Alessio Lapice interpreta Romolo in Il primo Re
Alessio Lapice interpreta Romolo in Il primo Re

A tu per tu con Alessio Lapice

Alessio Lapice nasce a Napoli, scopre la passione per il cinema a 17 anni quando un gruppo di amici lo invita ad assistere alle prove di un loro spettacolo, dove poi ottiene un piccolo ruolo. Dopo il diploma, si trasferisce a Roma per intraprendere la carriera cinematografica. Frequenta il Duse, il Centro Internazionale di Cinema e Teatro fondato da Francesca De Sapio e Giuseppe Perruccio, e continua poi gli studi come attore con Ivana Chubbuck e Michael Margotta.

Alessio Lapice interpreta Romolo in Il primo Re
Alessio Lapice interpreta Romolo in Il primo Re

Nel 2016 continua la sua formazione artistica partecipando a diversi laboratori creativi e iniziative presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. In breve tempo afferma il suo talento ottenendo ruoli principali in progetti come “Gomorra – La Serie”, “Il Padre D’Italia” di Fabio Mollo al fianco di Luca Marinelli, fino al primo ruolo da protagonista in “Tafanos”, film girato in lingua inglese e diretto da Riccardo Paoletti. È protagonista del film “Nato a Casal Di Principe” diretto da Bruno Oliviero. Il film basato su una storia vera è tratto dall’omonimo libro scritto a quattro mani dal produttore Amedeo Letizia e dalla giornalista Paola Zanuttini, racconta la vicenda di Paolo Letizia, fratello di Amedeo, rapito nel 1989 in circostanze misteriose e mai più tornato a casa. Il fortunato film è stato presentato fuori concorso alla 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e porta Alessio con la sua interpretazione a vincere la menzione speciale ai Nastri d’Argento.

Oggi Alessio è nuovamente protagonista dell’atteso film in costume di Matteo Rovere “Il Primo Re” dove interpreta il ruolo di Romolo con Alessandro Borghi in quello di Remo interamente girato in latino arcaico, verrà presentato  il 31 gennaio per 01 Distribution.

Attualmente è tra Roma e  la Basilicata sul set della serie Raiuno in 6 puntate “Le avventure di Imma”, per la regia di Francesco Amato e tratta dai libri di Mariolina Venezia .

Benvenuto Alessio, iniziamo con una domanda di rito: Come nasce la sua passione per  la recitazione?

Già d piccolo ne ero affascinato, “l’incontro” è avvenuto durante le prove di una rappresentazione teatrale di alcuni amici, lì forse è scoccata la scintilla che con il tempo si è tramutata in amore, è diventata una ricerca continua, un qualcosa che mi fa scoprire sempre più cose di me e questo è forse uno dei motivi per il quale ho voluto intraprendere questa strada. Quando inizi questo percorso non sai mai dove ti porterà e forse mai lo saprai… però il riuscire a trovare nuovi tasti di te stesso e degli altri, credo, forse sia la cosa più bella di questo mestiere.

Gomorra la serie, Il Padre d’Italia, Nato a Casal di Principe… tante esperienze professionali davvero importanti …

Esperienze indelebili, che mi hanno dato tanto e mi hanno insegnato e fatto crescere, oltre avermi fatto incontrare persone ed artisti davvero incredibili. Ci tenevo anche a menzionare un lavoro che ho girato  in lingua inglese, Tafanos, è su Sky ed è un horror commedy, una situazione divertente, è un b-movie ma che mi ha fatto vivere belle emozioni, un altro percorso vissuto con piacere.

Il Primo Re, dal 31 Gennaio nelle sale cinematografiche italiane. Tu sei Romolo. Raccontaci di questa incredibile esperienza artistica.

Un’esperienza molto bella e molto, molto importante, raccontare la storia di Roma è come raccontare la storia d’Italia, quindi un racconto forte… la nascita di Roma è un qualcosa di incredibile, raccontare la storia di Romolo, ricreare tutto questo è stato davvero unico,  è praticamente il raccontare come sia nato tutto! La storia di Roma è la storia di Italia, forse è la storia del mondo… un viaggio davvero incredibile.

