Emma Saponaro con il libro Se devo essere una mela
Emma Saponaro con il libro Se devo essere una mela

Se devo essere una mela, di Emma Saponaro

Se devo essere una mela, pubblicato da Les Flâneurs Edizioni, prefazione di Marina Pierri, copertina realizzata da Alessandro Arrigo, è il nuovo romanzo della scrittrice Emma Saponaro che racconta in chiave ironica e divertente il percorso di liberazione di una giovane donna da un matrimonio rivelatosi solo una macchina capace di stritolare ogni possibilità di crescita personale.

Il libro di Emma Saponaro è disponibile qui:

Ne parliamo con lei per la nostra rubrica Libri e Scrittori.

Emma Saponaro, benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo. Hai presentato questo tuo secondo romanzo in occasione di Più libri più liberi a Roma e da allora hai riscosso un ampio successo di pubblico, registrando anche il sold out a Torino durante il Salone Internazionale del Libro. Numerose le presentazioni in giro per l’Italia e molti i lettori e le lettrici incontrati. È stato apprezzato tanto dagli uomini quanto dalle donne?

Devo dire la verità, questo è un romanzo che colpisce maggiormente un pubblico femminile, anche se non mancano apprezzamenti dai lettori uomini. Del resto è una storia di emancipazione e di liberazione di una giovane moglie da un marito diventato ormai possessivo, arrogante e soprattutto un grande ostacolo per ogni crescita personale. Ho detto “diventato”, ma probabilmente lo era sempre stato finché poco alla volta si è rivelato per quello che era. Proprio un’ora fa ho ricevuto un messaggio su Instagram di una lettrice che oltre ai complimenti mi ha scritto “mi prenderò cura di me”, è questo per me il successo: persuadere dell’importanza del volersi bene ed essere sé stesse.

Nel suo viaggio Rebecca, questo il nome della protagonista, incontrerà le grandi possibilità offerte dal web, diventando affermata e ricercata blogger di ricette che lei stessa inventa, soprattutto si avvarrà dei consigli e degli spunti di riflessione offerti da una divertente galleria di personaggi che altri non sono se non la reincarnazione dei principali filosofi della storia. Trovo questa idea di ricorrere alla filosofia originale e, al contempo, geniale. Emma Saponaro potremmo dire che con la filosofia e l’ars oratoria di un tempo lontano è più facile trattare temi delicati?

Ho dovuto far diventare Rebecca una blogger di cucina, per tirarla fuori da una situazione di dipendenza economica dal marito. Come riportano i dati Istat, il quarantacinque percento delle donne italiane ha una situazione di dipendenza economica dal marito. E qui si dovrebbe aprire un capitolo molto triste della condizione femminile oggi, pensiamo solo a situazioni di maltrattamenti o violenze fisiche e psicologiche dalle quale è difficile uscire se non si ha un sostentamento economico. La discussione sarebbe ampia e profonda ma non è questa la sede adatta. Tornando a Rebecca, dicevo, non è stato semplice tirarla fuori da questa situazione di dipendenza economica. Cosa sapeva fare lei che si è annullata nella coppia, si è fatta annichilire da un marito che subdolamente l’ha convinta a essere la regina indiscussa della casa? Nulla, non sapeva fare nulla se non rassettare casa e cucinare per il marito. Così mi è venuta l’idea delle ricette, ma al mio pubblico femminile dico: attente a seguirle, vi faranno litigare con il vostro partner. Già, perché le ricette di Rebecca sono provocatorie e servono a smuovere situazioni incancrenite in rapporti insani. Capito perché hanno riscosso grande successo?

Per quanto riguarda l’ars oratoria con i filosofi della storia, probabilmente l’idea mi è venuta perché indossando i panni di Rebecca mi sentivo maltrattata, trascurata, non ascoltata, soprattutto non ascoltata. Quando lei prende consapevolezza che il matrimonio non funziona, non ha mai funzionato, vorrebbe fuggire, si arrabbia perché si rende conto di essersi resa corresponsabile di questo suo stato di subordinazione, ma una cosa le è chiara: riprendersi la sua vita. Si trova in una condizione nuova, di stallo, non sa cosa fare, come muoversi, non sa nulla della vita poiché ha bruciato tutte le tappe della sua gioventù soccombendo alla prepotenza del marito. È un passaggio delicato per lei, e ora è lei a desiderare di ascoltare, è lei a voler andare alla ricerca della verità, e questa è filosofia: ricerca della verità. Per questo, durante il suo percorso incontra i più grandi filosofi della storia, perché con loro ha la possibilità di disquisire su temi importanti come la vita, la felicità, l’amicizia, l’amore. Eppure, alla fine del suo percorso, da moglie ingenua e remissiva diventerà una donna forte, talmente forte da essere in grado di ribellarsi alle teorie più note sull’amore, e si ribellerà anche perché scopre che i filosofi sono tutti uomini. Quindi insegnano solo il pensiero maschile. E le filosofe? Sono esistite, ma sono state messe a tacere.

