Mario Ermito
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Mario Ermito: sto attraversando un bel momento

Un’altra piacevolissima chiacchierata, per noi de La Gazzetta dello Spettacolo, con il sempre gentile, e più che bravo, Mario Ermito.

L’occasione è legata all’interpretazione di Andreas ne “Fiori sopra l’inferno”, fiction Rai appena terminata e che ha regalato ad Mario Ermito grandi soddisfazioni da parte del pubblico. Un ragazzo più che sicuro del percorso intrapreso, amante anche del canto, con la voglia di poter presenziare, un domani, al Festival di Sanremo.

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Mario Ermito. Come stai?

Sto attraversando un bel momento, anche se ho paura a dirlo ad alta voce (ride). Come sai, è appena terminata la serie “Fiori sopra l’inferno” e seguirà presto un film, di cui ancora non posso parlare. Tra le novità vi è anche una serie per Netflix. Insomma, non posso lamentarmi, sia a livello lavorativo che sentimentale. Va tutto alla grande!

“Fiori sopra l’inferno” è ormai terminato e sotto la maschera, nella parte di un cattivo non poi troppo cattivo, c’eri proprio tu, con i tuoi occhi azzurri a fare da specchio dell’anima del tuo personaggio. Che esperienza è stata per te?

Ti ringrazio per la precisazione su Andreas. Effettivamente non è cattivo, semplicemente, a modo suo, cerca di farsi giustizia, senza avere le buone maniere dalla sua parte e questo semplicemente perché nessuno gli ha mai impartito nulla, a riguardo. Impersonarlo è stato molto complicato. Rievocare un personaggio di un libro, diventato un best seller, ti porta a non dover deludere lo spettatore, a portare rispetto a quel lavoro. Ho cercato, quindi, di effettuare un lavoro psicologico, dal momento in cui non avevo alcuna battuta scritta. Dalla mia parte avevo soltanto la possibilità di utilizzare lo sguardo, l’aspetto più difficile da trasmettere per noi attori. Ho cercato di pensare ad Andres come ad un orso, un qualcosa di libero nella natura, e devo molto anche a Carlo Carlei per questo. È stato lui a scegliermi. Devo tanto anche alla casting director, Adriana Sabatini, che mi ha indirizzato verso questo ruolo. Mi parlò di un progetto top secret, senza alcuna rivelazione in più, e poco dopo ero lì, sul set. Li ringrazierò sempre. Ritengo questo personaggio una grande prova. Mi ha insegnato tantissimo. Cosi come mi ha insegnato tanto la possibilità di essere al fianco di Elena Sofia Ricci.

A colpirci, maggiormente, proprio l’ultima scena, quella realizzata al fianco della stessa Elena Sofia Ricci. Un colloquio caratterizzato da gesti, profondi sguardi, forti sensazioni e null’altro. Cosa ti ha lasciato addosso quel frangente?

Ti ringrazio, ancora una volta, perché sentirsi dire tali parole, dopo il grande lavoro svolto, fa davvero piacere. Si trattava di una scena molto complicata, per cui abbiamo scavato in profondità, proprio perché sarebbe stato facile cadere nel banale, nel ridicolo. Io ed Elena ci siamo scambiati una grande energia, qualcosa di difficile da spiegare. Lei mi ha regalato tutto ciò che era presente nel suo personaggio, la comprensione annessa a tanta sofferenza, ed io, nei panni di Andreas, le ho trasmesso la sofferenza di un uomo a cui è stato tolto tutto. Il suo sentirmi dare del “bravissimo” ha contribuito a rendere ancora più gioia al lavoro svolto. Ho ricevuto un ottimo riscontro anche da parte del pubblico e in molti hanno asserito di aver pianto. Mi è stato anche detto che ho reso alla perfezione le emozioni racchiuse nel libro. E poi c’è stato chi ha detto che i miei occhi erano come quelli immaginati nella storia. Non potevo ricevere complicato più vero e bello.

Il set, si sa, per voi attori diventa famiglia, per quel lasso di tempo in cui si ha modo di condividere tale esperienza. Cosa puoi dirci a riguardo?

