Myriam Lattanzio. Foto di Giancarlo Cantone
Myriam Lattanzio. Foto di Giancarlo Cantone

Myriam Lattanzio, la passione diventa musica

A tu per tu con Myriam Lattanzio

Oggi siamo in compagnia della bravissima Myriam Lattanzio cantante e cantautrice partenopea reduce dai successi di “Femmene” uno spettacolo teatrale davvero suggestivo interpretato dalla grande Nunzia Schiano la cui recitazione è alternata, per l’appunto, dalla voce possente ed incantevole di Myriam Lattanzio.

Myriam Lattanzio. Foto di Giancarlo Cantone
Myriam Lattanzio. Foto di Giancarlo Cantone

Myriam ci parli di questa esperienza di “Femmene”, si aspettava un così grande successo?

Sinceramente, no. Oggi gli spettacoli hanno breve vita. Il nostro gira dal 2014 e continuano a chiedercelo ottenendo sempre un successo di pubblico e critica. È difficile vedere i teatri pieni: a noi capita che, oltre al passaparola che spinge chi non l’ha visto a venire, persone che l’hanno visto tornino a rivederlo accompagnando gli amici. Abbiamo saputo anche di liste di attesa. Domenica saremo a Roma all’interno dell’Estate Romana. Vedremo cosa succederà aldilà del Garigliano.

Partiamo dalle sue origine artistiche, quando ha compreso che la musica era la sua grande passione?  

Ho sempre avuto la passione del teatro e della musica. Durante il periodo scolastico riuscii a mettere in scena due spettacoli insieme alle mie compagne di classe. Ho dovuto lottare con i miei perché sognavano per me un posto sicuro (provenendo da una famiglia bene napoletana, era impensabile che potessi fare una scelta di vita così zingaresca). Poi, bisogna dire che, a differenza di oggi, i genitori ci ostacolavano con tutte le forze e i ricatti che potevano avere e inventarsi. Oggi invece sono i genitori che spingono i figli o le figlie sotto i riflettori anche se privi di talento.

Cosa prova quando canta e cosa sente di trasmettere?

Cantare è un fatto intimo. Spesso mi lascio andare all’ascolto della mia voce e mi piace giocarci passando da un registro grave ad uno più acuto. Però poi mi lascio andare e la lascio andare. La voce è forse lo strumento più bello che esista. Il mio è un cantare “di pancia”, un “pugno nello stomaco” (come mi dicono spesso). Un critico scrisse: “La sua voce a volte pare incespicarsi nella carta a vetro, come per un bisogno fisiologico di esprimere una sana rabbia che, come tutte le donne del sud, ha accumulato nel corso del tempo. Poi ritorna a camminare sulle strade della dolcezza, di una dolcezza intrisa di saudade e di mediterranea malinconia.” Oggi, in giro, sento molta tecnica ma poca anima.

Tra le sue esperienze professionali, quale ricorda con maggior soddisfazione?  

Per fortuna, la mia vita artistica è costellata di bei momenti. Recanati, il festival di Biella, le canzoni scritte per altri colleghi e colleghe e per gli spettacoli teatrali tra i quali vorrei citare “Mercanti di anime e di usura” di Pasquale Ferro per la regia di Enzo Borrelli, un altro spettacolo che riscuote grande successo nei teatri in cui viene rappresentato.

Myriam lei insieme a Marco Francini ha realizzato il brano “Vulesse” dedicato ai bambini del mondo, quanto ritiene importanti i messaggi che gli artisti, la musica possono inoltrare come mezzo per sensibilizzare?  

Io credo molto nella forza della musica. Nel 2010, ai mondiali di calcio in Sudafrica, la famosa Waka-Waka non fu soltanto un inno ma lanciò un messaggio di speranza e, almeno per un mese, il mondo intero conobbe il Sudafrica e i suoi problemi. Le mie canzoni hanno uno sfondo sociale molto forte. Il problema è che oggi la musica si è ridotta ad un consumo stagionale: ci sono canzoni per l’inverno, per Sanremo, le hit dell’estate. Le major pensano solo ai profitti.

Cose interessanti si ascoltano da etichette indipendenti ma non hanno la forza economica di acquistare spazi radiofonici pertanto, alla radio si ascolta sempre “la stessa musica”. A proposito di “Vulesse”: il regista Ferdinando Maddaloni la scelse come colonna sonora per il suo documentario “Non cercare la logica dove non l’hai messa” vincitore di molti premi.

Un sentimento che reputa letale per l’umanità?  

L’egoismo.

Un artista con il quale o con la quale amerebbe poter duettare?  

Amo molto Elena Ledda, una bravissima cantante sarda. E vorrei registrare una canzone siciliana che adoro con Carmen Consoli.

Lei è anche vincitrice del Premio Recanati- Nuove Tendenze della Musica di Autore che le permise di incidere anche il suo primo disco…ma quanto servono i riconoscimenti nel mondo dello spettacolo?

Se non hai alle spalle un entourage forte, poco. Un artista dovrebbe solo comporre e cantare e invece oggi, devi essere imprenditore di te stesso e questo ti porta a scendere a compromessi con te perché tra il voler scrivere e cantare quello che senti e quello che invece vogliono gli altri, alla fine si sceglie il secondo. Anche perché vivere con la musica, il teatro, con l’arte in genere in Italia, è impossibile se non sei un nome.

Di cosa è particolarmente fiera?

Di non aver mai accettato compromessi. Non avrò fatto la carriera che avrei voluto, ma è comunque piena di soddisfazioni e riconoscimenti. E soprattutto, come dicevo prima, nessuno mi toglierà o mi obbligherà a scrivere o cantare una cosa che non sento. Stevie Wonder una volta disse: “Quando nasci con il dono della musica, non puoi sprecarlo nella fretta. Devi lasciare che maturi dentro di te”.

Ultimamente ha qualche progetto in cantiere?  

Sto scrivendo canzoni per diversi spettacoli teatrali e ultimando un progetto musicale con il bravissimo duo PMS formato da Martina Mollo e Caterina Bianco.

Un saluto ai lettori

Un grazie di cuore a Myriam Lattanzio, è sempre un piacere ascoltare persone preparate, cariche di passione e di motivazioni.

 

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