Roberto Kunstler, Il cantautore non è un mestiere

Roberto Kunstler, oltre a 6 album, ha all’attivo numerose collaborazioni con artisti italiani, tra i tanti citiamo Alex Britti, PaolaTurci, Annalisa Scarrone, Ornella Vanoni e Sergio Cammariere.

E’ uscito nei giorni scorsi un suo nuovo progetto che contiene l’album con 9 brani + 1 brano speciale, l’inedito duetto con Asia Argento con cui canta insieme la title-track inserita nell’album anche nella versione originale cantata solo da Kunstler e un libro, Primo Treno, con la prefazione di Maurizio Cucchi, che contiene poesie e canzoni alcuni scritti per musica. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dall’artista…

Com’è nato il tuo amore per la musica?

Credo che il mio amore per la musica sia un fattore congenito.
In ogni caso deve essere nato molto presto. Uno dei racconti più frequenti sulla mia infanzia che ho sentito fare è quello che all’età di 7 anni riscrivevo i testi delle canzoni di Sanremo per raccontare i fatti di casa e del circondario. Ma cosa senz’altro fondamentale è che ho avuto la fortuna e la possibilità di sentire tanta musica, tantissima, diversa e quasi tutta bellissima. Fatto sta che a 13 anni cominciai a scegliere e ad ascoltare dischi da solo e decisi di comprarmi una chitarra (che ancora non sapevo suonare) per scrivere delle mie canzoni.

Ben sei album all’attivo e tanta esperienza, ti sono stati utili per mettere insieme il nuovo album, “Mentre”?

Certo! Sicuramente. Anzi, direi che oltre alla scelta delle canzoni, che è scaturita da una selezione tra quelle scritte negli ultimi tre anni (ad eccezione di La luce viene sempre da est che è di diversi anni prima), un aspetto di questo nuovo lavoro che mi ha lasciato molto soddisfatto è stato proprio quello di come la produzione artistica, da me curata insieme a Francesco Musacco e Liano Vico, abbia reso possibile registrare queste canzoni nella maniera più naturale possibile, ogni canzone è stata registrata quasi come un “live per pochi intimi” in studio, pur sempre dentro i parametri delle modalità di registrazione attuali. Il set della registrazione è lo stesso per tutta la produzione e questo dà, io credo, una compattezza di suono all’album anche laddove le canzoni affondano le radici in diversi ambiti e ambienti musicali. In conclusione avrei potuto fare un album con più canzoni, perché avevo registrato abbastanza materiale per farlo, inizialmente pensavo di pubblicare un cd con 16/18 canzoni… poi all’ultimo, qualcosa mi ha fatto cambiare idea. Credo che con la velocità e la quantità di informazioni musicali e non solo che viaggiano ogni giorno, dieci nuove canzoni da ascoltare siano ok. Seguirà probabilmente una “versione deluxe” dello stesso album con altre registrazioni tratte dalle stessa session, dallo stesso cantiere di questo nuovo lavoro.

Importante la tua collaborazione con Asia Argento. Com’è nata?

Per gioco. Una cosa che dicevamo di fare da anni… pur vedendoci raramente conosco Asia da quando aveva su per giù 17 anni e ogni volta che ci vediamo è qusi sempre una cosa speciale. Nel 1993 recitai per lei insieme a Kim Rossi Stewart nel suo primo cortometraggio (A Ritroso), una storia bellissima ispirata al poeta inglese John Keats.
Poi ci unisce da sempre il comune amore per la musica e quando le ho fatto ascoltare un provino di Mentre mi ha detto: è bellissima! Facciamo questa… subito!

E già che si parla di collaborazioni, giusto menzionare quella con Sergio Cammariere. Un artista con cui immagino tu ti sia trovato da subito, in piena sintonia…

Sono passati vent’anni. Nel 1993 pubblicammo insieme l’album “I ricordi e le persone” la cui prima traccia dell’album era Dalla pace del mare lontano, canzone che allora passò quasi inosservata nonostante i consensi di molti tra gli addetti ai lavori. La nostra collaborazione cominciò nei primi giorni di giugno del 1992. Sergio insieme alla Stress band, (un trio fuoriuscito dal gruppo di Renzo Arbore) ed io con la mia chitarra l’armonica e… soprattutto le canzoni! Infatti all’epoca l’attività di Sergio era per lui quella della band che suona grandi successi e cover di tutto il mondo, con qualche partecipazione alle spalle in colonne sonore per il cinema.

