Gigi Savoia sul palco del teatro Politeama al termine di Tre pecore viziose saluta dicendo: “Contro tutto e contro tutti! Noi andremo avanti e tenteremo di smentire quel grido di dolore, che poi tanto non era sbagliato, quel fuitevenne eduardiano. Noi tenteremo di restare in questa città, non scapperemo, per dare la possibilità ai giovani di esibirsi e di lavorare. Spargete la voce, fate in modo che questa iniziativa una volta nata non muoia. E che questi giovani possano praticare la nostra grande tradizione e portarla avanti il più possibile“. Così, a termine della commedia di Eduardo Scarpetta che ha dato il natali al progetto “Compagnia Stabile di Tradizione” ideato dallo stesso Savoia con Renato De Rienzo ed il supporto della famiglia Caccavale.
Lo spettacolo replicherà ancora il 1 e 2 gennaio (ore 21) ed il 3 e 6 gennaio (ore 18), e vede in scena, oltre a Gigi Savoia, Graziella Marina, Pippo Cangiano, Francesco Ruotolo e la Compagnia Stabile di Tradizione (Valeria Ariota, Gerardo Considerato, Viviana Cangiano, Raffaele Milite, Carmine Iannone, Antonella Prisco, Anna D’Auria, Chiara Mazza, Rosario Sannino). Le musiche sono di Alessandro Tumolillo, i costumi di Fortuna Di Domenico e le scene di Giuseppe Zarbo. La regia è curata da Marco Kretzmer. L’organizzazione è affidata alla Cge.
TRE PECORE VIZIOSE – Le tre pecore viziose sono Fortunato, Camillo e Felice: tutti e tre sposati, che al dispetto delle mogli, se la spassano con altrettante giovanissime donne, alle quali lasciano credere di essere scapoli e di avere la serissima intenzione di sposarle. I primi due sono avanti negli anni. L’altro, Felice, ancora giovane, suscita un sentimento più reattivo e attento, insomma meno epidermico e pragmatico. Brucano ingordamente il frutto proibito anche queste Tre pecore viziose il cui “vizio” è il tentativo di una scappatella extra-coniugale non riuscita; – purtroppo – e purtroppo sia per i tre corteggiatori che per l’autore, simpaticamente complice e che, con lo stesso malincuore degli sconfitti è costretto a ricondurre l’esito sui binari della morale borghese.