Una voce indimenticabile, una serie di hit che la trascinarono con la potenza del suo fascino nell’Olimpo del jet set internazionale, e con la stessa dirompente forza ne iniziarono a schiacciare l’esistenza: “È una fragile giovane donna, non può sopportare tutto questo”, aveva detto il suo medico dopo l’overdose non letale del 2007. Lunedì 28 settembre alle 21.00 e martedì 29 alle 18.45 a Cinemazero “Amy – The Girl Behind the Name” ripercorrerà tutto questo e molto di più. Il documentario di Asif Kapadia che ha incantato l’ultimo Festival di Cannes infatti ha saputo restituire ai milioni di fan la voce e la storia di una delle artiste più carismatiche e controverse della scena soul, con un ritratto esclusivo e toccante.
Attraverso filmati che la ritraggono e interviste al suo entourage, a colleghi, produttori e bodyguard, alla madre, al controverso padre, alle amiche storiche Juliette e Lauren, seguiamo Amy dalle origini al successo, passando attraverso il disagio ereditato dall’infanzia, disturbi alimentari ed eccessi di alcol e droga, la pressione di tournée, giornalisti e paparazzi ossessionati. Kapadia mostra la sua fragilità, sotto aspetti meno noti, come il suo amore assoluto e autodistruttivo verso Blake Fielder-Civil, con cui voleva condividere tutto, anche i sentimenti negativi, a partire dall’uso di crack ed eroina inaugurato proprio insieme allo sposo. Intanto le canzoni di Amy, da Back to Black a Rehab, tessono la trama narrativa del film, testi talmente intrisi di vita da essere quasi un’autobiografia constante con cui la Winehouse tentava di esorcizzare ed elaborare le emozioni più difficili.
“Amy non voleva morire”, è detto nel film, anche se sembra difficile crederlo vedendo le immagini raccolte dal regista, in cui appare sempre più magra, col viso stravolto, in immagini che fanno male.
Tanto potente quanto profondamente triste, Amy inquadra il rapporto contrastante tra fama e arte e il graduale distaccarsi da tutto il suo universo della cantante londinese.