Toni Servillo. Foto di Marco Caselli Nirmal
Toni Servillo. Foto di Marco Caselli Nirmal.

Toni Servillo legge Napoli al Trianon

Dopo il San Carlo, Toni Servillo sceglie il teatro del popolo di Forcella

Continua l’avventura di Toni Servillo per Napoli, che ha scelto il Trianon Viviani, il teatro pubblico di Forcella, per continuare il suo viaggio tra “i mille volti e le mille contraddizioni di Napoli”. Sul palcoscenico del teatro del popolo, diretto da Nino D’Angelo, proporrà “Toni Servillo legge Napoli” da venerdì 23 a domenica 25 febbraio.

Toni Servillo. Foto di Marco Caselli Nirmal
Toni Servillo. Foto di Marco Caselli Nirmal.

L’idea

Nel recente impegno al san Carlo con Eternapoli – l’opera di Fabio Vacchi su testo di Giuseppe Montesano – il protagonista del film premio Oscar La grande bellezza ha letto Napoli in una possibile dimensione paradossale che potrebbe vederla s/venduta come un parco tematico.

Ora, quasi a voler scongiurare ulteriormente questa prospettiva, nel teatro del popolo di Forcella Servillo intraprende un viaggio in questa «città dai mille volti e dalle mille contraddizioni nella quale da sempre convivono vitalità e disperazione, divisa fra l’estrema vitalità e lo smarrimento più profondo, una città di cui la lingua è il più antico segno, forgiato dal tempo e dalle contaminazioni».

Lo spettacolo

In questo spettacolo dedicato alla cultura partenopea, l’attore si immerge nella sostanza verbale di poeti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. Tra pulsioni e pratiche, carne e sangue, Servillo sostiene la necessità perentoria di non rinunciare a una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Accanto a poemetti ormai considerati fra i grandi classici del Novecento come Lassamme fa’ a Dio di Salvatore di Giacomo e Vincenzo De Pretore di Eduardo De Filippo, ci sono due liriche di Ferdinando Russo, ‘A Madonna d’‘e mandarine e ‘E sfogliatelle, nonché l’attualissima Fravecature di Raffaele Viviani.

Servillo dà poi voce alla sanguigna e veemente invettiva de ‘A sciaveca di Mimmo Borrelli e alla lingua contemporanea, colta e allusiva di Litoranea di Enzo Moscato, tagliente riflessione sulle contraddizioni e sul degrado di Napoli, che, nel 1991, costituiva il finale di Rasoi, spettacolo-manifesto di Teatri uniti. Composte per la circostanza sono ‘O vecchio sott’‘o ponte di Maurizio De Giovanni, a raccontare l’inumano dolore per la perdita di un figlio, e Sogno napoletano di Giuseppe Montesano, in cui, dichiarata la dimensione onirica, l’apocalisse lascia il passo a un salvifico, auspicato, risveglio delle coscienze. Entrambe si infrangono nella successiva sequenza, aspra e feroce, di Napule, crudo ritratto della città scritto da Mimmo Borrelli.

Le dichiarazioni

Toni Servillo spiega: “I testi che ho scelto fanno emergere una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo. Poeti e scrittori, testimoni della città nel passato e nel presente, offrono attraverso emblematici scritti il quadro sintetico di una realtà impietosa ai limiti del paradosso… Oltre la lingua il filo rosso che attraversa e unisce la serata è il rapporto speciale, caratteristico di tantissima letteratura napoletana, con la morte e con l’aldilà, il commercio intenso e frequente con le anime dei defunti, i santi del paradiso e Dio stesso“.

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