Pino Petruzzelli ci regala qualche anticipazione relativa allo spettacolo, “ERKIN – Una favola in musica per il pianeta terra”, in scena dal 12 al 14 aprile, in anteprima nazionale, sul palco dei Teatri di Sant’Agostino.
Una favola per il pianeta, quella realizzata da Petruzzelli, accompagnato da Cecilia Oneto al flauto, Giovanni Battista Costa al clarinetto, Angelica Larosa all’oboe e Francesco Travi al fagotto. Insieme racconteranno la storia di Erkin: una favola in musica per credere che proteggere la Terra si può. Il pianeta che ci ospita è sempre lo stesso, all’uomo la scelta.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Pino Petruzzelli. Parliamo subito di “ERKIN – Una favola in musica per il pianeta terra”. Come ha preso forma tutto ciò?
Ha preso vita dal mio interessamento verso l’ambiente, dalla riflessione sui problemi, sulla spinta a ripartire. Il teatro per me non è depressione, è rinascita, forza. Lo spettacolo, se vogliamo favola, racconta l’epopea e la lotta di Erkin, l’ultimo pesce sopravvissuto in quello che fu una volta il grande Mare d’Aral, il quarto lago più grande al mondo situato al confine tra Uzbekistan e Kazakistan. L’intento di Erkin era diventare uomo, conoscere la ‘forza’, ma ad un certo punto si scopre che Erkin riesce a trasformarsi in uccello.. e vola alto, scoprendo che la pozza nella quale aveva vissuto fino a poco tempo prima non era altro che una piccolissima parte d’acqua.. e scopre altri mondi, altre cose….
Quale senso è racchiuso in tutto ciò?
Il senso è racchiuso nel fatto che vedere le cose da vicino non renda ben chiara l’idea di ciò che viviamo, diversamente accade da lontano..
“Erkin è la vita, è la voglia di vivere di noi tutti, è la fiducia in un altro mondo possibile..”. A tal proposito, quanto è cambiato il mondo di oggi, a suo parere?
La storia è sempre questa, ci sono dei picchi in cui si precipita giù, e poi si torna di nuovo in auge.. Sembra, finalmente, che le persone ora si stiano occupando dell’ambiente, ripopolando anche il territorio.
Drammaturgo, attore, regista e tanto altro ma, ad oggi, quanto sente di aver realizzato e cosa manca a questo suo percorso?
Nella vita ho sempre fatto cose in cui credevo, per cui avevo una reale voglia di conoscenza. Sono stato fuori sei anni per comprendere al meglio la cultura dei rom, così con le zone di guerra, con la natura, oggi.. Ho avuto una fortuna pazzesca nel nascere dove sono nato, così come nel realizzare spettacoli che ho desiderato. Da qualche tempo, a Roma, insegno scrittura scenica all’accademia Silvio D’Amico, un’esperienza bellissima insieme ai giovani.
La sua positività è cosa rara, di questi tempi, una caratteristica forse poco presente nei giovani del duemila. Quali consigli cerca di dare loro attraverso lo studio, la comprensione dell’arte e del ‘mondo’?
Cerco di dimostrare loro che sono parte attiva di un tutto e che non è vero che sei escluso. I social, ad esempio, ci stanno dividendo, ci portano a non fidarci delle persone. Diversamente, sono dell’idea che abbiamo bisogno di stare con gli altri, di dialogare.
Pino Petruzzelli un invito da rivolgere a tutti affinché “ERKIN – Una favola in musica per il pianeta terra” venga seguito?
Il lavoro che stiamo portando avanti è bellissimo, così come la musica, il racconto della favola, di ciò che è accaduto sul lago D’Aral. Lo spettatore trae le sue conclusioni, come parte attiva di uno spettacolo, senza essere chiamato in causa, con la possibilità di sognare.. Tutti!