Incontriamo l’attore Marco Bonadei, genovese di nascita, attualmente al cinema in “Diabolik 2 – Ginko all’attacco”.
Marco Bonadei ci parla dei suoi progetti futuri e del suo amore per la recitazione, senza dimenticare le esperienze importanti vissute, come “Comedians”, diretto da Gabriele Salvatores. Presto potremo vederlo in uno spettacolo teatrale che porta la sua firma, “Apple Banana”, ma intanto è già in teatro con “Nel guscio”, al Teatro dell’Elfo.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Marco Bonadei. Come stai?
Molto bene. È un periodo creativo, che porta ad affrontare numerosi progetti e sfide.
Cosa ti ha portato a comprendere che la recitazione era davvero il mestiere a cui volevi prendere parte?
All’età di quattordici anni, in seguito a diverse esperienze sul palcoscenico con il liceo e un fortunato approccio al teatro, ho scelto di approfondire frequentando una scuola di recitazione a Genova, la mia città natale. Con il passare del tempo, all’interesse, si è sostituita la passione e, a poco a poco, il bisogno fino a quando la recitazione non ha potuto che trasformarsi nel mio lavoro e nella mia vita.
Tante le occasioni vissute in teatro insieme a colleghi di spicco e per regie di spessore. Che ricordo hai di quel periodo iniziale, delle buone sensazioni legate alle tavole del palcoscenico?
Dopo il periodo di formazione allo Stabile di Torino, ho vissuto anni di intenso lavoro in teatro dove ho dovuto costruire il mio essere attore. Un periodo di crescita con i suoi alti e bassi, in cui mi sono sentito spesso inadeguato, così come altre volte (le più rare) realizzato. Penso che gli incontri fortunati siano fondamentali, e io non posso lamentarmi, ho seguito un percorso professionale sempre affiancato da guide di spessore che hanno saputo accompagnarmi mettendomi di fronte ai miei limiti e aiutandomi a superarli. L’incontro con il teatro dell’elfo è stato il più importante fatto fino ad oggi e Elio DeCapitani, oltre che un padre artistico, è stato una guida anche nella vita.
Nel tuo vissuto vi è stata la partecipazione al film di Gabriele Salvatores, “Comedians”, in cui hai interpretato uno spietato proprietario di un night. Cosa porti con te da quella esperienza?
Devo tanto a Gabriele Salvatores che ha pensato a me per il ruolo di Sam Verona. L’esperienza di un mese e mezzo consecutivo di set è stata un viaggio dentro un nuovo mondo, in un clima di lavoro fantastico. Una troupe appassionata e dei compagni di viaggio divertentissimi, per tale occasione. Siamo stati a Trieste, chiusi in una bolla iperprotetta (parliamo di pieno periodo Covid) ed è stato come vivere un lungo sogno ad occhi aperti. Nel film interpreto uno degli studenti che prendono parte al corso serale per comici ma, proprio come Marco, ero innanzitutto studente ma di Gabriele, perché iniziare a lavorare con la macchina da presa e farlo con il maestro Salvatores e i collaboratori di cui si circonda è più di quanto un attore possa desiderare.
Nel recente 2021 hai preso parte allo spettacolo di Ale e Franz, “FuoriTema”. Cosa puoi dirci a riguardo e cosa ti ha portato quel programma televisivo?
Mi ha portato a ridere, tantissimo! Ale e Franz oltre che essere due persone deliziose, dirò una banalità, fanno spaccare dalle risate! Ci siamo conosciuti sul set di Comedians ed è stato amore a prima vista. Hanno, in seguito, coinvolto ma ed altri membri del gruppo “Comedians” a partecipare al loro “FuoriTema”, ci può essere qualcosa di più bello!?
Attualmente sei al cinema nel secondo film legato a Diabolik ad opera dei Manetti Bros, “Diabolik 2 – Ginko all’attacco”. In tale ambito ricopri il ruolo dell’agente Urban. Parlaci delle emozioni legate a questa uscita cinematografica e alla collaborazione con i Manetti Bros?
