Artista da molti conosciuto, Beppe Carletti, è da sempre leader e fondatore del gruppo dei Nomadi. “Sarà per sempre” è il suo singolare album, pubblicato di recente, caratterizzato da pezzi da lui realizzati misti ad importanti colonne sonore.
Carletti, felice di presentare questo nuovo lavoro, ci parla anche del suo caro amico Augusto, indimenticato, e di Dante, che scomparì giovanissimo. Un vero e proprio viaggio nel suo percorso artistico e in quello dei Nomadi, in auge ancora oggi, e in quell’amore che lo spinge sempre più verso questa professione.
Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Beppe Carletti. Come stai?
Bene!! Abbiamo ricominciato con i concerti, vi è molto afflusso e, di conseguenza, non posso che essere contento. Noi, di certo, non siamo i Vasco Rossi della situazione ma, nel nostro piccolo, andiamo avanti bene, oltre ogni previsione. Le persone hanno voglia di cantare, divertirsi e stare insieme, e siamo contenti che ciò accada.
“Sarà per sempre” è il tuo nuovo, singolare, cd di composizioni strumentali. Come ha preso vita questo nuovo lavoro discografico?
Ho realizzato delle canzoni per due cortometraggi e, di punto in bianco, mi sono ritrovato con altri pezzi a disposizione. Ho pensato, dunque, di imprimere questi lavori su di un cd, ben felice di farlo. Sto raccogliendo molte soddisfazioni, stimoli nuovi, e ne sono davvero appagato.
Il cd è stato realizzato durante il lockdown. E, a proposito di lockdown, come hai affrontato quel particolare periodo?
Sono stato rinchiuso non so quante ore nella mia sala di registrazione, insieme al mio fonico. emozioni forti, davvero gradevoli, legate a questo progetto. Ti dirò, tra l’altro, che non avrei mai pensato di poter vivere un momento del genere e, come me, tante altre persone. Consiglio a tutti, oggi, di poter vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, costruendo e senza far mai del male a nessuno. Siamo nel 2022 e, ciò che più mi spaventa, è la paura di arretrare invece che di andare avanti.
Quanta emozione c’è nel presentare un progetto da solista?
L’emozione è di certo tanta, sicuramente. Talvolta sembra che nel cassetto non ci siano più sogni da realizzare e invece si, ne avevo ancora uno. Non sono un concertista ma, allo stesso tempo, sono stato felice di riuscire a dare musica a ciò che avevo nel cuore, emozionando le persone, senza utilizzare le parole. Essere ascoltato dal pubblico e da voi giornalisti è una gran bella soddisfazione, per me. Quando avrò modo di poter realizzare altro, che siano colonne sonore o chissà cosa, dirò sempre di si.
Beppe Carletti leader e fondatore dei Nomadi. Cosa puoi anticiparci sul futuro di questo storico gruppo?
Il prossimo anno compiremo sessant’anni. Si fa presto a dirlo ma attraversarli tutti, di certo, non è una passeggiata. Ventiquattro persone, sei attuali e diciotto precedenti, che a loro modo hanno contribuito al successo di questo gruppo. Nessuno ci ha lasciato senza dare nulla. Io ed Augusto siamo partiti nel sessantatrè, attraversando l’Italia intera, continuando senza di lui, insieme ad altri amici. Abbiamo cercato di non bruciare quelli che sono stati i primi trent’anni di successo, dando sempre più valore a quel precedente successo. La nostra forza risiede nelle nostre canzoni, nel raccontare la vita, ciò che accade, dandole particolarità, unendoci alla forza della gente. Non abbiamo mai avuto problemi nello stare con loro, nel fare foto o autografi. La nostra forza risiede anche in questo, nell’essere semplici e nell’amare la musica. Parlare di mestiere, ti dirò, mi sa di brutta parola, mi crea fastidio. Parliamo di professione, allora, ma di una professione svolta con amore, con reale e forte passione.
Ti andrebbe di fornirci un tuo personale ricordo di Augusto e Dante, storici componenti dei Nomadi?
Ho vissuto trent’anni della mia vita insieme ad Augusto. Ho di lui dei bellissimi ricordi. Siamo stati dei compagni di vita che non hanno mai litigato, mai. Capita spesso che i cantanti litighino tra loro e invece no, a noi non è mai successo. Ho avuto modo di condividere questi anni di vita nomade con lui in completa armonia e, credetemi, ripeterei ogni cosa vissuta con lui perché non è facile trovare un totale accordo. Dante, invece, era il nostro bimbo. Era giovanissimo, carico, con tanta voglia di fare. L’intuizione di averlo nel gruppo fu forte, significativa, e così lo presentai ad Augusto. Un percorso bellissimo quello vissuto anche con lui che, insieme ad Augusto, si rotolavano sul palco. Cose irripetibili che, ancora oggi, vivono nel mio cuore. Irripetibili perché a cambiare sono le persone e non i tempi o, almeno, questa è la mia considerazione.
Tra i tanti argomenti trattati nelle vostre canzoni, ce n’è uno a cui Beppe Carletti e voi tutti siete particolarmente legati?
Abbiamo trattato tanti argomenti importanti, passando anche a cantare di vita, di personaggi. Cerchiamo, però, di portare sempre speranza nelle nostre canzoni, cosa a cui teniamo molto.
Da qualche tempo siete nuovamente in tour, come accennavi prima. Quanti consensi state raccogliendo da parte del pubblico che, a suo modo, non vedeva l’ora di ritrovarvi?
I consensi sono grandi, anche inaspettati, se vogliamo. Abbiamo ripreso a marzo, accumulando svariati sold out, rendendoci conto di quanto sia mancata la musica e, allo stesso tempo, anche noi. Siamo sempre contenti di poter ritrovare il nostro pubblico e, per fortuna, continua alla grande. Mi piace vedere le persone in viso, nei teatri o all’aperto, cogliendo quelle che sono le loro emozioni, le voci che, all’unisono, si uniscono alle nostre.