A tu per tu con Raffaella Camarda
Raffaella Camarda è un vero e proprio talento. Il teatro è da sempre il palcoscenico che la accoglie e le regala lo spazio che merita. Questa estate, l’ha resa una delle protagoniste dello spettacolo teatrale Non mi hai più detto ti amo. La commedia di Gabriele Pignotta, ha come protagonisti Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia.
Una grande prova per Raffaella, che si è così trovata a recitare accanto alla Cuccarini. Una prova in cui Raffaella ne esce assolutamente all’altezza. Parla tre lingue: lo spagnolo, l’inglese e il francese. Si è laureata in Giurisprudenza e ha alle spalle tanti spettacoli teatrali. Un curriculum d’eccezione per una giovane donna che nella vita vuole recitare. Una giovane donna che sa cosa cogliere, cosa imparare e come usare il talento.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Raffaella Camarda. Sei a teatro con lo spettacolo Non mi hai più detto ti amo con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia. Presentamelo e presentami il tuo personaggio…
Non mi hai più detto ti amo è una commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta. Una pièce teatrale unica nel suo genere che pone il focus sulle sfide che la famiglia moderna, complici le trasformazioni sociali e culturali in atto, spesso si trova a dover affrontare. La famiglia De Angelis, di fatti, è costretta a uscire dalla propria “comfort zone” scandita da abitudini quotidiane ormai cristallizzate e a confrontarsi con un cambiamento improvviso e affatto piacevole. Di fronte a questi eventi sarà necessario che ogni membro della famiglia attinga a risorse interne per analizzare il ruolo che riveste all’interno della stessa al fine di riscoprirsi cambiati ma più forti.
Il mio personaggio, Tiziana, è una figlia in piena crisi esistenziale. Non sa che fare della sua vita, si trascina passiva e svogliata alla ricerca di una sua identità. Gli eventi che toccheranno la famiglia porteranno anche lei a dover attuare un cambiamento profondo che le consentirà di trovare un nuovo dialogo non solo all’interno del nucleo familiare ma anche con se stessa.
Una commedia che fa riflettere, che sottolinea la funzione catartica del teatro attraverso la quale ogni spettatore può riconoscersi. Una commedia che riesce ad attivare ogni tipo di emozione, capace di far ridere accusando dolori addominali e qualche minuto dopo mettere in condizione di dover chiedere un fazzoletto al vicino per asciugarsi le lacrime.
Il tuo personaggio ti assomiglia? In cosa credi di essere diversa?
Diciamo che ci siamo scambiate un po’ di qualità. Io ho prestato a lei le cose che ci accomunavano e mi sono lasciata guidare laddove eravamo diverse. Ho messo a suo servizio il mio rimboccarmi le maniche all’occorrenza, mettendo da parte le fragilità personali per cercare di risollevare chi mi circonda e Tiziana mi ha insegnato che i ruoli in cui ci poniamo molto spesso possono essere sovvertiti e portare a equilibri migliori di quelli precedenti.
Reciti accanto a Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia. Che effetto fa recitare accanto ad artisti del genere?
Lo ammetto: è davvero emozionante. Recitare accanto a Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia è una grandissima opportunità di crescita professionale. Sono due artisti che si portano dietro molta esperienza e carisma che mettono a disposizione degli altri con grande generosità. Trasmettono in ogni momento la loro immensa passione per questo mestiere e lo fanno con una semplicità straordinaria. Sono due ottimi modelli da seguire sia a livello professionale che umano.
C’è un consiglio che ti ha dato Lorella Cuccarini e che Raffaella Camarda porta con se?
Lorella Cuccarini è una fonte inesauribile di consigli e insegnamenti. Dovendo sceglierne uno lo riassumerei nella formula “lavorare con positività” che potrei spiegare così: lavorare e provare in modo meticoloso è l’unica strada per far sì che si raggiunga un grande risultato. E questo lo si ottiene essendo sempre positivi e propositivi, ed essendo consapevoli che c’è sempre una soluzione per ogni problema.
Come si è preparata Raffaella Camarda per questo progetto?
Ho preparato questo ruolo insieme al mio actor coach Daniele Monterosi con il quale abbiamo indagato i reali bisogni del personaggio costruendo un percorso interiore e un’evoluzione da seguire durante tutto l’arco scenico e che mi ha portato, lavorando sodo e affidandomi al suo metodo di lavoro, a dare spessore e vita a Tiziana. Questo è stato possibile leggendo molte volte la sceneggiatura e cercando ogni volta qualche elemento in più che desse corpo a ciò che è stato il risultato finale.
