Sbarca su Netflix la serie con Vittoria Schisano, che ci racconta in esclusiva
“La vita che volevi”, di cui è protagonista una bravissima Vittoria Schisano, racconta di una donna forte, sicura di sé e del percorso intrapreso, pronta a battersi al fianco di tutti.
Incontriamo con piacere Vittoria Schisano, il rispetto che la caratterizza, il futuro che ha scelto di regalare a sé stessa…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Vittoria Schisano. Ne “La vita che volevi”, visibile sulla piattaforma Netflix, abbiamo ‘conosciuto’ una donna forte, sicura di sé e, ti dirò, ne ho anche invidiato il coraggio che sei riuscita a trasmettere con la tua Gloria. Cosa sta regalandoti questo progetto, più che ben riuscito, quali maggiori consapevolezze?
Consapevolezze è la parola giusta perché, come tutte le altre persone e donne, ho le mie fragilità ed insicurezze e avere addosso Gloria, un personaggio da cui fatico a staccarmi, mi rende ancora più forte, mi consente di avere prospettive diverse, vivendo la vita anche attraverso i suoi occhi. Nonostante ci siano stati anni di battaglie, siamo ancora così fragili, indifese ed è inevitabile che il pensiero vada alle vittime di femminicidio, a chi percepisce, ad esempio, un reddito più basso rispetto agli uomini, e avere avuto addosso questo personaggio mi ha regalato, come dicevo poc’anzi, davvero qualcosa in più. Lei rasenta il cinismo, mentre io sono più romantica, ma in qualche modo mi porta e capire che le cose possono andare anche in un altro modo. La mia Gloria si è spesa tanto per vivere la vita che voleva, nonostante sia nata con un ‘deficit’ da risolvere, se così vogliamo chiamarlo. Qualche tempo fa ho incontrato circa cinquecento ragazzi, in occasione della presentazione del mio nuovo libro, “Siamo stelle che brillano”, scritto insieme ad Alessio Piccirillo. I ragazzi mi chiedevano quale fosse il segreto della felicità, una domanda, se vogliamo, difficile e che porta imbarazzo, ma credo che l’unica risposta sia quella di darsi da fare per affrontare una direzione coerente con noi stessi, e quindi è tutto lì il segreto della felicità. Sono nata a Pomigliano D’Arco da una famiglia normalissima, figlia di un operaio e di una sarta, e mi sono impegnata con tutte le mie forze per realizzare la vita che desideravo. Credo sia, inoltre, fondamentale, oggi, battersi per i diritti di tutti, perché nessuno debba essere lasciato solo.
È giusto dire, quindi, che sia stata tu, Vittoria, il regalo per il raggiungimento della tua felicità…
Indubbiamente! Qualcuno mi ha chiesto a chi devo grazie. Devo grazie sicuramente a me stessa, a quel pizzico di incoscienza, alla forza e determinazione avuta. Sono nata in una vita che non mi apparteneva, in toto. Sognavo di essere ciò che sono oggi e questo, credimi, non mi fa sentire più fortunata di qualcun’altra o arrivata. Probabilmente non lo sarò mai perché ogni traguardo per me diventa un nuovo punto di partenza. La verità è che mi sono sempre impegnata per rendere migliore la mia vita e quella di chi mi sta intorno. Una mia grande dote risiede nel portare sorrisi a chi incontro, qualcosa in cui credo fortemente. Voglio poter restituire agli altri ciò che la vita mi ha regalato, credo fortemente in questo. Ci credo, maggiormente, perché penso che non ci siano dei messaggi giusti in questo mondo ed un buon libro o un film realizzato nella maniera corretta, possano essere davvero educativi.
“La vita che volevi” ci porta, difatti, a ‘supportare’ realtà che hanno bisogno di essere trattate, si, ma ci ‘regala’ anche la possibilità di rivivere valori oggi quasi del tutto ‘smarriti’…
Perché il vero lusso risiede nel vivere la verità, senza maschera alcuna, annesso all’amore che ci circonda, all’amicizia, alla semplicità delle cose. Oggi si parla tanto di educazione sessuale, specie nelle scuole, ma parlerei più di educazione affettiva. I ragazzi, nella maggior parte dei casi, si ‘educano’ tramite internet, spesso a causa di genitori assenti, di mezzi non presenti nelle scuole. Occorrerebbe altro, meno buonismo, più attenzione, meno possibilità di errore… Credo che le cose possano cambiare soltanto quando si avrà una maggiore consapevolezza, una coscienza diversa, una rivoluzione effettuata da tutti.
Un tempo i nostri genitori, prima ancora i nostri nonni, avevano davvero poco a disposizione ma in quel poco c’era tanta verità. Personalmente tornerei a quel ‘poco’…
Anch’io! Negli anni mi sono trasferita a Roma per abbracciare e partorire me stessa, senza tralasciare il lavoro che amo, ma oggi mi divido nuovamente tra Napoli, dove sono da sempre le mie origini, e Roma, per lavoro. Lecce, invece, dove ho acquistato casa recentemente, mi porta proprio a rivivere le origini dei miei nonni, un luogo dove trovo la vicina di casa che si preoccupa per me e mi chiede se ho mangiato… niente di più bello!
