“Interstellar”, il nuovo Odissea nello spazio

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LA RECENSIONE >> Avete presente quello che fa il verme con la mela, che preferisce scavare all’interno invece di attraversarla in superficie? È la stessa azione che la troupe di astronauti e scienziati messa insieme dal Professor Brand (Michael Caine) e guidata da Cooper (Matthw McConaughey) è costretta a fare per passare da una galassia all’altra, infilando la propria astronave (il verme) in un wormhole (la mela). Il gruppo è alla ricerca di nuovi pianeti in cui far vivere l’umanità, visto che la Terra muore lentamente ma inesorabilmente, travolta incessantemente da tempeste di sabbia che distruggono ogni risorsa naturale. Questo space movie di Christopher Nolan costringe il regista di Memento (2000) a superare non solo le sbalorditive visionarietà pensate da Alfonso Cuarón per Gravity (2013), ma soprattutto a confrontarsi con regole d’avventura galattiche mostrate solo da Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello spazio (1968).

Creando certamente l’opera più ambiziosa della sua carriera, che vuole intrattenere con intelligenza e, cosa più importante, che vuol trascinarci emotivamente nello stesso buco nero che i protagonisti incontreranno lassù. Nolan ha già sfoggiato la sua audacia, persino quando ha voluto ridisegnare un eroe pop come Batman, ma stavolta si spinge oltre (il tempo e lo spazio), accompagnandoci in un incredibile viaggio, realizzato, tra l’altro, filmando in analogico, senza utilizzare quasi mai il green screen. Che ci farà soffrire, sobbalzare e ci farà magnificamente perdere nel contorto doppio piano di trama, uno abitato dagli “eroi” dello spazio, l’altro da chi è rimasto sulla Terra, come la sempre bravissima Jessica Chastain, ovvero Murph, la figlia di Cooper ormai adulta. L’insaziabile voglia del cinema contemporaneo di superarsi sempre più ora ha un nuovo, splendido termine di paragone: il suo nome è Interstellar.

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Redazione Giornalistica

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