Roberto Capucci

Roberto Capucci: grato e onorato del successo di “Mio fratello, mia sorella”

Roberto Capucci il regista del momento, colui che ci ha donato un film ricco di sfumature, che inevitabilmente ci porta a riflettere, a risolvere i nostri errori.

Roberto Capucci

Da questo ottobre, su Netflix, è approdato “Mio fratello, mia sorella”, che ha tra i protagonisti Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi. Il regista di cui parliamo è l’abilissimo Roberto Capucci. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo, di approfondire la tematica presente in questo suo film.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Roberto Capucci. Come stai?

Grazie, sto molto bene. Felicemente sorpreso da tutto quello che sta accadendo.

“Mio fratello, mia sorella”, dall’8 ottobre su Netflix, sta riscuotendo enorme successo. Quali sono le tue sensazioni a riguardo e cosa ti ha spinto a realizzare questa bellissima storia?​

Mi sento grato e onorato. Non sono abituato a tutto ciò. Sentire e leggere tante persone che ti ringraziano per essersi emozionate è una sensazione incredibile, perché quando pensi, scrivi e dirigi una storia non è scontato arrivare agli altri. Non lo so cosa mi spinga a raccontare qualcosa, non me lo sono mai chiesto. Ci sono tante ragioni. Forse è semplicemente la voglia di farlo.

Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi in Mio fratello, mia sorella
Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi in Mio fratello, mia sorella

I rapporti tra fratello e sorella, da sempre, sono molto complicati. La distanza tra i protagonisti del tuo ultimo lavoro, è enorme, ma recuperabilissima e ancorata a valori forti. Quanto c’è di autobiografico in questo tuo secondo lungometraggio?

Quando ho pensato al soggetto e scritto la sceneggiatura, insieme a Paola Mammini, credevo che di mio ci fosse solo la sensibilità nel raccontare una storia apparentemente diversa dalla mia, ma andando avanti mi sono reso conto sempre più di quanto inconsciamente ci fosse di me e della mia vita in quello che stava nascendo. Penso sia inevitabile, per quanto pensi di essere distante da quello che stai raccontando, l’inconscio ti ci riavvicina inesorabilmente. Forse non è un male, in un certo senso penso sia catartico. Quello che è sicuro, è che prima di me, chi ha avuto la piena consapevolezza di quanto il film mi assomigliasse, è stato Alessandro Preziosi, ma questa è un’altra storia…

La scelta del cast è stata voluta?​

Si, ovviamente. Al contempo, mi piace pensare che il film abbia scelto i suoi protagonisti e l’abbia suggerito al mio intuito. Oggi li sceglierei di nuovo. Del loro talento, dell’entusiasmo, del lavoro che hanno fatto e di quello che hanno messo di loro stessi in gioco nell’affrontare le diverse interpretazioni, sono estremamente fiero.

Com’era l’atmosfera sul set?

L’atmosfera, non starebbe a me dirlo, penso sia stata speciale, quasi familiare. Ho la mia squadra che mi segue e mi conosce da anni e a loro si sono aggiunti degli ottimi professionisti e un cast incredibile. L’ultimo giorno di riprese, nel quale abbiamo girato appositamente il finale, è stato molto intenso ma anche un po’ malinconico, proprio perché l’ultimo.

Hai in cantiere un nuovo progetto?​

Si, certo. Spero di partire quanto prima. Grazie e alla prossima!

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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