Francesco Cofone

Francesco Cofone: il suo percorso prima di “Armati di Futuro”

Francesco Cofone, cantante, autore e compositore già noto anche per la sua collaborazione col maestro Fabio Morgera (Eskimo jazz band prima e Natural Revolution Orchestra poi), ne ha vissute tante di esperienze meravigliose nel suo percorso professionale.

Collaborare con i migliori musicisti della scena jazz toscana e non solo, la sinergia con il maestro Luca Marianini e il maestro Fabio Morgera sopra citato appunto insieme al quale Francesco ha scritto a due mani un brano meraviglioso dal titolo “Saturno Contro” e che è stato presentato dal vivo nell’ambito del Frince Jazz Festival CD “New Birth” incluso con JazzIT.

Francesco Cofone

Nel 2021 esce con “Armati di futuro”, il suo nuovo singolo ed il brano è interamente composto da lui.
Non abbiamo dubbi su quanto Francesco sia cresciuto negli anni dal punto di vista artistico ma oggi siamo insieme a lui per conoscere le risposte ad alcune curiosità che abbiamo su di lui.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Francesco Cofone. Ci spieghi come nasce la taverna Eskimo Club e i “primi passi” del gruppo Eskimo?

Grazie a voi per l’ospitalità. La taverna club Eskimo nasce nel lontano 1988 ai tempi dell’università. Frequentavo allora il corso di Scienze Agrarie, avevo 25 anni; tutto comincia dalla follia di una notte di tre pseudo musicisti che si esibivano in piazza Signoria e Ponte Vecchio. Una notte aspettammo l’alba, comprammo in edicola una rivista e rispondiamo all’annuncio di un club chiamato “Despues”. Verso mezzogiorno mi trovai a firmare una montagna di cambiali per comprare un locale e fare musica dal vivo tutte le sere. Non avevamo nessuna idea che quello sarebbe diventato in quegli anni il punto di riferimento musicale di tutti musicisti di Firenze e non solo. Da lì nascono gli ESKIMO’s. Il locale era frequentato da personaggi come Irene Grandi, Simone Cristicchi, e moltissimi altri compreso Mogol (quando passava da Firenze). Gli Eskimo’s nascono lì dentro come moltissimi altri gruppi perché l’Eskimino (così chiamato da tutti) era una fucina di cantautori musicisti. Un paradiso per autori, compositori, musicisti e artisti in genere tanto che poco dopo nasce la necessità di aprire il Porto di mare Eskimo, detto Eskimo o Eskimone.
Sarebbe lunga raccontarla tutta ed è per questo che un giorno scriverò un libro che parlerà di queste cose…
Quello che è mancato a Firenze in quel periodo storico per sviluppare una vera e propria scuola cantautorale sono stati gli editori e i produttori discografici.

Esibizioni a scopi umanitari: la performance che ti ha maggiormente emozionato ed un ricordo legato ad una manifestazione canora cui ricordi di aver preso parte con grande entusiasmo.

I concerti a scopi umanitari sono stati davvero tanti, fra cui quelli per la croce rossa ad Acri (CS); c’era una marea di gente forse più di 10.000 persone. Ricordo la performance per Emergency al ex Teatro Tenda (adesso Tuscany hall), quello di Milano al teatro Piccolo per il centro Tumori con la scuola di Mogol e poi certamente indimenticabili sono l’esibizione al Teatro Comunale di Firenze per i 150 anni della bandiera italiana (dove con il gruppo ho cantato l’inno all’Italia scritto da Mogol dal titolo “la nostra canzone” completamente arrangiata da me) e ancora maggiormente emozionante il concerto con l’associazione Gocce di Vita (raccolta fondi per costruire pozzi e scuole in Africa) nel mitico Teatro della Pergola di Firenze perché sono stato il primo e forse unico cantautore che si è esibito su quel “santuario di palco” del Teatro della Pergola.

Francesco Cofone

Fra le manifestazioni più importanti sicuramente ci sono le due serate su Rai 2 nel programma Stella Nascente dove avevo al fianco i big della canzone italiana da Vanoni, a Mango fino a Dalla, Paoli, Battiato(nella seconda serata) e tutti i migliori presentatori del momento (Frizzi, Parodi, Clerici, etc.).

Carla Sharman. Con lei in che occasione avete collaborato?

Carla Sharman l’ho incontrata all’Eskimo e da lì si è sviluppata questa collaborazione musicale che ci ha portato insieme sui palchi dei più importanti caffè italiani di San Diego e Los Angeles (California), dove facevamo un repertorio misto fra canzoni italiane internazionali (inglesi e spagnole) senza dimenticare alcune mie canzoni che erano molto apprezzate dal pubblico statunitense. E’ stata un’esperienza molto interessante anche per i musicisti che abbiamo incontrato.

Armati di futuro è il tuo ultimo singolo: quando lo hai scritto e a cosa si ispira. Ci racconti?

Armati di Futuro ha un sottotitolo molto esplicito “la camminata degli inessenziali” che dovrebbe a grandi linee spiegare perché è stata scritta; io oltre che scrivere, cantare, comporre, insegnare, gestisco due locali a Firenze e come sappiamo alcune categorie sono state definite da rappresentanti delle istituzioni e dal CTS (comitato tecnico scientifico) “non essenziali”; io, come si è capito, le abbraccio tutte in quanto con le restrizioni dovute al CoronaVirus sono tutte ferme o quasi; naturalmente gli aiuti che arrivano dal governo sono pochi rispetto a quelli degli altri paesi dell’Unione e spesso in ritardo quindi con i Ristoratori Toscana, il M.A.I e altre categorie che più di tutte pagano lo scotto delle restrizioni della pandemia abbiamo organizzato questa camminata da Firenze (Ponte vecchio) a Roma (Pantheon). La camminata ripercorre la via Francigena (quasi 300 km) per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni a non abbandonare queste categorie, la filiera e soprattutto le famiglie, ad una lenta agonia economica e psicologica.
La canzone nasce durante questo tragitto, non vuole negare l’esistenza del virus, ne contrastare misure adottate dal governo, ma solo tenere i riflettori accesi sul problema che per qualcuno è diventato insostenibile (come alcuni imprenditori che addirittura si sono tolti la vita) ed invitare comunque ognuno ad essere meno egoista e ad essere vigile su quello che gli accade intorno e nel mondo.
Infatti non è con il panico e la paura che si combatte il virus ma con il coraggio, salvaguardando sì la salute di tutti ma anche il “nostro” lavoro e con esso la nostra dignità. Prima dei saluti un grandissimo “grazie” va a Pino Caprarella che ha creduto insieme a me nella forza di questo brano!

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