Giovanni Carta
Giovanni Carta

Giovanni Carta: non ho desiderato altro che essere attore!

Giovanni Carta non ha desiderato altro che essere attore, nella vita. Lo incontriamo per parlare del suo ruolo nella seconda stagione di “Barbarians”, in cui interpreterà Tiberio.

Questo e altro per un’intervista che verte sul suo personaggio e su ciò che ha realizzato da quando è nell’ambito artistico. Nel ringrazialo per le sue parole, per l’attenzione, vi consigliamo di seguire Barbarians.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Giovanni Carta. Come stai?

Molto bene, grazie! È un periodo molto intenso, pieno di soddisfazioni. Sono felice per tutto quello che sta accadendo nel mio lavoro.

Parlaci di come ha avuto inizio il tuo percorso artistico e, se possibile, delle prime esperienze che hanno contribuito a confermarti che eri sulla strada giusta?

Ho sempre voluto fare l’attore. Una passione che si è subito manifestata nella mia vita. Non ho mai voluto fare altro! La prima grande soddisfazione è stata sicuramente quella di essere riuscito ad essere ammesso ad una delle scuole di recitazione più prestigiose, l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. Poi, durante il percorso lavorativo, si sono verificati importanti incontri con registi e attori: Luca Ronconi, Massimo Castri, Andrea Camilleri, Jean Morreau, Sophia Loren e Luca De Filippo. Ho avuto modo di confrontarmi con tutti loro e di “rubare” dal loro talento, dalla loro esperienza. Imprevisti e ostacoli si sono presentati fin da subito ma ostinazione e passione hanno compensato e sostenuto la mia scelta. Lo studio, il rigore, l’umiltà, la pazienza hanno contribuito a fare tutto il resto. Probabilmente questo modo di approcciare al lavoro mi ha sostenuto e mi ha fatto vivere con più semplicità i momenti difficili.

Teatro e televisione, quale prediligi oggi e quali sensazioni sono legate ad entrambe le esperienze?

Sono due linguaggi e due approcci diversi. Il teatro è il pubblico che ti abbraccia, che respira con te in un viaggio che, ogni sera, proprio grazie al pubblico stesso, è sempre diverso. Stare davanti alla macchina da presa è un viaggio differente, caratterizzato dall’essere al servizio del personaggio che stai raccontando, è la possibilità di sconfinare su storie spesso più contemporanee. Però non scelgo! Non voglio scegliere! Amo troppo recitare per precludermi emozioni!

Hai già avuto modo di dedicarti alla regia. Cosa ti piacerebbe poter portare in scena un domani?

Sicuramente, da regista, sono molto attratto dalla drammaturgia contemporanea. La possibilità di guardare le storie dal di fuori, di concertarle per donarle al pubblico, è un ulteriore arricchimento per me e poterne tessere la trama apre orizzonti creativi incredibili.

Un’esperienza che, ancora oggi, manca al tuo curriculum?

Ce ne sono ancora tante, anche troppe per descriverle in poche righe! Allora te ne dico una davvero improbabile: presentare il Festival di Sanremo.

Chi è Giovanni Carta a telecamere spente, quando non è impegnato nel suo lavoro?

Un casalingo perfetto! Non vivo in città, quindi sono anche un signore di campagna. Leggo, vedo tanto cinema, cucino (mia moglie mi lascia fare volentieri) e spero di essere un bravo papà per mio figlio che ha soltanto sette anni.

Cosa puoi dirci a proposito di Barbarians?

Una serie Netflix di successo mondiale con un cast internazionale costituito da attori tedeschi, italiani, polacchi. Una vera torre di Babele, oltre la grande esperienza attoriale è stata una vera scuola di lingue.
Nella seconda stagione ho l’onore di poter interpretare Tiberio, un bellissimo personaggio perché si tratta di un super cattivo pieno di sfumature. La sfida più entusiasmante è stata quella di dover recitare in latino e dar vita alle battute in una lingua ormai così lontana da noi. Spero che questa bella avventura possa presto proseguire con una prossima stagione.

Cosa prevede il futuro artistico di Giovanni Carta?

Ancora teatro e televisione. A gennaio sarò in scena a Roma con lo spettacolo “La strana storia del Dott. Jekyll e Mister Hyde” e, in primavera, sarò in una serie per la Rai dal titolo, “Brennero”.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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