L’abbiamo appena vista nella fiction di Canale5 “Dottoressa Giò”, dove ha interpretato una donna malata di endometriosi. Ma Barbara Bonanni è già concentrata sulla stesura di una sceneggiatura armi autobiografica da cui le piacerebbe venisse tratto un film. La Gazzetta dello Spettacolo l’ha incontrata.
![Barbara Bonanni](https://www.lagazzettadellospettacolo.it/wp-content/uploads/2019/01/Barbara-Bonanni.jpg)
Barbara, com’è andata sul set di Dotteressa Giò?
È andata molto bene, c’era un bel clima sorridente, poche tensioni e quindi meno stressante e più produttivo.
Similitudini e differenze con il tuo personaggio?
Similitudini per quanto riguarda il mio personaggio… beh io cerco sempre di metterci un po’ di Barbara in tutti i personaggi; il ruolo che interpretavo, Fulvia Accorsi, era quello di una donna malata di endometriosi, una malattia cronica e invalidante, quindi dal quel punto di vista nessuna similitudine per fortuna. Mentre per la semplicità e l’autenticità ho riscontrato corde comuni.
Barbara d’Urso, vista da vicino, com’è?
Intendi dire senza tutte quelle luci sparate?! È una bella donna senza dubbio in splendida forma. Io ho avuto modo di scherzare con lei e l’ho trovata molto divertente. Ho apprezzato il fatto che è rimasta in scena per darmi le battute, anche se lei aveva finito la sua inquadratura, sai molte attrici super famose non lo fanno. A me è capitato con lei e quando ho girato il “Siero della vanità” con Margherita Buy. Lo considero un’alta forma di rispetto e professionalità.
Generalmente, cosa ti spinge ad accettare una parte?
Raramente mi è capitato di dire di no, visti i tempi poi, ma è successo. Per accettare una parte, mi deve piacere il progetto, poi è chiaro che il personaggio lo si rende tridimensionale mettendoci del tuo. Ma generalmente sono un insieme di cose. Ho accettato lavori anche low budget perché credevo fortemente in quel progetto.
![Barbara Bonanni](https://www.lagazzettadellospettacolo.it/wp-content/uploads/2019/01/Barbara-Bonanni-2.jpg)
Il complimento più bello, sul fronte lavorativo, finora ricevuto?
Mi lusinga molto quando mi dicono che sono un’attrice naturale e non impostata. Quando, come è successo ora, la produzione dice alla mia agente che si sono trovati tutti molto bene a lavorare con me, che sono professionale e le fanno i complimenti. Beh sono soddisfazioni.
Quanto è difficile, in Italia, lavorare come attrice nel mondo dello spettacolo?
Purtroppo è super difficile, ma non impossibile. C’è poca meritocrazia, ma non solo nell’ambito spettacolo. Io non sono figlia d’arte e ho scelto un percorso più lungo senza raccomandazioni, ma per me più appagante. Poi sono diventata mamma a 27anni e questo diciamo che ha rallentato un po’ tutto perché ho voluto dedicarmi a mio figlio. Ma qui dovrei aprire un altro capitolo sulla maternità in Italia e andrei per le lunghe.
Oltre alla recitazione, quali altri settori dello spettacolo ti incuriosiscono?
Ho sempre conservato la passione per la pittura e la scrittura, infatti ho editato anche un libro, sempre durante la mia gravidanza e per non stare ferma. Sto scrivendo una sceneggiatura semi auto biografica, mi piacerebbe realizzare un film, magari come regista perché no?!
Da mamma, come riesci a conciliare vita privata e lavoro?
Sono multitasking, del resto le donne riescono a fare più cose insieme e questo non lo dico io eh. Epoi santi nonni: se non ci fossero loro che mondo sarebbe?
Hai mai pensato di proseguire la tua carriera all’estero?
Sì certo, sarebbe una bella sfida, mi piacerebbe molto lavorare a livello internazionale… Da quando, poi, mio figlio mi ripete che gli piacerebbe vivere a Los Angeles, io e il mio compagno ci stiamo pensando… Anche se, detto tra noi, la vicina Francia, sarebbe un’ottima alternativa per me. Il coraggio non ci manca: staremo a vedere cosa succede!