Antonello Venditti al palapartenope
Antonello Venditti al palapartenope

Al Palapartenope di Napoli il Tortuga Tour di Antonello Venditti

Anche questa volta Antonello Venditti ha sfiorato il sold out nella data napoletana dell’Immacolata con una performance che è andata ben oltre le due ore di concerto previste.

Alle 21.20 un count-down parte, accompagnato dall’entusiasmo dei fans, mentre un pianoforte a coda campeggia al centro del palco con un inconfondibile panama poggiato da un lato; Antonello Venditti comincia dal 1991 (“Raggio di luna”) mentre sugli schermi passano veloci le immagini di un passato di militanza che per lui fu prima un impegno personale, di vita e politico poi, fatto di bianco/nero e di una gioventù capellona (“I ragazzi del Tortuga”) che a pugno chiuso sfila per i vicoli di Roma. Ha saputo vivere senza dubbio il suo tempo, Venditti, e lo ha raccontato attraverso le personalissime istantanee che lo ritraggono studente (“Giulio Cesare”) al fianco di “Lilli” (pregevole l’intro con la chitarra classica di Maurizio Perfetto) e attraverso tutti i volti di donna che lo hanno accompagnato in quegli anni turbolenti.

Bello il sax di Amedeo Bianchi, non sono mancati gli assoli ben piazzati di chitarra elettrica del solista Toti Panzanelli nè l’apporto di Alessandro Canini (batteria e percussioni) accanto a quello di Derek Wilson (batteria); Fabio Pignatelli, presenza indiscutibile al basso, Danilo Cherni alle tastiere e Angelo Abate, il campano del gruppo, al piano a costituire la band di questo tour.

Antonello Venditti al piano
Antonello Venditti al piano

Uno dei punti più intensi del concerto è stata la carrellata dei brani tratti dagli album degli anni Ottanta e, in particolare, “Stella”, quando il pubblico è letteralmente scattato in piedi di fronte al sorriso di Valeria Solesin, morta nell’attacco al Bataclan di Parigi, e della giovinezza di Ciro Esposito, cui il cantautore ha dedicato accorate parole perchè “non si può morire per il gioco del calcio”, senza dimenticare Pino, Lucio e John. Parla di una città assediata (Roma, ndr), di tifo e di cattiva informazione, sottolineando -se ce ne fosse bisogno- che la maturità non sempre si accompagna ad una tolleranza in odor di mollezza intellettuale. Non nel caso di Venditti, almeno.

Gli anni Settanta
Gli anni Settanta

Al piano inizia, poi, la sequenza dedicata agli anni Settanta: “Nata sotto il segno dei pesci”, con “Bomba no bomba”, e una “Sara” rivisitata -non stravolta- delicatamente; ma Venditti ha lo sguardo rivolto al presente, e non mancano brani di “Tortuga”, suo ultimo lavoro discografico, che si alternano ai notissimi “Questa insostenibile leggerezza dell’essere”, alla splendida “Alta Marea”, all’immancabile “Amici mai”.

Venditti canta "Sara"
Venditti canta “Sara”

“Roma capoccia” chiude l’esibizione e Venditti esegue, accompagnato dai cori del pubblico e dopo aver regalato il suo panama ai genitori di Ciro presenti al Palapartenope, una “Grazie Roma” simpaticamente mixata al refrain di “O surdato nnammurato”, anche quello omaggio ad un calcio che dovrebbe tornare ad essere un gioco e non un business.

Grazie Roma
Grazie Roma

Su Monica Lucignano

Redattore

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