Il ricreare un qualcosa che “non è mai esistito” aveva in sé difficoltà e bellezza, quindi da una parte hai pochi riferimenti, dall’altra hai la libertà di creare.

Mi sono rifatto a riferimenti storici di come cambiava l’essere umano nel suo aspetto antropologico, la postura, il suo stare al mondo, e quello che mi porto dentro, anche a distanza di tempo, perché forse “dopo” riesci a percepire maggiormente il tutto, a volte capita che mentre stai “costruendo” non ti rendi ben conto di quello che stai vivendo e solo “dopo” ti rendi conto di quanto sia stato incredibile il tutto, cioè riesci a comprendere tante cose che nel mondo di oggi dai per scontate: una giornata di sole, il fuoco… cioè per Romolo e Remo una giornata di sole, per l’appunto, significa un giorno in più sulla terra, due fratelli che si aggrappano alla vita, alla sopravvivenza con tutte le armi ed i mezzi che hanno a disposizione. Ognuno lo fa in maniera diversa, essendo diversi nel carattere, ma con un unico obiettivo: la vita, la sopravvivenza. 

Un rapporto  di fratellanza che a volte li condizionava… quello che “tu” vorresti fare talvolta non sposava con quello che vorrebbe fare tuo fratello, due fratelli che vivono un rapporto in simbiosi, viscerale, estremamente fraterno, sentirsi l’un l’altro in tutti i momenti  per poi combattere per la sopravvivenza ma in modo diverso… percorrere questo viaggio attraverso gli occhi di Romolo è stato davvero incredibile, il sorprendersi  delle piccole ma grandi cose come può essere, per l’appunto, una giornata di sole ti fa capire il giusto  valore dell’ apprezzare e meravigliarsi delle cose belle che accadono.

Romolo è più pio, lacerato dalla vita e da tutto quello che gli è accaduto, estremamente precario, non ha una terra su cui poggiarsi, e questo è proprio il fattore incredibile di tutta questa storia, fattore che ho potuto vivere in prima persona, cioè quello di “non avere nulla sotto i piedi”, non avere basi… per questo si fa guidare dall’aspetto religioso. Un personaggio silenzioso, ma il suo silenzio urla profondamente, il suo silenzio urla…

Un momento particolarmente difficile vissuto sul set?

Ci sono stati momenti veramente difficili, forse più di uno… 

Ricordo uno in particolare, eravamo quasi a metà del film, avevamo fatto una dieta bella dura, ho perso oltre 10 chili per prepararci per questo ”viaggio”, che necessitava anche di una cura nel fisico, nell’aspetto antropologico ,come dicevo prima… giravamo nel fango, nel freddo, nudi, con tutte le difficoltà del caso, tante ore al giorno, una preparazione di trucco che durava circa 4 ore ogni mattina, e quindi mi ricordo che mi sentivo in una “bolla”, una “bolla” che si prende tante cose, non era stanchezza ma vivendo tutte le fasi del “viaggio” che andavi ad intraprendere come le poche ore di sonno, la preparazione, l’ essere provati  fisicamente un po’ per la dieta, un po’ perché spesso si lavorava 12 ore circa al giorno, la difficoltà delle scene in situazioni estreme rispettando la cronologia, si poteva sbagliare poco e quindi dovevi essere pronto, preparato. Anche tra colleghi abbiamo vissuto in maniera simbiotica, in particolare con Alessandro, proprio per le condizioni non facili da affrontare c’era questo preoccuparsi  reciproco. C’è stata una sera in particolare, il giorno dopo avevo delle scene difficili, particolari, importanti e questo mix di sensazioni che provavo mi hanno fatto vivere un momento davvero duro… è stata una serata che ricordo essere stata davvero dura.

Come ci si sente ad essere in lizza per il David di Donatello?

(Sorride)… mi sento molto, molto felice! Mi sento felice per il David, per il film, per la storia, per tutto quello che abbiamo costruito insieme.

