Incontriamo i talentuosi ed originali TheRivati, alias “I Rocco Siffredi della musica napoletana” come amano definirsi loro sui social.
Benvenuti su La Gazzetta dello Spettacolo ai TheRivati. Iniziamo con le presentazioni e con una domanda di “rito”: come si forma la band?
Grazie 1000 a voi per questa intervista. La band si è formata ormai più di dieci anni fa, stranamente, non a Napoli ma a Roma perché io (Paolo) e Marco vivevamo in quel periodo tutti e due lì per studio.
Ci conosciamo da anni e avevamo già collaborato scrivendo canzoni per altri ma un giorno quasi per caso abbiamo deciso di metterci in gioco in prima persona ed eccoci qua.
Il vostro è un sound molto personale, risalta molto la black music ma anche un forte legame con la lingua napoletana. A tal proposito avete dei punti di riferimento?
Certo, a Napoli c’è una forte tradizione che fonde la black music con la napoletanità, già negli anni ’70 i Napoli Centrale iniziarono questa contaminazione, proseguita poi magnificamente con artisti come Pino Daniele ecc… In pratica noi siamo cresciuti in questo ambiente musicale, abbiamo solo cercato di creare una nostra versione di questa commistione
Parlateci del nuovo Ep, come nasce il nuovo progetto musicale “Napoli Folk Blues Vol.2”?
Il progetto nasce durante la prima quarantena, io e Marco siamo vicini di casa, e per non impazzire in quel periodo particolare di clausura forzata, abbiamo fatto una serie di session “pirata” in cui sono venute fuori una decina di canzoni: praticamente il vol 1 e il vol 2. Poi appena abbiamo avuto la possibilità di andare in studio abbiamo registrato questi due Ep, suonati, missati e masterizzati praticamente da noi 3 (oltre a noi due questo lavoro può essere attribuito anche ad Alfonso La Verghetta, proprietario dello studio di registrazione “Italy Sound Lab”) Gli altri musicisti presenti ci hanno mandato le tracce da casa.
La Track list è composta da: Faccio abuso, Difficile capì, Ninna nanna, Baby blues, All’Alba. Le tematiche dei brani dove prendono l’ispirazione?
Dalle tematiche tipiche del blues come l’amore tormentato ma anche da nostre esperienze dirette.
Questo è il secondo progetto discografico in unplugged, qual è la differenza sostanziale dal primo?
C’è poca differenza, le canzoni sono state scritte nello stesso periodo, forse l’unica vera differenza sta nel fatto che nel vol. 2 ci sono più musicisti oltre a noi.
In conclusione, per ringraziare i TheRivati, vi chiedo uno spot per il vostro nuovo lavoro musicale: elencate tre motivi per ascoltarlo.
Beh, se vi piace il blues verace e la lingua napoletana potreste non rimanere delusi da questi due lavori. Grazie a te.