L’ammiraglia di Mamma Rai di tanto in tanto dismette i panni di Grande -e onnipresente, invadente, invasiva- Sorella per recuperare il suo stato orginario di buon maestro, di mezzo divulgativo, proponendo un pò di sana cultura.
E’ ciò che avviene quando il teatro va in televisione, quando il grande cinema sbarca in Tv, quando attori di grande levatura (e Benigni lo è) ripercorrono i passi che già furono di Eduardo -e non solo-, portando all’attenzione di un pubblico indubbiamente vasto uno spettacolo che, altrimenti, avrebbe una diffusione meno capillare.
“I dieci comandamenti” arrivano su Rai Uno sulle gambe guizzanti di Roberto Benigni nel prime time del 15 dicembre c.a., creando come spesso accade, grandi aspettative nel pubblico; ma il racconto biblico non è la Divina Commedia riletta, in parte, come una intricata soap opera ricca di intrighi politici e di tramacci di vario genere, nè la gioiosa disquisizione sulla nostra Costituzione: gli autori si avvicinano al testo a passi morbidi e girando molto in tondo. L’inizio serve a scaldare la voce, parlare di Roma come teatro dello scandalo politico, con una zampata che non ferisce ma graffia (in merito ai recenti arresti) senza dimenticare che Roma è il centro della Cristianità; un Benigni ecumenico, che tenta accenni di parallelismi tra le tre grandi religioni monoteiste del nostro pianeta e che teme di incorrere nel reato di vilipendio alla religione.
Ma di vilipendio, almeno nella lettura e nell’esegesi dei primi tre comandamenti, non vi è traccia; è però evidente e indiscutibile l’eccellente lavoro di preparazione, di studio, di documentazione sotteso alla performance; Benigni racconta e tratteggia scenari e profili con mano lieve, senza -volutamente – provare l’affondo satirico che gli conosciamo. Sereno, rispettoso, alla riscoperta di un Dio cristiano che aveva lasciato negli anni giovanili celato in qualche parte della sua anima, provoca e pone sè stesso in tentazione, quando dice “partiamo dal presupposto che Dio c’è”, altrimenti lo spettacolo non potrebbe neanche cominciare. Spezza il fiato continuamente al pubblico, accrescendone la curiosità, quando parte dall’ Esodo per poi soffermarsi su Mosè, il balbuziente mediatore tra gli uomini e questo Dio che vuole essere amato, che insegna la libertà prima e l’amore poi. L’affermazione “Dalla legge viene la libertà!” costringe il telespettatore a strizzare gli occhi verso lo schermo, per controllare che sia stato proprio Benigni a pronunciare questa frase; fasi di vita di un uomo che evolve sé stesso, il suo spirito, il suo modo di guardare il mondo e che sa lasciare, anche a chi si sente erroneamente prima cattolico e poi cristiano, due piccole perle di saggezza, due promemoria per il futuro:
Dio ci ha allargato la testa, mettendoci dentro l’ Infinito….il Divino ti chiede di rinnovarti, di diventare un uomo nuovo
e il futuro è domani, il futuro è il 16 dicembre, quando Rai Uno trasmetterà la seconda, conclusiva puntata nel viaggio intorno alle 10 parole.