Nina Pons
Nina Pons

Nina Pons: la capacità di rimanere fedeli ad un sogno

“La seconda via”, ad opera di Alessandro Garilli, è il film che vede tra i protagonisti l’attrice Nina Pons, giovane e brava, nei panni di Iris. Una donna forte, quella che porta in scena da gennaio al cinema, fedele ai suoi trascorsi, ad ogni scelta fatta e sogno.

Ringraziamo la Pons della disponibilità e di ciò che ha voluto raccontarci del suo vissuto, del suo percorso artistico.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Nina Pons. Ti andrebbe di raccontarci di come ha avuto vita il tuo amore per la recitazione?

A dir la verità non c’è stato un momento vero e proprio. Ho studiato in una scuola Americana dove c’era la drama class ed ero timidissima, però qualcosa mi incuriosiva. Così, dopo scuola, ho cominciato a seguire un corso di recitazione serale. Poco alla volta mi sono innamorata della recitazione, anche per via del fatto che mi divertiva, mi riempiva di vitalità. Da piccola non sentivo il concetto di limite quindi cambiavo idea ogni volta che notavo qualcosa di divertente. Volevo fare tutto, vivevo la fantasia, ed è proprio lì che custodisco il mio essere bambina. Questo mestiere ti offre spesso la possibilità di essere ciò che vuoi.

Parlaci di Iris, il personaggio che interpreti ne “La seconda via”, film ad opera di Alessandro Garilli, dal 26 gennaio al cinema. Come ti sei preparata ad affrontare questo ruolo?

Oggi, per una donna, è difficile affrontare una figura femminile che ha le caratteristiche di un’epoca che non ci appartiene. Bisogna fare un grande lavoro di immaginazione e di intenso studio. L’innamoramento, in un’epoca che non è la nostra, ha delle caratteristiche diverse legate a quanto viene concesso dall’educazione. L’universo è cambiato, la comunicazione era legata alle lettere, alla scrittura, cosa che sta scomparendo. Le lettere sono la chiave del mio personaggio. Iris si innamora di Prati, il postino, e ha questa idea geniale da cui fuoriesce l’intelligenza di questa giovane ragazza. Decide di scrivere delle lettere indirizzate a sé stessa per poterlo vedere ogni giorno ed è proprio così che nascerà la loro storia d’amore. Una lettera, al tempo, era in grado di emanare emozioni. Oggi comunichiamo velocemente, invece. Una lettera poteva arrivare dopo giorni, un messaggio arriva in pochi secondi. Si è persa l’emozione sana dell’attesa: adesso è tutto e subito. Ho dovuto fare un grande lavoro sul dialetto, essendo Iris Abbruzzese. Ho avuto un bravissimo attore abruzzese al mio fianco, Manuele Amicucci, che è stato il mio coach prima e durante il set. 

Quali sensazioni sono legate alla realizzazione di un film che porta con sé un tema importante come la ritirata di Russia e, al contempo, la prima giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino?

Ho avvertito, sin da subito, una forte sensazione di responsabilità verso chi ha compiuto questo surreale cammino. Ho provato ciò anche verso quelle famiglie che hanno aspettato il rientro dei loro cari senza mai perdere la speranza. Si tratta di un film che tratta con urgenza il non dover dimenticare tutto ciò che accadde.

Nina Pons. Foto di Mirko Morelli
Nina Pons. Foto di Mirko Morelli

Cosa porterai con te da questa esperienza cinematografica?

Porterò con me il senso di amicizia ed il supporto reciproco che si crea nelle situazioni estreme. La tenacia di questi uomini, la capacità di rimanere fedeli a un sogno, a una importante attesa. Soprattutto porterò con me la speranza del mio personaggio, Iris. Lei, per me, ha rappresentato la sintesi di tutte quelle donne: madri, mogli, sorelle che non hanno mai perso la speranza che un treno potesse tornare indietro.

Quale altro ruolo ti piacerebbe poter portare in scena in futuro?

Non c’è un ruolo specifico di cui poter parlare, al momento. Mi piacerebbe lavorare su donne che hanno le loro fragilità e le loro forze, le persone comuni che affrontano problemi di vita; perché chi guarda possa rivedersi e ritrovarsi in una parte di sé e del proprio vissuto. Un desiderio che ho sarebbe quello di studiare un ruolo brillante, comico, perché come ci ha insegnato Monica Vitti dietro grandi risate ci sono grandi fragilità.

Chi è Nina nel quotidiano, quando non è alle prese con il lavoro?

Una ragazza qualunque, che studia, che fa quello che le piace e si diverte. Amo molto scrivere e dipingere. 

Sogni e progetti futuri di Nina Pons?

Di sogni ne ho tanti, forse troppi. Se ve li raccontassi vi annoiereste e poi sono dell’idea che sia più che giusto tenerli per sé, altrimenti potrebbero non avverarsi. Se di progetti futuri parliamo, invece, questa estate sarò in scena a Teatro. Farò parte della seconda stagione di Vita da Carlo 2 e per il resto, acqua in bocca. 

Nina Pons di cosa ti piacerebbe occuparti se non avessi deciso di intraprendere questa strada?

Ho sempre avuto un forte senso della giustizia. I miei amici, difatti, sostengono che sarei stata un ottimo avvocato. Per un periodo volevo fare la criminologa, il giorno dopo volevo studiare psicologia e il giorno dopo ancora cambiavo idea di nuovo. Sembra evidente che non so rispondere a questa domanda.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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