Moda ecosostenibile

Moda oggi e sostenibilità

Oggi la moda è talento, follia, bellezza, genio, fantasia ma purtroppo… anche inquinamento.

Quando la moda diventa un problema ambientale Le Nazioni Unite hanno stilato una lista di 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” da centrare entro il 2030. Sono traguardi da tagliare in tutti i settori produttivi, ma raggiungerli nel settore della moda, che da solo vale a livello globale 2,5 migliaia di miliardi di dollari e potrebbe innescare un effetto domino con ripercussioni enormemente positive sullo stato di salute dell’ambiente.

Moda ecosostenibile

Si accendono le luci sul grande palcoscenico di Milano Fashion Week e White, edizione 2019, di quella che è la capitale della moda Donna, fiera internazionale dell’abbigliamento femminile che porta tante novità focalizzando sulla ricerca e sostenibilità delle produzioni delle aziende della moda, tra passione per l’outdoor e attitudine fashion.

Ricerca e sostenibilità che rappresentano un atto di accusa riferito all’industria della moda, verso la cosiddetta moda facile e veloce, capace di produrre fino a 52 micro stagioni in un anno, ma che evidenzia come, in un’ottica di marketing, la sostenibilità ambientale e sociale può realmente diventare una grande opportunità per l’intera industria: è solo comunicando al mercato questa ecologia di filiera, infatti, che il consumatore finale può comprendere, e in ultima fase premiare, il valore dell’intero processo produttivo.

Come afferma la giovane stilista Indra Kaffemanaite, che spiega che il mondo della moda si sta muovendo molto verso il riciclo osservando che il consumatore finale è molto attento all’acquisto, una osservazione seguita con attenzione dai buyer che sono mobilitati a sostenere l’unione della grande creatività della moda alla sostenibilità. La giovane stilista ci spiega: La moda è realmente tossica, i vestiti in circolazione sono secondi solo al petrolio quanto a inquinamento, non a caso gli oceani si sono trasformati in isole di plastica che finiscono per uccidere tutto l’ecosistema.

Oltre alla plastica non dimentichiamo l’inquinamento chimico prodotto dalle fabbriche, quello dei pesticidi nei campi di cotone, lo spreco di acqua ed energia che impattano sul riscaldamento globale. E poi le fibre…..il poliestere emette più CO2 del cotone e si smaltisce con difficoltà, le fibre sintetiche, come il nylon, l’elastan e il poliestere hanno gli effetti peggiori sull’ambiente, in quanto materiali plastici, derivano dal petrolio, la viscosa, molto comune perché dà un effetto simile alla seta ma a prezzi decisamente più bassi, viene ricavata dalla cellulosa, e il suo processo produttivo è altamente inquinante.

Ormai sulle etichette dei Brand più importanti vengono infatti menzionate le provenienze dei materiali e le loro lavorazioni, segnalando che il mondo del tessile sta cambiando, non con la velocità necessaria, ma lentamente sta cambiando, è urgente investire nelle nuove tecnologie e nella stampa digitale per i tessuti. le grandi aziende multinazionali come HM, Nike, CA, sono state le prime ad adeguarsi al mercato e lavorano con tessuti riciclati e con materiali organici, come il cotone organico, non dimenticando che il settore della moda è il secondo al mondo per inquinamento.

Su Cristina Vannuzzi Landini

Nata a Firenze e residente a Firenze e New York é esperta in comunicazione, ufficio stampa e merchandising.

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