Sin da giovane, Michelangelo Tommaso, è presente nel cast della nota soap opera all’ombra del Vesuvio, Un Posto al Sole.
Il suo Filippo Sartori, ancora oggi, è tra i protagonisti più amati, più ricercati del cast. In questi giorni, tra l’altro, potrete vederlo su Netflix in “Di4ri”, ad opera di Alessandro Celli, in cui veste i panni di un papà, ruolo che ricopre anche nella vita. Sempre allegro e cordiale, lo incontriamo per parlare dei suoi trascorsi, del suo lavoro.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Michelangelo Tommaso. Come stai?
Sono in un buon periodo. Tutto procede a meraviglia, grazie!
Affrontiamo un breve excursus. Cosa ti ha spinto ad intraprendere la strada della recitazione?
Ho sempre pensato che questo lavoro mi appartenesse, in qualche maniera. Mi capitava, da bambino, di prendere parte a delle recite teatrali e di pensare di esservi portato. Non sapevo quando, esattamente, ma sapevo che sarebbe accaduto tutto ciò, anche perché provengo da una famiglia di artisti, di musicisti. Il tutto, ad ogni modo, ha avuto realmente inizio per caso, accompagnando mia cognata ad un provino per una pubblicità. Invece che scegliere lei, quel giorno, il casting director scelse me. Il resto è storia.
A regalarti notorietà, nel 2002, l’ingresso nella Soap Opera di Rai3, Un Posto al Sole. Che ricordo hai del primo giorno di set, di quella che sarebbe stata un’avventura longeva, ancora oggi importante?
Ero preoccupato, pensieroso, temevo di non essere all’altezza. Avevo poco più di vent’anni e mi sentivo solo, ma allo stesso tempo ero felice, adrenalinico. Non ultimo, essendo appassionato della soap da spettatore, mi emozionava l’idea di poter lavorare con delle persone che seguivo, televisivamente parlando. Una gioia immensa!
Napoli, un vero e proprio set a cielo aperto, funge de scenario alle vicende degli abitanti di Palazzo Palladini. Quanta emozione c’è nel poter vivere una città del genere?
Napoli, da sempre, mi emoziona. Non avevo alcun legame con questa città e, fondamentalmente, la temevo, visto il modo in cui se ne parlava. All’epoca era additata come un luogo poco per bene, che invece mi ha dato tanto, completandomi. Mi ha accolto come una grande mamma a cui devo tutto. Si parla di un luogo che, in assoluto, mi ha voluto davvero bene, forse anche più della mia città natale, Roma. L’energia del suo vulcano è sia sintomo di morte che di fertilità, di grande natura.
La soap, a suo modo, ti permette di crescere insieme al tuo Filippo Sartori. Quanto pensi di poter donare ancora al tuo personaggio?
Credo ci sia ancora tantissimo da fare insieme. Sono tante le avventure che si possono vivere. Molto è stato detto e fatto, superando anche le mie aspettative. Filippo è ormai parte integrante della mia vita tanto che, se non ci fosse più, ci sarebbe tanto equilibrio da risistemare. Sarebbe strano doverlo lasciare andar via. Non posso fare a meno di lui e viceversa.
Un Posto al Sole, che da sempre è una grande famiglia televisiva, ti ha regalato molto di più, nel corso degli anni..
Assolutamente! Come tutte le grandi famiglie, mi ha regalato rapporti importanti. Mi ha donato delle bellissime amicizie e, al contempo, mi ha regalato l’amore, quello vero. Tante emozioni intense, ricche di miriadi di sfaccettature.
Alcuni anni fa hai preso parte al film Saturno Contro ad opera di Ferzan Ozpetek. Che esperienza è stata?
Ne conservo un ricordo bellissimo. Si è trattato di un’esperienza intensa che, a suo modo, ha segnato un prima e un dopo nella mia vita. Un lavoro inaspettato, più grande di me, per l’età che vivevo, ma bello, senza alcun dubbio. Resta, ad oggi, una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Un set che mi ha permesso di imparare tanto, specie dal punto di vista formativo.
Su Netflix, da alcuni giorni, possiamo vederti in “Di4ri”. In questa serie, ad opera di Alessandro Celli, interpreti un giovane papà. Cosa puoi dirci a riguardo?
Un’esperienza carinissima, che mi riporta ad un ricordo buffo, “Compagni di scuola”, una serie interpretata anni fa, come primissima esperienza. Ritrovarmi dall’altra parte della barricata, nei panni di un papà invece che di un “giovane alunno”, mi fa sorridere, anche perché mi sento ancora giovanissimo, seppure sia davvero un papà, oggi. Una serie basata sui ragazzi, in cui i genitori appaiono nei limiti del perimetro dentro il quale si muovono, ma al centro di tutto ci sono, giustamente, i ragazzi.
Cosa consiglieresti a chi pensa di voler intraprendere il tuo stesso lavoro?
Consiglio loro di studiare tanto, di crederci, e di approcciarsi a questo mestiere con la giusta libertà espressiva possibile. Abbiamo un compito particolare, quello di permettere agli altri di conoscere una storia attraverso di noi. Il modo migliore per farlo è mettersi in gioco il più possibile, raccontando al meglio questa storia. Un cuore aperto ed il mettersi in gioco al cento per cento aiuta di certo, specie per chi osserva tutto ciò. Si parla di un mestiere che richiede una grande generosità d’animo e bisogna impegnarsi al mille per mille.
In una società sempre più allo sbando, caratterizzata da una pandemia assurda e da una guerra, quali valori cerchi di trasmettere alle tue figlie?
Attualmente, io e Samanta, puntiamo alla semplificazione delle loro vite. Ci siamo resi conto che, essendo così piccole, sono bombardate da stimoli di ogni tipo per un’età ancora fondamentalmente inadeguata. Puntiamo, dunque, su un ritorno ad una dimensione infantile, limitando l’uso di tablet e quanto altro, fornendo loro il giusto spazio all’aperto, nel verde, sanificando le loro vite. Essendo native digitali, con una vita multimediale intensa, penso sia giusto correggere tutto ciò limitando queste dipendenze elettroniche. Vero è che, per via del lavoro, i social fungono da supporto per tutti noi, anche se ho faticato ad abituarmi a tutto ciò, ma penso sia giusto mettere un limite a questi sistemi. Io stesso, negli anni, ho fatto fatica ad essere più comunicativo, aprendomi poco a poco a questi nuovi strumenti. Consiglio a tutti i genitori di vigilare attentamente sui propri figli, impedendo così che possano “incontrare” pericoli lungo il loro percorso digitale.
C’è qualcosa che non è ancora riuscito a realizzare Michelangelo Tommaso?
Ho intenzione di realizzare alcune cose e, di certo, più avanti saprò dirvi di più. Come sono cambiato a livello umano, lo sono anche a livello lavorativo. Nella vita non si vive mai di ieri e di domani, si vive di oggi. Entrare in quest’ottica mi ha permesso di capire che ci sono tante cose che si possono fare. Viviamo con infinite possibilità ogni giorno e dobbiamo quindi cercare il più possibile di raccoglierle tutte, senza porci troppi limiti.