“Se devo essere una mela” deve il titolo alla celebre metafora di Platone, secondo la quale gli esseri umani sono delle mezze mele che vivono irrisolte alla ricerca della metà mancante. Secondo Rebecca, invece, ogni essere umano è una mela intera e può incontrare l’amore solo quando trova partner capaci di rispettare la sua interezza. Quanto di Emma Saponaro c’è in questa sua convinzione?

Naturalmente è la mia convinzione. Peccato arrivarci dopo alcune, diciamo, tribolazioni. La cosa importante è prendere consapevolezza e agire secondo ciò che si ritiene giusto. Per me, la cosa più giusta nella vita, e senza alcuna deroga, è essere sempre sé stesse, da sole, in coppia e in società.

Sei una donna e una scrittrice molto ironica, seppure – lo abbiamo capito – tratti temi molto seri. Allo stesso tempo, sei laureata in pedagogia ed esperta nelle tematiche dell’adozione, tanto da aver tenuto al riguardo cicli di incontri e aver coordinato il Comitato di redazione della rivista semestrale Famiglia e Minori, per la quale hai pubblicato articoli a carattere psico-giuridico sulle tematiche legate all’adozione, all’abbandono e sulle violenze sulle donne. Ecco, cosa diresti alle famiglie di oggi e a ognuno dei loro componenti?

Direi che la cosa più bella è lasciarsi guidare dall’amore vero, quello puro e senza egoismi. Lo direi non tanto a ognuno dei componenti della famiglia ma a ogni persona che agisce secondo coscienza (o meno): la madre che abbandona perché consapevole che non potrà mai crescere un figlio o una figlia, la coppia che desidera (ho detto desidera, non che ha bisogno) un figlio o una figlia ma poi non ricorre al cosiddetto “rischio giuridico” che nessuno o pochissimi accettano. Contrariamente a quanto si crede, le strutture sono piene di bambini pronti a essere inseriti nelle famiglie, ma non risultando abbandonati non sono adottabili. Ecco, non sorprendetevi: un qualunque parente entro il terzo grado può telefonare una volta ogni tanto e questa telefonata fa sì che i bambini non risultino abbandonati e quindi non sono adottabili. Questi bambini continuano a crescere nelle strutture fin quando ormai grandi non li vuole più nessuno. Per fortuna esiste una prassi che i giudici più attenti cercano di seguire: se i bambini danno segni di sofferenza, questi giudici si avvalgono di un procedimento speciale, non prescritto, e, notificandolo alla famiglia d’origine, inseriscono il bambino o la bambina in una coppia di aspiranti genitori adottivi che abbia accettato questa procedura. A questo punto si aspettano i trenta giorni (che in genere diventano lunghi mesi) durante i quali la famiglia può appellarsi al decreto e, dimostrando di potersi prendere cura del bambino, può riaverlo. Trascorso questo periodo, in mancanza di un ricorso, i bambini possono restare nella famiglia aspirante adottiva.

Volevo arrivare al punto: più di parlare ai componenti delle famiglie io parlerei alle istituzioni. Cambiare la legge per non far crescere questi bambini nelle strutture, direi sia fondamentale.

Lo stesso vale anche per quanto riguarda le violenze sulle donne, per le quali le istituzioni – dal legislatore agli organi di controllo – dovrebbero darsi più da fare. Maltrattamenti e violenze domestiche, donne che non trovano il coraggio di chiedere aiuto alle forze dell’ordine o agli assistenti sociali perché troppe volte o non credute o non ascoltate sono all’ordine del giorno. Frequento una chat su questo tema, e ti assicuro che sto imparando cose dolorose, esperienze che bucano il cuore, e rimango così, impotente nella mia inutilità. Tuttavia, già ascoltare queste donne senza giudicarle è per loro un grande aiuto.

In chiusura, un nuovo libro è all’orizzonte o ora pensi a goderti l’estate Emma Saponaro?

Arrossisco. Il prossimo libro è stato già consegnato. Benché il genere sia diverso da Se devo essere una mela e il protagonista sia un uomo, il focus rimane sempre la donna e le difficoltà anche drammatiche che deve affrontare. Stop. Ho già detto troppo.

Penso di godermi l’estate, naturalmente, con qualche presentazione pugliese e continuando la stesura di un altro romanzo. Cosa vuoi farci? Chi scrive sta bene scrivendo!

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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