Incontriamo l’attore e regista Gianfranco Gallo, in vista della presentazione del documentario “Il Fuoco nella Balena… i devoti dello Spartak San Gennaro“.
Tanti i nomi coinvolti tra gli ospiti come il cantautore Roberto Colella (La Maschera), Alan De Luca, Ciccio Merolla, Paese Mio Bello, Dario Sansone, Monica Sarnelli, Shaone-Op.Rot feat. Gea Vesuvia e Luigi Esposito, Antonio Maiello, Michele Visconte, ma intanto ascoltiamo da Gallo l’entità del progetto e le sue finalità.
Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo a Gianfranco Gallo. Lei firma la regia di un documentario: “Il Fuoco nella Balena… i devoti dello Spartak San Gennaro”. Cosa ci può raccontare in merito?
Il Fuoco nella Balena… i devoti dello Spartak San Gennaro, è un breve documentario di circa venti minuti sulla storia vera dello Spartak, una realtà unica di Calcio Sociale nata a Napoli 4 anni fa. Il documentario è stato realizzato per far conoscere la realtà dello Spartak San Gennaro attraverso i mezzi del Cinema e della TV. La presenza di Eduardo De Filippo aleggia durante tutto il filmato, con il suo intervento a favore dei minori dell’ex Carcere Filangieri e come sentiero illuminato per qualsiasi artista.
Tanti amici artisti ti accompagneranno nella presentazione della Domus Ars di Napoli. Si può dire che è un trascinatore?
Si può dire che ho una coerenza che i miei colleghi mi riconoscono. Questo, dopo 42 anni di carriera non è così scontato. In 42 anni ci sono tantissime occasioni per sbagliare. Il mio interesse per i meno fortunati è nella mia indole, non ho altri scopi se non un loro vantaggio nell’immediato e nel futuro. Mi interesso di minori a rischio da un bel po’. Questo lo sanno tutti.
Si denota il suo impegno nel progetto Spartak, che da tre anni la vede a favore dei ragazzi disagiati del centro storico di Napoli. Cosa ci racconta di questa realtà?
Da quattro ragazzini tolti dalla strada nel quartiere del Pallonetto di Santa Lucia, oggi si è giunti nel quartiere Montesanto ad ottanta giovani dai 5 ai 16 anni che vengono equipaggiati di divisa, borse, palloni, per i quali si provvede alle iscrizioni ai tornei, ai fitti dei campi di allenamento, ai viaggi e a quant’altro serve per l’attività sportiva sociale. Ragazzi per lo più provenienti da realtà complicate, spesso molto difficili, con altri che hanno scelto di proposito un percorso comune, tutti insieme con le loro storie nelle borse e con la voglia di appartenere ad una sola squadra.
Sport, recitazione, scrittura. Cosa pensa Gianfranco Gallo di quello che sono le attività alternative per il futuro di questi giovani che non hanno ancora avuto la propria opportunità?
Questi ragazzi hanno bisogno di sentirsi integrati, di far parte di una squadra, seppur con le loro unicità. E’ la dignità che bisogna restituirgli e la fiducia in sé stessi.