Incontriamo Alvia Reale, affermata attrice di teatro, alle prese con lo spettacolo, “Farà giorno”, ad opera di Rosa Amenduni e Roberto De Giorgi.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Alvia Reale. Sei in teatro, al momento, ne “Farà giorno”. Cosa puoi dirci a riguardo?
Siamo al Franco Parenti ed affrontiamo una sesta edizione di uno spettacolo legato al carisma di Tedeschi, che lo portò in scena ben quindici anni fa. Al mio fianco, per l’occasione, Antonello Fassari e Alberto Onofrietti. Quest’ultimo, tra l’altro, è tra gli attori che fu al fianco proprio di Gianrico Tedeschi a suo tempo. Lo spettacolo tratta di un vecchio partigiano che, per forza di cose, deve convivere con un fascistello, una metafora del paese, se così vogliamo definirla, in cui si inserisce anche la figlia di un vecchio partigiano, tentata dalla lotta con il padre, con cui ha poi chiuso i rapporti..
Quali emozioni provi, di volta in volta, nel calcare le tavole del palcoscenico, Alvia Reale?
Di volta in volta l’emozione è sempre diversa. Dipende dalle persone con cui si sta in scena, con cui alcune volte è stato faticoso collaborare, dipende anche dallo spettacolo, da fattori sempre diversi. Cerco, da qualche tempo, di scegliere, ad esempio, sempre testi che amo, persone con cui parlare un linguaggio comune, situazioni che possono regalarmi maggiore energia, farmi stare bene. Cogliere l’eredità di Tedeschi, ad esempio, è qualcosa di non facile ma ha saputo emozionarmi. Il nostro lavoro d’altronde è questo, saper comunicare, regalare emozioni.
Esiste un ruolo che negli anni non sei sicura riuscita a fare tuo?
Tantissimi! A quest’età, poi, bisogna fare i conti con quelli che sono i ruoli che possiamo ‘svolgere’. Sembra ci sia sempre poco da raccontare ma ci vorrebbe più coraggio, specie da parte dei testi, della drammaturgia. Si potrebbe parlare di una donna in politica, e in quel caso sessant’anni sarebbero anche giusti, se si parla invece di un ciclo riproduttivo, allora c’è ben poco da raccontare. Sono comunque tanti i ruoli non interpretati e mi auguro venga fuori anche altro.
Posso chiederti, vista la tua esperienza, quali consigli senti di dare ai giovani, a chi pensa di intraprendere questo percorso?
Credo che i giovani oggi seguano ben poco i consigli! E fanno anche bene (ride). Certo, è un momento difficile, come risulta complicato capire chi è il tuo referente. Si organizzavano dei provini, tempo addietro, cosa che ora non accade più. Per i ragazzi è davvero complicato capire come ‘muoversi’, a meno che non creino una loro compagnia, come fanno in tanti.
Cosa è cambiato da quelli che sono stati i tuoi inizi, appunto?
C’erano dei personaggi che ho avuto la fortuna di incontrare e che sapevano indicarti la strada, come Ronconi. Nel bene o nel male lui sapeva instradarti, regalarti un confronto con quella ‘luce’, sapevi che c’era anche Strelher o Castro. Oggi non vedo grandi menti illuminate che possono fungere da faro, da direzione.. questo è negativo.
In ultima battuta, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico, Alvia Reale?
Tanto mi riserverà il futuro e presto mi auguro di potervene parlare..