciò che farà sarà sbagliato, apprezzato, o meno.

Come hai vissuto questa esperienza sul set di una serie così giovane ma già così importante e con un cast ben consolidato?

Il successo di “Mare fuori” lo sognano tutti! Abbiamo creato un rapporto bellissimo, tra noi attori, anche fuori dal set, cosa che ci ha permesso di girare scene molto complicate, grazie a questa bellissima complicità. Sono nate confidenze tra tutti noi, battute nate spontaneamente proprio per via del bel rapporto che c’è, così come si sono sviluppati consigli, dinanzi ad una pizza, tra noi attori più navigati e gli stessi ragazzi.

Ti andrebbe di parlarci di “Fluid”, il tuo podcast, e di “C’era una volta”, lavori a cui tieni molto e legati a vissuti forti, degni di nota?

“Fluid” nasce proprio dalla necessità di confrontarmi con i più giovani e dalla voglia di poter conoscere cosa sia il mondo del gender fluid, appunto. Ho voluto, dunque, parlarne con i più giovani per affrontare un percorso legato a chi stava vivendo tali sensazioni, cambiamenti, per potersi allontanare dal giudizio. Ho intervistato molti minorenni, per lo più, per conoscere la loro identità di genere, consapevole che sia un qualcosa di differente dell’identità sessuale. Gli otto episodi che compongono Fluid sono molto belli, caratterizzati anche da personalità importanti che parlano del loro punto di vista: Michele Bravi, Lorenzo Bernini (professore dell’università di Verona specializzato in gender fluid), Alessandro Zan e non solo.

Ad aprile potremo vederti ne “Le cure di bellezza della principessa Sissi”, produzione ad opera del Teatro Nazionale della Toscana. Cosa puoi dirci a riguardo e come ha preso vita questo progetto?

È il risultato di un lavoro già consolidato con La Pergola. Devo molto anche all’incontro con Roberto Cavuti, drammaturgo di questo spettacolo. Il profilo dell’imperatrice Sissi è molto distante da ciò che abbiamo potuto vedere nel film. Il suo rapporto con il corpo, l’anoressia, è insita nel vissuto del periodo, nel ruolo che si trovata a ricoprire, come nella morte del fratello e del figlio. Raccontiamo la sua solitudine, la solitudine di una grande imperatrice.

Chi è Anna fuori dal set e quali hobby persegue?

Sono una donna che ha vissuto, e vive ancora, per questo lavoro, inseguendo il grande ruolo, il grande film. Non sono ancora del tutto felice di ciò che ho raggiunto, perché speso ancora di poter concretizzare altro, ma sono anche una madre che ha cresciuto una figlia che studia storia dell’arte e sono molto fiera di lei. Adoro la musica elettronica e suono uno strumento che mi lega proprio a tale mondo.

È andata come avresti voluto, in ambito artistico, o c’è ancora altro che speri di poter presto concretizzare?

C’è ancora molto altro da realizzare, da portare in scena. Mi piacerebbe poter lavorare con registi importanti, sia a teatro che a cinema, e ti dirò, mi sento come all’inizio, nonostante siano vent’anni che lavoro.

C’è un ruolo a cui sei ancora oggi legata?

Ricordo con piacere i primissimi anni, quelli legati all’Accademia di Teatro di Beatrice Bracco. Ricordo i colleghi che erano con me, in quel periodo, e che oggi hanno un grande percorso alle spalle, Gabriele Mainetti che è diventato un bravo regista, Claudio Santamaria e molti altri. Ricordo gli sforzi nel mettere da parte soldi per realizzare shooting e quanto altro. Ricordi bellissimi, ancora nitidi nella mia mente.

Puoi anticiparci altro sul futuro artistico di Anna Ammirati?

Sto lavorando ad un testo politico, “Il silenzio dei comunisti”, un qualcosa di drammaturgico, da portare presto in scena.

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