Marco Ligabue
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Marco Ligabue: non abbassate il volume dei sogni

Un nuovo singolo per Marco Ligabue, “Anima in fiamme”, una dedica ‘d’amore’ all’amata squadra del Torino.

Un video accompagna il tutto, realizzato proprio nella città che ospita la squadra, segno di forte attaccamento, per un artista che ha la musica nel sangue.. ed un volume sempre più alto sull’onda delle passioni più vere.

Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo, Marco Ligabue. Come stai?

Bene bene, grazie!

Parliamo subito del tuo ultimo singolo, “Anima in fiamme”, una dedica al tuo amato Torino. Cosa puoi dirci a riguardo?

Riflettevo sul mondo di oggi, su quanto sia sempre più cupo, apatico, sulle difficoltà che ci circondano come guerre, pandemie, e questo sembra un po’ abbassare il volume dei nostri sogni e passioni. Sono dell’idea che questo tempo non debba spegnerle le passioni, la fiamma va tenuta bella alta.. lo stesso vale per il mio amato Toro, per la fiamma che vive nei suoi riguardi da molti anni.

Da sempre vivi di musica e, a tal proposito, come si è sviluppata questa forte passione?

Tutto nasce dai nostri genitori. Mamma e papà fondarono una delle prime balere dalle nostre parti, intorno agli anni settanta, ed io e Luciano siamo cresciuti lì. Ero piccolissimo ma Luciano ha dieci anni in più.. Qualche anno dopo, durante la settimana, cominciarono alcuni concerti dal vivo e questo aspetto, il palco, ci ha sempre accompagnato, affascinato. La scintilla vera, poi, si è sviluppata grazie alle tante chitarre presenti in casa.. Ne ho preso una e non mi sono mai fermato!

Quali pezzi sono ancora oggi nel tuo cuore tra quelli da te realizzati, Marco?

Ho tre percorsi musicali da ricordare. Ho avuto due band, prima di essere un solista, con una canzone che ho amato molto, “Rocker emiliano”. Per altri dieci anni ho poi avuto un’altra band in cui ho scritto “Sei quella per me”, e con questo pezzo siamo arrivati anche al Festivalbar. Bei ricordi! Per quanto riguarda, invece, il mio personale, adoro “Ogni piccola pazzia”, che mi ricorda anche il fatto di essermi cimentato in una carriera da cantautore a quarant’anni. Senza dimenticare che le pazzie sono il sale della vita e ci portano a vivere sempre più intensamente.

Posso chiederti quale esperienza, ancora oggi, manca a questo tuo percorso?

Con la musica ne ho vissute davvero tante. Son partito prima da addetto ai lavori, con Luciano, vendendogli le magliette, creando il fans club, per poi viverla da musicista, da cantautore. Il sogno che ancora ho è quello di cantare le mie canzoni nel posto più bello del mondo, l’Arena di Verona.

Vorrei chiederti di “Salutami tuo fratello”, edito da Pendragon, un libro di per sé già esaurito. Banale chiederti come abbia perso forma?

Il libro è nato durante il Covid-19, un periodo di fermo forzato, in cui ho sentito la voglia di scrivere qualcosa mettendoci dentro cose che mi stavano davvero a cuore. Ho deciso poi di intitolarlo con una frase che mi ripetevano tutti, specie qui in paese, “Salutami tuo fratello”, visto il successo di Luciano Ligabue. Un lavoro che ha riscosso molto successo e che mi ha permesso di mettermi alla prova con un nuovo modo di comunicare, ampliando tutti i concetti possibili.

Marco, c’è qualche rimpianto?

Non credo! In Italia le persone vogliono conoscerti in un modo e ritrovarti sempre nella stessa maniera, per come ti ha etichettato. A me accade diversamente, ho sentito forte il bisogno di seguire la scintilla che avevo dentro e devo dire che di rimpianti non ne ho.

Dieci anni di carriera, recentemente, che bilancio ne fai?

Dal punto di vista live oltre qualsiasi aspettativa, direi! Ho fatto quasi ottocento spettacoli tra band, situazioni acustiche, cose che sono un’enormità. Sono parte della vecchia scuola, dell’idea che conoscere un artista dal vivo sia tanta cosa. Dal punto di vista discografico mi aspettavo di più ma ci sarà sempre modo..

In ultima battuta, cosa puoi anticiparci?

Quest’anno voglio ripartire dalla musica, mettendola al centro di ogni cosa. Ho scritto tante canzoni e a fine anno ci sarà anche una sorpresa che le comprenderà tutte.

Marco Ligabue per quanto riguarda i live?

Ripartiremo da aprile, con un calendario ben fornito, già con il 13 dalla Sardegna, cercando di fare una lunga cavalcata toccando buona parte dell’Italia..

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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