In scena con la sua opera “Una piccola impresa meridionale” (oltre che al cinema), il poliedrico Rocco Papaleo mette in mostra la sua arte con la regia di Valter Lupo e l’ausilio di 5 musicisti.
Un esperimento di teatro canzone, come un diario da sfogliare a caso, che raccoglie pensieri di giorni differenti. Brevi annotazioni, rime lasciate a metà, parole che cercavano una musica, storielle divertenti o che tali mi appaiono nel rileggerle ora.
Non è che un diario racchiuda una vita, ma di certo, dentro, trovi cose che ti appartengono, e nel mio caso l’azzardo che su alcune di quelle pagine valesse la pena di farci orecchiette, per riaprirle ogni sera a chi ha voglia di ascoltare. Fin qui, il senso della piccola impresa. A renderla meridionale, ci pensa l’anagrafe, mia e della band che tiene il tempo.
Ma sarebbe meglio dire, il controtempo, visto che il sud, di solito, scorre a un ritmo diverso. La questione meridionale in fondo è tutta qui: uno scarto di fuso orario, un jet lag della contemporaneità che spesso intorpidisce le nostre ambizioni. Del corpo sociale, siamo gli arti periferici, dita e unghie. Il cuore pulsan te batte altrove, mentre a noi, tutt’al più spetta la manicure.Dunque, un teatro a portata di mano, col desiderio, a ben vedere, solo di stringerne altre.
Vediamo insieme la videointervista fatta a Rocco dove ci parla delle “opportunità” celate nella crisi dello Spettacolo.