Io dalla mia avevo tre LP già pubblicati, un Festival di Sanremo, concerti, il Folk Studio, insomma un altro tipo di percorso, Ma il talento pianistico e musicale di Sergio erano impressionanti. Ci incontrammo casualmente una sera a Roma al Bar della Pace, (dietro Piazza Navona) e decidemmo di andare da me a suonare quella notte stessa. Poi il giorno seguente continuammo a suonare anche da lui, che all’epoca abitava a pochi minuti da casa mia. In due settimane registrammo materiale per i successivi dieci anni. Suonando insieme, le nostre culture musicali simili, ma con diverse e complementari modalità espressive, portavano a chiudere canzoni da tutti i miei tanti, tantissimi fogli che avevo già scritto e continuavo a scrivere o a cantare e la gente e gli amici chiamavano poesie. Insomma ci siamo messi lì ed oggi, tra l’altro, ho appena terminato di scrivere tutti i testi per il suo prossimo imminente album, dove ancora una volta mie canzoni o poesie originarie vengono riprese, stravolte e rivisitate nella parte musicale. Questa resta, io credo, l’essenza musicale della nostra collaborazione.

Quando componi, cerchi di farlo sulla scia dell’entusiasmo, della spontaneità o a mente fredda?

Quando compongo non faccio ragionamenti. È come una specie di gravidanza, da sempre, sin da quando ero ragazzo ho potuto notare questo curioso aspetto nel ciclo della mia creatività. E’ un fatto quasi fisiologico. E di attenzione. Attenzione ai dati che la realtà ogni giorno trasmette. Bisogna farsi antenna! Il tempo del lavoro di composizione “è sempre” ed è sempre spontaneità. Quanto alla mente direi che è assente come l’entusiasmo… (quest’ultimo mi può raggiungere più facilmente in fase realizzativa o durante un live). In buona sostanza non seguo scìe. Le mie canzoni nascono dentro e vengono partorite spontaneamente, per necessità. A volte anche io sfuggo un significato, quello che più mi interessa è che possano ispirare gli altri, nella ricerca di altri significanti significati.

Quali sono gli artisti che più ti piacciono?

Moltissimi. Non amo fare liste. Ne verrebbe fuori un elenco del telefono o mi sentirei di fare un torto a qualcuno escludendolo.

Ad ogni modo posso dire con sincerità, parafrasando una frase di Bob Dylan, che per me Dylan è stato il primo ed ultimo idolo. (Woody Ghuthrie was my first and last idol. Bob Dylan). Dylan è stato un input determinante e fondamentale nell’approccio allo scrivere canzoni, ma intanto ascoltavo e ascolto anche tanti altri artisti e diversi mondi musicali. Mi sono innamorato nel 1994 a Parigi di Nick Drake al primo ascolto, mi piaceva già John Martyn, suo amico. E a 15 anni mi piaceva già Leonard Cohen. Tutti i Beatles, Rolling Stones e poi Genesis, Pink Floyd, King Crimson, Jethro Tull, Yes, Giantle Giant e per restare nel Regno Unito, ancora, da James Taylor agli attuali Paolo Nutini, Wilco e sempre indietro nel tempo, The Clash, Police, Dire Straits, Sex Pistol, Ramones, Jan Duri, e poi ancora Cat Stevens e molti altri. Poi ci sono quelli della east e della west coast americana, Buffalo Springfield, Neil Young, Stephen Stills, David Crosby, Graham Nash, i Jefferson Airplane, Grace Slick, Carlos Santana, da New York la grandissima Joni Mitchell, Carole King… e Bob Dylan, The Byrds, Bruce Springsteen, Patti Smith, ma anche Nina simone e Joan Armatrading o The Eagles, Jackson Brown, David Bowie, Lou Reed, i Velvet Underground con Nico, insomma per arrivare fino a Radiohead, Coldplay… non si finisce più, e sto parlando quasi solo della musica del passato. Mi piacciono ovviamente anche le cose nuove. Mi piace Kurt Vile come Josh Grobam, e non abbiamo affrontato la classica, il jazz… i Weather Report, Zavinul, Coltrane, Fank Zappa, e la chitarra blues di J.J. Cale che ha fatto scuola a molti, lasciandoci canzoni uniche come After Midnight, rese più celebri dalle interpretazioni di altri artisti come, ad esempio, The Lynard Skynard o Eric Clapton. E come parlare di Eric Clapton senza citare Blind Faithfull e poi ancora Steve Winwood e Jim Capaldi, ovvero i Traffic, Roxy Music, Bryan Ferry, Bryan Eno e John Cale, i Talking Heads… ma avevo dimenticato Jimi Hendrix e Jim Morrison & The Doors, e Janis Joplin e molti altri ancora. Cambiando continente, Antonio Carlos Jobim, Chico Barque, Caetano Veloso, Ivan Lins… di cui ho fatto una cover (Canzone di Priamo) … te lo avevo detto, non si finisce più. La musica se è bella mi piace tutta, altrimenti come dice scherzosamente proprio il mio amico Sergio Cammariere: “Non è musica”.

Dedichi tante ore allo studio ed al perfezionamento artistico?

Ho seguito le indicazioni fornite dalla “Lettera del veggente” scritta da Arthur Rimbaud.

Quando si compone, quanto contano cuore e passione?

Quanto quando si vive.

Raggiungere un proprio stile ed identità, quanto è importante per un artista?

