We Want Sex

We Want Sex, la recensione

Versione romanzata di fatti realmente accaduti nell’Inghilterra di fine anni Sessanta, “We Want Sex” (furbescamente malizioso titolo italiano che sta per “We want sex equality= noi vogliamo la stessa uguaglianza…. che soppianta il ben più operaio “Made in Dagenham” dell’originale) racconta della protesta di un gruppo di operaie dello stabilimento Ford della cittadina di Dagenham (appunto).

We Want Sex

Protesta che nacque da rivendicazioni tutte interne alla fabbrica per trasformarsi in una grande e travolgente battaglia – infine vinta – per assicurare a tutte le donne parità di salario con i loro colleghi uomini.

Chiaramente a suo agio con le storie al femminile, We Want Sex, come dimostrato con titoli come “Calendar Girls” e “L’erba di Grace”, il regista britannico Nigel Cole torna in patria dopo la parentesi americana di Sballati d’amore e scegli la strada della commedia e della leggerezza – pur senza svicolare davanti alle necessità del dramma o della serietà – per raccontare una vicenda comunque carica d’impegno e di legami con l’attualità.

Perché pur fortemente contestualizzato da un punto di vista temporale, We Want Sex non è un film chiuso nella ricostruzione di una vicenda passata: al contrario, attraverso una vasta serie di sfumature, riesce a rendersi efficacemente contemporaneo. E questo non solo perché le discriminazioni subite dalle donne sul mondo del lavoro (e non) continuano ad essere all’ordine del giorno, così come lo scollamento tra il mondo sindacale ed i soggetti che lo stesso dovrebbe rappresentare e tutelare, le ingerenze dell’economia nella politica. Ma anche perché Cole non dimentica d’inserire nel suo film, attraverso le peripezie della leader per caso Rita O’Grady, ben più di un accenno alle difficoltà femminili di trovare realizzazione tramite un’identità professionale e di equilibrarla con quella familiare. Tutti meriti per un regista che ama e sa raccontare e dipingere le donne, senza dimenticare gli uomini, e per un film che fa del garbo la sua parola d’ordine.

Un garbo brioso e dinamico, che ben ricalca i tempi e le figure che racconta.

Presentato in anteprima alla 35a edizione del Toronto International Film Festival l’11 settembre 2010, successivamente è stato presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2010.

Regia: Nigel Cole

Cast: Sally Hawkins, Bob Hoskins, Miranda Richardson, Geraldine James, Rosamund Pike, Andrea Riseborough, Daniel Mays, Jaime Winstone, Kenneth Cranham, Rupert Graves, John Sessions, Roger Lloyd-Pack, Richard Schiff, Peter Hugo-Daly, Simon Armstrong, Matilda Cole, Romy Taylor, Marcus Hutton, Gina Bramhill, Joseph Kloska, Miles Jupp, Frank Baker, Philip Perry, Phil Cornwell, Karen Seacombe, Thomas Arnold, Sian Scott, Robbie Kay, Andrew Lincoln, Lorraine Stanley, Nicola Duffett, Joseph Mawle, Matthew Aubrey, Matt King, Cara Bamford, Ronald Fernee, Annika Hammerton, Simone Liebman, Johnny Lynch, Ben Morris, Jarrad Owens, Laurie Cannon, William Ivory, Nico Tatarowicz, Denis Gilmore, Mitchell Mullen, Noah Taylor, Victoria Watkins, Craig Randall, David Bond

Genere: Drammatico

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Redazione Giornalistica

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