Due fratelli che ti fanno vivere l’aspettò più artigianale del cinema, trasportandoti nel loro mondo creativo con una forte carica di entusiasmo. I Manetti Bros ti costruiscono il film addosso, ti dirigono insieme, poi Marco Manetti va a seguirti ai monitor, Antonio è a pochi centimetri da te con indosso la steady, non puoi che sentirti parte della loro creazione. La cosa più divertente è stato potermi sentire come Starsky & Hutch, anche solo per poco, e poter girare una scena di corsa in macchina con una alfa romeo Montreal in pieno stile anni ’70.
Dal 9 al 22 dicembre potremo nuovamente applaudirti al Teatro dell’Elfo nello spettacolo, “Nel guscio”. Parlaci di questo nuovo ruolo e di cosa tratta lo spettacolo.
“Nel Guscio” è lo spavaldo tentativo di far entrare il mio metro e novanta di altezza all’interno dell’utero materno. Il protagonista è un feto, in procinto di nascere, che grazie alle vibrazioni della sua placenta ascolta e comprende il mondo esterno che lo circonda. La vicenda si svolge in una Londra contemporanea in cui la madre del protagonista, Trudy, ha una relazione con il fratello di suo marito e insieme ordiscono un piano per ucciderlo. Il giallo che la trama tesse intorno al nostro piccolo fetino, è una tela intrigante di ragno che serve all’autore per la sua personale riscrittura del mito di Amleto. Un Amleto di soli nove mesi, che, microfono alla mano, ascolta, scopre, si confida, ci e si racconta, portandoci in quella “gelida storia” che accade “fuori da queste tiepide pareti organiche”.
Chi è Marco Bonadei nella vita di tutti i giorni, quando non è impegnato nel suo lavoro?
È difficilissimo non essere impegnati nel mio lavoro. La testa lavora costantemente, la creatività là si coltiva di continuo ed ogni occasione è buona per rimandare al lavoro. È un arte poter vivere della professione di attore, fatta di vita, e di vita si nutre. Credo che vita e lavoro, almeno per quanto mi riguarda, siano intrinsecamente congiunte e intrecciate tanto da fondersi spesso insieme. Ogni processo artistico importante mi cambia, così come i cambiamenti nella vita modificano me nell’espressione artistica. Nel tempo libero anch’io ho hobby e distrazioni. Lo sport scandisce il mio tempo con regolarità. Pratico Calisthenics da sei anni con amore e dedizione, un modo per tenersi in forma, che mi da equilibrio e che soprattutto produce endorfine. Possiamo dire che l’allenamento è un ottimo palliativo per i periodi in cui sei in down post adrenalina da palcoscenico! Da alcuni anni ho riscoperto gli scacchi, vera ossessione del momento.
Quale ruolo ti piacerebbe toccare in un futuro prossimo?
Quello costruito insieme ad un regista creativo e intelligente, un ruolo che possa lavorare su aspetti poco esplorati della mia persona, che mi faccia fare un viaggio lontano. Un ruolo che, soprattutto, abbia qualcosa da dire agli altri o a se stesso, ma che quel qualcosa ce l’abbia per davvero.
Cosa puoi anticiparci, invece, su quello che sarà il futuro artistico di Marco Bonadei?
Avrò l’inverno impegnato dalla tournée teatrale di “Moby Dick alla prova” di Orson Welles con la regia di Elio DeCapitani. Dopodiché debutterò sempre al teatro dell’elfo di Milano, in primavera, con un mio progetto: “Apple Banana”, un monologo sulla capacità di scegliere chi essere e di evolvere, come persona e come specie. Per quanto riguarda il cinema, aspetto qualche nuova sfida da affrontare nell’attesa che esca in sala “Il ritorno di Casanova” che mi vede alla seconda collaborazione con Gabriele Salvatores.