Posso rispondere solo per me. Lo “stile” non è qualcosa da ricercare per un artista. L’identità o si ha o non si ha. Difficile acquisirla senza perdere in autenticità. Sono gli altri poi che determinano gli stili e possono dire, questo è alla…

Come trovi cambiato il mondo della musica in questi ultimi anni?

Più o meno come il resto del mondo, in peggio… ma anche in meglio, ci vorrebbe un equilibrio maggiore tra valori e meriti. Ci vorrebbero tante cose in più e tante in meno…

Che cosa significa per un artista potersi esprimere liberamente al 100%?

Anche qui posso rispondere solo per me e significa fare quello che devo fare, cosa che più o meno ho sempre fatto e/o mi hanno lasciato fare.

L’aspetto “live” del tuo lavoro, quanto ti piace?

Molto.

Una canzone può essere un ottimo modo per comunicare?

Direi proprio di sì, ma non lo dico io, è storia! Tu ed io non saremmo quello che siamo senza “Like a rolling stone” o “Immagine”…

C’è un ricordo relativo alla tua carriera artistica che è rimasto indelebile?

Diversi. Ma del più indelebile non credo sia questa la sede più adatta per parlarne, ti lascio però un indizio, mega-concerto a Roma in Piazza San Giovanni, stile primo maggio, grande evento organizzato per protesta contro la “Guerra del Golfo”. Era il 25 gennaio del 1991 ed era appena uscito il mio cd Eclettico Ecclesiastico, con la Virgin e quella sera cantai tre canzoni anche io tra i tantissimi e famosissimi ospiti della manifestazione trasmessa in diretta televisiva in eurovisione… comunque, ti ripeto, ci sono tanti ricordi indelebili…
Un altro ricordo indelebile è quando andai a firmare il mio primo vero contratto discografico con la it/RCA all’età di 22 anni accompagnato da Margherita Buy, la mia compagna e amica di quegli anni.

Com’è il tuo pubblico tipo e qual è il rapporto che hai con chi ti segue?

Genere umano ed extra-umano, ma anche animali. Oppure ragazze intelligenti e belle tra i 19 e i 30 anni, noooo… non credo di aver mai cercato o di essermi preoccupato di avere un “pubblico tipo”. Anche se nella tua domanda c’è un elemento di verità. Ma forse si fa prima a rigirare la questione e chiedere ad un ipotetico pubblico qual’è il suo “artista tipo”. Credo che per condividere quello che scrivo non servano titoli o lauree ma solo attenzione, anima e cuore. E non è poco! Il rapporto che ho sempre avuto con chi mi scrive o viene a parlarmi dopo un concerto è sempre stato di grandissima e sincera gratitudine e conseguente apertura al dialogo e allo scambio. Anche se non è sempre facilissimo.

C’è ancora chi pensa che “Il cantautore non è un mestiere”… Insomma, fare arte, molti credono sia solo un hobby, quantomeno in Italia?

Per me fare arte, come dici tu, non è questione di volontà ma un sistema di sopravvivenza. Arte si nasce… e si muore. E si rinasce!

Ci sono dei momenti particolari nel corso della giornata, nei quali nascono le tue canzoni?

Sin da ragazzo ai tempi delle mie primissime canzoni la notte è sempre stato un momento particolare, forse il momento. Ma anche la malinconica quiete di certi pomeriggi…

Per un autore, quanto è importante saper cogliere e sintetizzare quanto gli sta attorno?

Bella domanda! E’ la cosa essenziale!

La musica, specie negli ultimi anni, è anche immagine… c’è il rischio che questa finisca con l’oscurare le varie composizioni?

Lo era di più, io credo, negli anni 80, proprio quando io ho cominciato (Festival di Sanremo 1985). Ricordo quel decennio come quello in cui il “look” sembrava contasse più della musica stessa. Quanto invece al fatto di unire immagini alle canzoni, ovvero i video, quelli quando sono belli mi piacciono molto. Non amo troppo le produzioni “patinate” e preferisco un’idea semplice, ma che ti lascia qualcosa. Poi ci sono tanti casi, ovviamente… girai uno dei miei primi video-clip ufficiali nel 1991 in super8, un formato che allora, come ancora oggi, non veniva più usato. Il risultato è un video che non si può datare, inattuale e quindi sempre attuale, tanto che il canale televisivo National Geo Music lo ha rimesso in rotazione dopo quasi vent’anni da quando fu realizzato e tutti pensavano fosse una produzione contemporanea. Ancora una volta tutto è… molto relativo.

Sei soddisfatto di come suona questo tuo album?

Sì. E colgo l’opportunità per citare e ringraziare ancora gli amici Francesco Musacco e Liano Vico che con me hanno condiviso questa “avventura” nelle sue varie fasi di arrangiamento, registrazione e missaggio delle canzoni, di cui sono autore di musica e parole.

(Andrea Turetta)

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