Nell’antro del Mito al Tunnel borbonico

Nelle grotte di tufo giallo del Tunnel Borbonico si accendono i riflettori per la prima di un nuovo spettacolo: entrata in vico del Grottone n°4, seconda traversa a sinistra salendo da piazza del Plebiscito via Gennaro Serra – andrà in scena il mito greco “Nell’antro del mitoEterni racconti di Eros e Thanatos”, un originale lavoro proposto dall’entourage di professionisti napoletani Livia Bertè, Stefano Ferraro e Valerio Gargiulo.

Un viaggio in un mondo remoto ma eternamente infinito: l’immortalità del Mito, con il suo illimitato patrimonio di simboli, immagini e personaggi emblematici, si materializza come per magia sul palcoscenico del Tunnel Borbonico voluto da Ferdinando II nel 1853. L’immortalità della storia, invece, diviene testimonianza di un tempo arcaico in cui la Natura era Tempio del Divino ed ogni sua manifestazione era simbolo. Racconti antichi, enigmatici e senza epoche. “Nell’antro del Mito – Eterni racconti di Eros e Thanathos” vuole trasportare gli spettatori in un percorso misto di classicismo, letteratura e musica, attraverso l’interpretazione di tre protagonisti, Livia Bertè, Stefano Ferraro e Valerio Gargiulo, che daranno voce e anima al racconto greco, reso ulteriormente affascinante dal set cavernoso della “Napoli di sotto”.

Più di duemila anni fa, alla luce fioca delle stelle o di un falò, una voce raccontava di come Orfeo discese nell’Ade per salvare il proprio Amore, di come l’Arte trionfasse sulla malia del tempo. Voci  di un Mostro che abitava in una prigione, senza porte e sbarre, mentre un Eroe arrischiava a porre fine alle sue pene. Si rievocava di un bellissimo ragazzo che amava solo se stesso e di una ninfa che divenne solo Eco dei suoi passi. Storie eterne. Storie di uomini, sempre medesimi, senzakronos.

Intervalli musicali catapulteranno gli spettatori in un mondo altro, lontano dai nostri giorni, come se anche soltanto un breve momento si potesse restare sospesi altrove rispetto alla quotidianità del nostro tempo e alla frenetica “Napoli di sopra”. Il Tunnel Borbonico si presenta come chiave scenografica dell’opera proprio per la sua semplice bellezza: commissionato ad uso di viadotto militare sotterraneo di metà Ottocento all’architetto Enrico Alvino, si interseca all’impianto preesistente di cisterne cinque-seicentesche, per essere adoperato dai cittadini come ricovero bellico  durante la II Guerra Mondiale e, infine, come deposito giudiziale. Riportato alla luce e aperto al pubblico dai geologi Gianluca Minin ed Enzo de Luzio, il Tunnel è uno spazio perfettocon il suo dedalo di cunicoli ed ampie cisterne sotterranee che riescono ad accendere l’immaginazione in un tempo antico, lontano dalla realtà.

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