Chiara Ferragni e l'etichetta incriminata del pandoro Balocco
Chiara Ferragni e l'etichetta incriminata del pandoro Balocco

Pandoro-gate, la difesa di Ferragni non regge

Il caso del pandoro Chiara Ferragni, sanzionato dall’Antitrust per pubblicità ingannevole, continua a far discutere.

I sostenitori dell’influencer si appellano alla sua “buona fede” e sottolineano che il cartiglio presente sul pandoro non indicava in modo esplicito che una parte del ricavato sarebbe stata devoluta in beneficenza.

Tuttavia, un’analisi più approfondita della vicenda mostra che la difesa di Ferragni è tutt’altro che convincente. Innanzitutto, il cartiglio non era l’unico elemento che contribuiva a creare l’impressione che l’acquisto del pandoro fosse un modo per sostenere l’ospedale Regina Margherita di Torino.

In secondo luogo, la stessa Ferragni ha ammesso che l’operazione era di natura commerciale e che si era fatta pagare un milione di euro per prestare il suo marchio. In questo contesto, è difficile credere che un consumatore medio non abbia pensato che una parte del suo denaro sarebbe stata destinata alla beneficenza.

Infine, è importante sottolineare che la formulazione del comunicato stampa diffuso da Balocco il 2 novembre 2022 era esplicita nel collegare le vendite del pandoro alla donazione all’ospedale. Questa formulazione era stata imposta dal team Ferragni, come si evince dalle mail scambiate internamente all’azienda dolciaria.

In conclusione, è evidente che la difesa di Ferragni è basata su una serie di argomentazioni che non tengono conto di tutti gli elementi della vicenda. La sanzione dell’Antitrust è stata quindi giustificata e difficilmente Ferragni potrà vincerla in tribunale.

E voi che idea vi siete fatti in proposito?

Su Redazione

Redazione Giornalistica

Lascia un commento