Per i David la vivo come l’ho vissuta per il Nastro, sono rimasto molto sorpreso … non ci resta che aspettare ma sono già felice così, sono felice già per  il fatto di aver potuto portare a Venezia una storia come quella di Nato a Casal di Principe, così intensa e particolare… mi ha reso davvero contento il vedere la famiglia seduta in prima fila… è stata una delle cose più belle che potevano succedermi.

Bruno Oliviero, insieme a Matteo Rovere, hanno rappresentato per me due incontri davvero importantissimi, spero ce ne possano essere degli altri in futuro ma questi sono stati davvero fondamentali.

La storia è rimasta chiusa in un cassetto per oltre 25 anni, nessuno ne ha parlato ed a noi ci è stata data la possibilità di dare voce a quello che era accaduto, sperando di aver trasmesso al pubblico le stesse emozioni che abbiamo vissuto noi. A noi veramente ci ha dato tanto e di cuore auspico che nelle nostre possibilità siamo riusciti a restituire almeno il 2% di quello che abbiamo provato noi.

La famiglia della storia, per me, è un vero esempio di forza, una famiglia che non ha mai chiesto nulla, un esempio di generosità nonostante il vissuto, superare la condizione umana, andare oltre il dolore.

 La vita ti rema contro e tu gli apri le porte… sono davvero molto grato a quella storia.

Attualmente sei impegnato tra la Basilicata e Roma per una nuova serie di Rai Uno, Le avventure di Imma…

Si, interpreto un giovane della provincia del sud, totalmente diverso da Romolo, un giovane timido alla ricerca di un mondo che immagina dai campi di casa sua, è un po’ alla ricerca di una sua maturità, di una sua  identità, è molto legato alla famiglia, è molto protettivo, timido, a tratti impacciato, infinitamente buono, ama tantissimo e scoprire che il mondo che lui immaginava, dai campi di casa sua ,ha delle sfumature che lui non conosceva… lo spiazzano non poco. È come una distesa di prato verde ancora da coltivare.

La regia è di Francesco Amato, che segue con grande passione, precisione e attenzione.  Protagonisti  Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo con cui ho già lavorato in Nato a Casal di Principe e che ritengo essere una persona straordinaria.

Nel salutarti e ringraziarti ti chiedo di darci tre validi motivi per invitare i lettori al cinema il prossimo 31 Gennaio alla visione del film “Il primo re”

Eh bella domanda! Bisogna sostenere questo valido esperimento  italiano, siamo stati tutti molto coraggiosi nell’affrontare questa sfida, questo viaggio, ma più di tutti i produttori…  Matteo Rovere oltre e ad essere produttore è anche sceneggiatore e regista. Credo sia uno degli progetti mai realizzati nella storia del nostro paese, quindi venite al cinema per sostenere e sostenerci.

Secondo motivo è il rapporto tra due fratelli, un rapporto che resterà sulla pelle di coloro che verranno al cinema, è un qualcosa che si vive tangibilmente, è molto presente l’amore nonostante sia un film d’azione… ma l’amore è davvero molto presente, ed il mondo ha bisogno di amore.

Il terzo motivo è un film che ci riporta all’anno zero, alla nascita di tutto… e ci fa riflettere, ci fa capire che dove noi camminiamo oggi ebbe inizio, si può dire, tutto da lì… ci rende un po’ più responsabili. Ci fa riflettere su quanto sia costato tutto questo, ci fa capire quanto sia costato a Romolo e Remo tutto quello che noi stiamo vivendo oggi, persino la terra dove poggiamo i piedi.

Grazie ad Alessio Lapice per averci fatto toccare con mano le sensazioni che ha vissuto, i suoi racconti carichi di enfasi e sentimento fanno comprende quanta passione ci metta nel suo lavoro che riesce ad usare anche come veicolo per trasmettere emozioni ed entusiasmo.

Su Silvana De Dominicis

Vice direttore di La Gazzetta dello Spettacolo, amante degli animali, la natura e la cucina veg. Umiltà e sensibilità sono nel contempo i miei pregi e difetti.

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