Questo lavoro mi ha portato ad analizzare non solo il mio personaggio ma anche gli altri e l’interazione tra essi. Ho dato parti di me al personaggio e preso in prestito dallo stesso parti mancanti. Sono, inoltre, fin da subito rimasta costantemente in ascolto delle sfumature che il regista, Gabriele Pignotta, voleva rendere fino ad arrivare alla messa a punto finale di quella che ora è Tiziana. Un lavoro di cesellatura molto specifico e, a mio avviso, la parte più bella di questo lavoro.
Quanto è importante recitare a teatro per una giovane artista come te?
Direi semplicemente fondamentale. Fondamentale perché tutte le proprie emozioni, i propri traumi e il background personale possono essere utilizzati per comunicare al pubblico che si rivede in quei personaggi che ci sono molte alternative di vivere la vita e di affrontare le più disparate situazioni. Per dirla con le parole di Meryl Streep “Prendi il tuo cuore spezzato e rendilo arte”. Questo dà speranza, rende tutto possibile e colora la vita di gioia. Il teatro è uno scambio continuo che alimenta tutte le parti che ne sono coinvolte.
C’è un ruolo che ti piacerebbe ottenere in futuro?
Diciamo che con le caratteristiche del mio viso tendo sempre a ottenere un certo tipo di ruoli. Tuttavia mi piacerebbe molto interpretare il ruolo di una criminale che camuffa questa sua natura proprio dietro quel visetto pulito. Mi piacerebbe interpretare un ruolo caratterizzato da un’instabilità emotiva trasformata in rabbia, un personaggio che si trovi a dover affrontare un grande sfida fisica e psicologica per raggiungere il proprio obiettivo.
E un regista con cui vorresti lavorare?
Mi piacerebbe essere diretta da Xavier Dolan. Fin dai suoi primi cortometraggi mi ha sempre affascinato il suo modo innovativo di lavorare sia sul testo che sulla creazione dei personaggi nonché il suo costante portare l’attenzione su temi che indagano i percorsi relazionali tra gli esseri umani. Il suo modo di rendere i silenzi colmi di parole.
Raffaella, come alimenti la tua formazione?
Non ci sono molti segreti: il lavoro e lo studio sono gli unici due che conosco. Bisogna costantemente rinnovare i propri strumenti e non smettere mai di essere curiosi. In questo momento artistico e specifico della mia vita studio in ESTAD con Daniele Monterosi, seguo Bernard Hiller e mi affido ai preziosi insegnamenti di Patrizia De Santis la prima acting coach in Italia della “Tecnica Chubbuck” con la quale studio presso l’HT Studio De Santis.
Una tecnica rivoluzionaria che ti spinge oltre i tuoi limiti e che ti permette di interpretare in modo straordinario ogni personaggio, perché finalmente il dolore non viene visto più come un ostacolo o un mero Sturm und Drang ma come una risorsa da trasformare in qualcosa che dia speranza. E tutto ciò condito dal binomio di grande professionalità e umanità che Patrizia De Santis mette costantemente a disposizione degli attori con grande amore e passione permettendogli di crescere parallelamente nella vita professionale quanto in quella personale.
Chi è Raffaella Camarda? Come ti descriveresti.
Si dice che debbano essere gli altri a farlo ma sono contraddittoria, si sa: mi piace ridere e trovare sempre il lato positivo in ogni cosa, amo la vita e cerco di non sprecarne nemmeno un pezzettino, credo che l’amore sia il motore di ogni cosa, sono molto perfezionista ma a volte ritardataria. Sogno sempre a occhi aperti. Mi annoia lo shopping ma non mi stanco mai di mangiare. Testarda ma sempre aperta al confronto.
La felicità per Raffaella Camarda è…
Fare cose semplici con le persone che amo. Dipingere in compagnia di me stessa. Raggiungere la felicità e non aver paura di perderla. Mantenerla. Questa è la felicità, per me.
Quanto conta avere talento nella vita?
Il talento da solo non basta. Credo che ci siano altri elementi altrettanto importanti quali la determinazione, la perseveranza, l’umiltà e l’onestà verso se stessi e verso gli altri. Il talento unito a questi ingredienti, allora sì, fa la differenza.
Progetti futuri?
Mi aspetta quest’anno di tournée con la commedia “Non mi hai più detto ti amo” e con altri impegni teatrali. Come progetti personali, invece, c’è sicuramente l’idea, oltre al teatro (di cui non posso farne a meno) di spostarmi anche verso cinema e TV.