Siamo stati per due mesi insieme, a stretto contatto, a Tarvisio, posto più che incantevole. Seppure sia una persona che si adatta a tutto, non posso negarti che mi sia mancato il mare, il luogo da cui provengo. Giravamo le nostre scene, le mie per lo più, nella foresta, e poi ci ritrovavamo tutti nello stesso albergo. Abbiamo vissuto un periodo simpatico, molto bello, attuando anche una gara a chi notava più cervi nella foresta. Da annotare il fatto che devo un grande grazie ad Elena Sofia Ricci perché mi ha permesso anche di smettere di fumare. Mi ha raccontato un suo aneddoto e, viste le sue doti da grande oratrice, mi sono immedesimato talmente tanto in quel racconto da voler smettere subito questo vizio. Da maggio scorso ad oggi non ho più toccato mezza sigaretta.

Mario Ermito nei panni di Andreas in "Fiori sopra l'inferno"
Mario Ermito nei panni di Andreas in “Fiori sopra l’inferno”

Voliamo adesso in Spagna per “Por los pelos”, film in cui vi sono anche Amaia Salamanca e tanti altri noti attori spagnoli. Cosa puoi dirci a riguardo Mario Ermito?

“Por los pelos” è arrivato in un momento particolare a livello mondiale, la pandemia da Covid-19. Un periodo buio, specie per chi lavorava nello spettacolo, come me. Il film, distribuito dalla Warner Bros, è caratterizzato da molte star spagnole, a partire proprio dalla Salamanca. Un’esperienza meravigliosa che mi ha permesso, in primis, di imparare la lingua, di creare nuove amicizie e di approfondire anche i trucchi del mio mestiere. Essendo la mia ragazza spagnola, inoltre, ho avuto modo di poter comunicare al meglio anche con lei. Sono poi tornato in Spagna per una nuova serie che sarà trasmessa su Netflix. Anche in tal caso vi saranno noti attori spagnoli ad arricchire il cast. Un’altra grande soddisfazione a livello attoriale, per me.

Durante la scorsa intervista ci raccontasti della tua passione per i western e della voglia di poter collaborare ancora una volta con Terence Hill. Speri ancora che tutto ciò possa avere seguito?

Ne sarei felicissimo. Si tratta di un genere tornato alla ribalta, da qualche tempo. Vi sono serie come “Yellowstone” ed altre sulle varie piattaforme. Sarei davvero contento di prendere parte ad un lavoro del genere. Per quanto riguarda Terence, ho avuto modo di collaborare con lui in “Don Matteo” e si, ripeterei con piacere l’esperienza di essere al suo fianco o, perché no, di essere diretto da lui.

“Ti porto in Texas” e “Aquila libera” sono stati i primi singoli da te interpretati negli ultimi tempi. Possiamo aspettarci delle novità a riguardo, a breve?

Stiamo lavorando ad una canzone rimasta nel cassetto da qualche anno. La stiamo sviluppando ed a breve vi sarà una nuova pubblicazione. Tendo a voler fare tutto ciò che mi rende felice, quindi non posso che dedicarmi anche alla musica, un qualcosa che amo particolarmente.

Mario, sei il classico esempio di bellezza annessa a tanta bravura e caparbietà. Quanto ha influito, dunque, la bellezza in questo tuo percorso artistico?

La bellezza mi ha aiutato nel periodo in cui lavoravo come modello. Ad oggi, per fortuna, credo di essere andato più in profondità e preferisco un “bravo” al sentirmi dire che sono bello. Il lavoro dell’attore non è basato sulla superficie, bensì è un lavoro di profondità. Arrivare al pubblico, con una canzone, è arrivare in profondità ed è ciò a cui miro. Non ho alcuna voglia di esserci senza poter comunicare nulla di bello, di sentito. Voglio poterci essere, consapevole di trasmettere bravura, buone sensazioni.

Cosa ti auguri di poter concretizzare in futuro Mario Ermito?

Mi auguro di poter portare dentro di me la serenità raggiunta negli ultimi tempi e di crescere sempre più a livello professionale. In ultimo, perché no, mi auguro di poter calcare il palcoscenico di Sanremo. Ne sarei davvero felice, appagato.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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