Un giovane Domenico Santarella, in scena per raccontare il mito Domenico Modugno
Chi lo dice che le nuove generazioni hanno rimosso il patrimonio artistico italiano? I grandi nomi che hanno fatto la storia italiana, che siano cantanti, attori, cantastorie, sono impressi nel DNA di ciascuno di noi; a volte è necessario riprenderli dal dimenticatoio e farli rivivere nuovamente ai nostalgici o a chi non ha avuto la fortuna di conoscerli.
Questo compito è stato portato a termine in modo egregio dal giovane pugliese Domenico Santarella, che ha inscenato il mito del grande Domenico Modugno con uno spettacolo dal titolo “C’era una volta Mimì”. Anche all’occhio del meno esperto può balzare subito l’incredibile somiglianza fisica tra Domenico e Domenico: capelli ricci e scuri, baffetto e legame assoluto con la chitarra, cimelio prezioso.
Un duro lavoro durato mesi e mesi quello del giovane Domenico, che non ha lasciato al caso proprio nulla: da “Volare”, a “Meraviglioso”, passando per “Tu si na cosa grande” a brani meno noti come “La cicoria” o “La sveglietta”. Il tutto arricchito da uno spettacolo sui generis, dove viene alternato il recitato al cantato e dove il pubblico diventa partecipe della narrazione. Una sorta di chiacchierata quella di Domenico che ripercorre una storia: sarà il pubblico stesso a capire se si tratta della storia di Domenico Santarella o di Domenico Modugno. “Quello che rende lo spettacolo originale”, racconta Domenico, “è che sembra che stia raccontando la mia storia. Tutto è simile fino al successo di Volare: le origini in Puglia, il fatto di saper suonare la chitarra, di voler fare l’attore ma di guadagnarsi da vivere suonando e le varie storie di amicizie, di amori, di vari sogni. Sarà proprio il momento in cui si canta “Volare” a far capire di cosa stiamo parlando: prima di quel momento non è chiaro se stia raccontando di me o di lui. “C’era una volta Mimì”, non si sa mai se sono io, lui o mio nonno Mimì che ricordava tanto Modugno sia nel look che nell’atteggiamento”.
Il motivo per cui Domenico si ispira principalmente a Modugno è semplice: si tratta di un artista versatile, chitarrista, cantante, attore, che cerca di non sezionare mai le forme d’arte ma di unirle. “Nel canto ci mette sempre un po’ di recitazione, nella recitazione sempre un po’ di canto”, continua Domenico, “e la cosa che più mi piace di Domenico Modugno e che rende questo spettacolo diversi da tanti altri è la componente del gioco; non ha mai smesso di giocare: è serio ma non serioso, ha visto l’arte come un gioco che poi sarebbe il mestiere dell’attore. Gioca con i suoni, i rumori, la chitarra e con tutto ciò che può fare una voce”.
Lo spettacolo è stato pensato inizialmente per il teatro, ma sono state le piazze a dare a questo i natali. Una rappresentazione che ha coinvolto grandi e piccini in quanto ad essere protagonista è stata la figura del cantastorie. Una idea semplice, nata dopo il percorso presso l’Accademia d’arte drammatica “Cassiopea”. Domenico, solito suonare le canzoni di Modugno alla chitarra per amici e parenti, decide, dopo varie sollecitazioni di chi lo associava ad un Modugno giocoso e non malinconico, di mettere su uno spettacolo basato su questa figura; dapprima come chitarra e voce, in seguito arricchito da pezzi ballati e nuovi elementi scenografici. E diversi sono stati i posti in cui Domenico si è esibito: Bari, Corato (il suo paese d’origine), Roma e dintorni, Calabria, Sicilia, diversi paesi della Puglia fino ad arrivare a portare il mito di Domenico Modugno a Zurigo.
“In futuro”, conclude Domenico, “mi ispirerò sicuramente a nuove figure. In un altro spettacolo che ho preparato unisco ancora una volta la componente musicale e attoriale. La figura di Modugno è presente ancora oggi in nomi come Mannarino, Capossela, che parlano di pescatori, di pirati, di barboni che lottano per vivere. Questo a me interessa di Modugno, racconta la vita vera”.