Un mixage tra documentario e cortometraggio per Slobodanka Ciric, che torna per la seconda volta al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli.
Nell’ambito della manifestazione artistica “Napoli Expò Art Polis” a cura di Daniela Wolmman, la filmmaker di origine serba, Slobodanka Ciric ha presentato il suo docucorto ’A figliata.

Tratto dal libro della stessa autrice recentemente insignita del Premio “Visconti”, “Napoli senza riSerbo” e realizzato da Sly Production con la regia di Silvestro Marino e la partecipazione degli attori Patrizio Rispo, Alan de Luca, Antonella Cioli e la Tarantina, accompagnati da Patty e la gente, il lavoro si aggiunge alle diverse pubblicazioni della Ciric sempre pronta ad evidenziare le contaminazioni artistiche e le interazioni culturali fra il sentimento balcanico e quello partenopeo.
Un video-documentario capace di andare contro ogni sorta di omofobia, pregiudizi e discriminazioni, che punta la sua attenzione sull’antica “figliata” dei “femminielli”.
Alla proiezione del video al Pan seguirà anche una discussione che insieme all’autrice e filmmaker giunta nel 1991 a Napoli da Belgrado e alla curatrice della mostra Wolmman, registrerà l’intervento del giornalista e sociologo, Giuseppe Giorgio e la partecipazione di Patrizio Rispo, Alana De Luca, Antonella Cioli e della musicista Barbara Lombardi. “Da Musa ispiratrice a protagonista di arte performativa – spiega Slobodanka Ciric- il femminiello napoletano ha avuto da sempre un posto stabile sul palcoscenico culturale dei Quartieri.
Per quanto si voglia dare una collocazione romantica a questa figura di natura dualistica che come la città, è una sorta di Giano bifronte, il femminiello napoletano rimane un enigma. A detta degli studiosi, le sue radici potrebbero alchemicamente risalire a Rebis – cosa doppia, ossia unione degli opposti o compresenza del Maschile e Femminile. Allo stesso modo, mitologicamente, potrebbe essere visto come Ermafrodito, per i Greci culmine della meraviglia perché figlio della bellezza, rappresentata dalla dea Afrodite e del dio Ermes, messaggero degli dei e grande amante.
Potrebbe anche benissimo rimandare al terzo sesso, l’illusione originaria per cui maschile e femminile possono coesistere in un ‘uno’ platonico”. Vivendo da trent’anni a Napoli, città della quale ha sempre apprezzato la cultura e la multietnicità, fonte costante di creazione artistica ed immaginifica, la Ciric ha instaurato un rapporto con i napoletani lontano dagli stereotipi trasformandolo presto in una immersione nella cultura locale. A differenza di Ozpetek e della Cavani, la figliata di Ciric non è il richiamo del mito platonico, né del rito della fecondità legato all’antico culto della Grande Madre Cibele, non è neanche espressamente il folclore, ma l’amara testimonianza del periodo storico del dopoguerra, che fa tornare alla memoria la vergogna e l’infame mercimonio delle AM-lire e del fenomeno della fertilità post-bellica esplosa come conseguenza degli amori delle “signurine” napoletane e i soldati afroamericani.