Valerio Vecchi, classe 1994, nato nella provincia pavese e con il mondo dello spettacolo nelle vene. Avevamo lasciato così Valerio Vecchi in una precedente intervista in cui parlava anche del suo primo romanzo La spettacolare storia di Ebenizer. Oggi è tornato in libreria con Il sorriso degli elefanti (Le mille e una pagina editore).
Valerio Vecchi, un ben ritrovato a te su La Gazzetta dello Spettacolo e un benvenuto alla Senatrice Tiziana Nisini, Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che oltre a conoscerti fin da piccolo condivide con te un’attenzione particolare al concetto di “meritocrazia”, parte centrale del tuo nuovo libro. Che giovane uomo troviamo tra la prima e la seconda opera? O, per meglio dire, c’è stata una evoluzione personale che si riflette anche nelle tue pagine?
Assolutamente sì. La prima è stata un’opera di getto: dovevo assolutamente “urlare al mondo” il mio malessere. Ero stanco e sfinito da una vita che sembrava avermi voltato le spalle e chiuso ogni porta. Poi ho deciso di reinventarmi, a fatica. Questa evoluzione è frutto della voglia di fare, che nasce da una forte esperienza nel mondo del volontariato, in particolare quello della Parrocchia. Bisogna fermarsi, riflettere e poi ricominciare a correre con una meta davanti agli occhi: per me il mondo dello spettacolo.
Ci avevi parlato della passione per il mondo dello spettacolo come una vocazione: è ancora così?
Credo che qualcosa di così puro e invisibile agli occhi non esista. La mia mente parte verso nuovi progetti, pensa contenuti senza che io lo voglia. Il nuovo romanzo ne è la prova. Scrivo della mia vita, dei miei sentimenti e delle mie sensazioni. Le dita danzano sulla tastiera interpretando la situazione, i luoghi, i dialoghi. Non esiste sensazione più bella.
Dicci qualcosa in più sul tuo nuovo romanzo. Per incominciare partiamo dalla scelta del titolo e dagli eventuali riferimenti autobiografici…
Io ho un elefante sulla scrivania, di quelli portafortuna. Lo vedevo sempre incupito. Un giorno guardandolo pensai: ma tu non sorridi mai? E poi mi sono chiesto subito dopo: gli elefanti sorridono? Ecco la metafora perfetta. Un enorme peso (la perdita degli affetti, la malattia, la solitudine), una grande impronta come quella di un elefante (la voglia di lasciare un messaggio tangibile) e un sorriso. Quel sorriso che scaturisce dopo anni di lotta alla ricerca di un posto nel mondo, quando ottieni anche il più piccolo risultato.
Centrale è la figura della donna, come mai?
Nella mia vita sono sempre stato circondato da donne. Il libro è dedicato alla mia nonna materna. Credo che abbiano una forza enorme. Io stimo le donne per la loro determinazione, cocciutaggine, allo stesso momento per l’eleganza e la classe. La donna nel mio libro è mamma, moglie così come quelle della mia vita che mi hanno saputo ricoprire di amore puro. Vorrei che tra le pagine trasparisse questo.
Inoltre, la trama affronta solidi valori con “schiaffi morali” contro una società che sembra essersi dimenticata della meritocrazia e che, disorientata, si chiede quale possa essere il futuro. Senatrice Nisini, sappiamo esserci un fenomeno – quello dei Neet – che, se avesse piacere, vorrei spiegasse ai lettori di cosa si tratta, cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare nel presente e futuro a livello istituzionale.
Innanzitutto vorrei complimentarmi con Valerio con il quale ho avuto modo di parlare spesso: abbiamo discusso molto del suo libro e lo ringrazio perché i ragazzi come lui, con la tenacia, la determinazione e lo spirito di sacrificio, molto spesso insegnano ai grandi come mandare avanti una società.
La meritocrazia purtroppo viene dimenticata e deve essere alla base di un mondo migliore. Valerio ha parlato di sacrifici e di rinunce per raggiungere il suo sogno e arrivare al suo obiettivo.
Parlando di giovani, purtroppo in Italia dobbiamo confrontarci con il fenomeno dei Neet che riguarda milioni di ragazzi e che si è acuito molto durante la pandemia.
Questi giovani, al contrario di Valerio, hanno rinunciato alla ricerca di un lavoro, agli studi e non stanno seguendo corsi di formazione: sono ragazzi che non hanno più entusiasmo.
Io credo che un Governo debba dare loro un’iniezione di energia e di stimoli. Abbiamo visto tutti come nel nostro Paese la disoccupazione dilaghi e come l’allontanamento dei percorsi scolastici sia sempre più frequente tra i ragazzi di alcune delle zone geografiche più colpite.
Come membro di questo Governo posso dire che situazioni come quella dei Neet stiamo cercando di contrastarle con dei percorsi di formazione personalizzata che sono stati inseriti nel programma GOL, la garanzia di occupabilità che riguarda giovani e donne, le fasce più colpite dalla pandemia; è una possibilità importante. Un obiettivo ambizioso e per il quale sono già stati stanziati i primi 880 milioni ripartiti tra le regioni per sostenere le categorie di lavoratori più fragili.
Siamo innegabilmente in una società dove i valori vengono sempre meno ed è per questo che ragazzi come Valerio devono essere valorizzati ed essere un esempio, perché sono loro che ancor più dei percorsi di formazione possono dare entusiasmo a quei giovani che l’hanno perso.
Noi arriviamo dallo stesso paese della provincia di Pavia, io poi mi sono trasferita in Toscana, fin da piccolo è sempre stato determinato e fuori dagli schemi in senso di determinazione e personalità, è riuscito a emergere con tanto spirito di sacrificio e tante rinunce, quelle a cui i nostri ragazzi sono sempre meno abituati.
Un po’ la colpa è forse anche di noi genitori che cerchiamo sempre di tenerli sotto una “campana di vetro” pensando di fare il bene e, forse, tanto bene non si fa.
Io credo che il percorso che ha intrapreso Valerio sia importante e che la sua esperienza debba essere messa a disposizione di tutti. Deve essere una dimostrazione per tutti quei ragazzi che hanno perso quell’entusiasmo e che devono necessariamente recuperarlo: vanno bene i percorsi di formazione, ma gli esempi volenterosi di ragazzi come Valerio sono il risultato e l’operazione migliore che si possa fare.
Nel ringraziare la Senatrice Nisini per questo spaccato sui giovani e il mondo della formazione e del lavoro, un’ultima domanda per te, Valerio: il sogno del cassetto di cui ci avevi parlato tempo fa c’è ancora ed è tutto in salita oppure no?
È una strada tortuosa. Vorrei raggiungere Roma e faccio un sunto di questa intervista. Mi piacerebbe essere ascoltato, provare a lasciare la mia semplice impronta interpretando storie e sentimenti, regalando con trasparenza un sorriso al pubblico a casa. Il mio appello? A una grande donna imprenditrice che ama il talento e la meritocrazia: Maria De Filippi.