Quali rapporti sono nati sul set de “La vita che volevi”, Vittoria Schisano?
Un set veramente incantato e ti spiego perché… Giuseppe Zeno, in conferenza stampa, ha risposto in maniera esemplare a riguardo e ne condivido il pensiero. Diceva che avere una protagonista come Gloria ha sensibilizzato tutti portandoci a parlare di un sentimento universale, annesso a tanto rispetto. Un messaggio da diffondere insieme. Qualcosa che ha fatto sì che, anche a fine lavorazione, ci legassimo tanto. Oggi per me “Marina”, Pina Turco, è una vera e propria sorella, così come il ragazzo che interpreta il figlio di Gloria, “Andrea” Nicola Bello. Qualcosa che mi ha portato a scoprire cosa significasse avere un figlio, in quel frangente. Da attrice che ama usare la verità, vivevo in maniera del tutto forte ciò che giravamo e, a fine riprese, non potevamo non portarci a casa quelle sensazioni. Una roba davvero molto forte!
Per la tua Gloria non sono stati sempre piacevoli i ricordi, specie quelli legati a suo padre. Nel tuo caso, Vittoria, che sapore hanno i ricordi?
Sono lontani, oggi, ma indubbiamente ci sono dei ricordi belli, felici, grazie soprattutto ai miei genitori, persone splendide. Una famiglia semplice, a cui mancavano delle cose, ma non mancava mai l’amore che mi faceva sentire ricca. Ho avuto un padre che ha amato la propria moglie follemente, fine alla fine dei suoi giorni. Mi ritengo fortunata, in questi anni, perché vivo, grazie al mio compagno, lo stesso amore. L’adolescenza forse è stata meno felice perché non avevo nessuno in grado di spiegarmi cosa stesse accadendo. Ai tempi non esisteva ancora “La vita che volevi”, o qualcosa di simile, almeno. Esistevano racconti narrativi completamente alterati dove, se uscivi fuori dal coro, eri emarginata, inevitabilmente confusa. Gloria è una vera eroina e, ti dirò, dovrebbe essere in ognuno di noi, al di là dell’essere uomo, donna o quanto altro. Gloria è forte e libera, pronta ad assumersi le sue responsabilità, con una grande capacità di amare.
Motivo per cui credo ci sia bisogno di una seconda serie, un proseguo di Gloria, perché credo abbia ancora tanto da raccontare…
Sicuramente! Ne abbiamo bisogno e, per fortuna, è andata molto bene anche altrove, come in Spagna e Sud America, ad esempio. Gloria è molto amata, anche se alcuni critici hanno salvato me ma si aspettavano, forse, qualcosa di diverso dalla serie. Credo, dal mio canto, sia, invece, rivoluzionario raccontare una storia familiare, d’amore, nel modo più classico possibile. Questa è la vera rivoluzione! Usare un altro linguaggio non avrebbe reso allo stesso modo questo messaggio universale.
Mi ha colpita la scena in cui Gloria ricorda l’affronto arrecato al padre… Un momento davvero commovente…
Una scena che mi ha commossa, costituita da lacrime vere. Realizza che il padre mai avrebbe usato violenza contro di lei ma, mi chiedo, perché una persona deve farsi così del male quando non ha fatto altro che dire la verità?! Perché?…
Vittoria Schisano, cosa manca ancora a questo tuo percorso artistico?
Non vorrei sembrare troppo ambiziosa, ma non posso nascondere di esserlo. Il Cristiano del mio libro, “Siamo stelle che brillano”, ama sognare ed anch’io, sotto le coperte, sognavo la vita che volevo e, a fatica, ho avuto modo di conquistarla, così come ho conquistato il lavoro che desideravo, gli amici, il mio attuale compagno. Mancava un ruolo da protagonista e con “La vita che volevi” l’ho ottenuto. Ho rifiutato tanti ruoli prima di questo perché non li ritenevo adatti. Inutile dire che dal punto di vista attoriale vorrei sempre più interpretare storie che possano portarmi ad infondere coraggio. Non mi dispiacerebbe, inoltre, essere sul palco di Sanremo, portare la mia storia, per dimostrare che qualcosa sta cambiando. Vorrei poter continuare a fare il mio lavoro, condurre programmi come “Lo Zecchino d’oro”, lavorando per meritocrazia, perché magari ho la faccia giusta per un dato personaggio. Però, tornando a Sanremo, da spettatrice vorrei vedermi lì… Nel privato sento di essere, attualmente, davvero realizzata, serena, con una famiglia bella e forte al mio fianco ed un compagno che mi ama.