Cornio
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Cornio, il medico cantautore che racconta arte e scienza

Abbiamo incontrato per voi Cornio, medico e cantautore di Torino, che prestando servizio da volontario all’Ospedale di Chivasso, ho contratto il CoronaVirus.

E proprio in questo periodo di quarantena, sperimenta indie italiano, cantautorato, contemporary R&B ed elettropop in un solo brano: Paranormale, che ci racconta di seguito.

Cornio
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Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Chi è Cornio? Da dove nasce il tuo rapporto con il mondo della musica?

Faccio musica da quando ero bambino e posso dire di averla sempre ricercata. Ho anche frequentato il Conservatorio di chitarra classica per 4 anni. Dai 16 anni in poi mi sono appassionato alla musica popolare e ho iniziato a fare i primi concerti in giro per Torino, assieme a diverse band. Il tempo è passato e nel frattempo sono diventato un medico. Ho deciso di intraprendere questo percorso da solista per esprimere al 100% il mio immaginario. Cornio è il mio progetto musicale, è il risultato di tutto questo.

Sei anche un medico: se dovessi descrivere una linea che collega musica e medicina?

Nell’immaginario comune arte e scienza sono ai due poli opposti: si dice che l’emisfero cerebrale di destra e quello di sinistra abbiano proprio questa principale differenza. Questa distinzione è chiaramente molto semplicistica, la vita è fatta di intrecci e di complessità. Per quanto riguarda i miei testi, ho sempre cercato di riferirmi ai fatti quotidiani, alle piccole cose della vita, e mi capita ovviamente di essere autoreferenziale e quindi parlare anche delle mie esperienze da medico. Nel mio specifico caso, musica e medicina non sono mai state agli antipodi, anzi. Probabilmente se non avessi fatto medicina non avrei mai messo tutto questo impegno nella musica e viceversa. Certo, ci sono momenti in cui preferirei suonare piuttosto che lavorare, ma questa è un’altra storia.

E invece che rapporto che c’è con il mondo dello Spettacolo?

Conosco il mondo dello Spettacolo da spettatore. Lo trovo un mondo affascinante, ma molto lontano dalla mia quotidianità.
Il mio piccolo mondo dello spettacolo, invece, sono i concerti a cui assisto e le mie esibizioni dal vivo. Gli ultimi live che ho visto sono stati quelli di Willie Peyote, di Billie Eilish, dei Twenty One Pilots e il FirenzeRocks dove hanno suonato i Tool e gli Smashing Pumpkins.
I concerti dei miei artisti preferiti sono una fonte di ispirazione continua anche per i miei live. Ho sperimentato il palco sotto diversi punti di vista, non solo come cantante ma anche come bassista, batterista e chitarrista. Mi è sempre piaciuto suonare di fronte a un pubblico perchè mi sento libero di esprimere la mia musica, di farmi sentire. Spero che dopo questo periodo, prima o poi, riusciremo a tornare al tempo dei concertoni e dei grandi festival.

Che musica ascolti di solito?

Ho sempre cercato di apprezzare tutta la musica da un punto di vista più oggettivo e artistico possibile. Ci sono artisti, però, che riescono a toccare delle corde più intime in me e questo è chiaramente soggettivo. Per citarne alcuni tra i miei preferiti: Tool, Dave Matthews Band, Billie Eilish, Cesare Cremonini, Eminem.. Un repertorio abbastanza vario, insomma.
In questo periodo sto cercando di uscire dalla mia “comfort zone” grazie all’iniziativa delle “cover-dedica” a cui ho dato vita in questo periodo sui social: è possibile richiedermi una cover da dedicare a un’altra persona, che pubblico sui social taggando mittente e destinatario. Sembra una cosa da poco, ma non è facile riarrangiare da zero in poco tempo i brani che mi vengono richiesti, brani che magari ho ascoltato mezza volta distrattamente. Oltre che essere molto stimolante dal punto di vista creativo, diventa anche molto interessante (ri)scoprire nuove (e vecchie) sonorità.

E il cinema ti piace? Cosa guardi solitamente?

Non posso dirmi un accanito cinefilo, ma non mi tiro mai indietro di fronte a una serata al cinema. Adoro i film che parlano di viaggi nel tempo e i cosiddetti “mind-blowing”: tra i miei preferiti abbiamo infatti “Donnie Darko”. Da piccolo, invece, credo di aver guardato tutti i film di Bud Spencer e Terence Hill insieme a mio papà: è un bel ricordo che mi porto dietro.

Parliamo di Paranormale…

Paranormale è il mio primo singolo. E’ un po’ l’ufficializzazione del mio progetto solista.
Ero al mare con la mia ragazza, era un giorno di pioggia e abbiamo deciso di rimanere a casa: ho composto Paranormale quel giorno. Il concetto di base del brano è il motivetto ridondante di “Paranormale”, che invece di essere il classico ritornello, diventa un sottofondo all’interno della strofa. Paranormale è nato con l’obiettivo di sperimentare, mischiare vari generi.
Il testo pone il soggetto come unico vero protagonista: l’amore, il rapporto di coppia diventa quasi il pretesto seppure sia il motivo principale del dissidio interiore.

Cosa ci racconti dei tuoi nuovi progetti professionali dopo il Covid-19?

Anche se è appena uscito il mio primo singolo, non ci stiamo fermando un secondo e continuiamo a lavorare a ritmo serrato. Stiamo preparando il video del prossimo singolo. Non so ancora dire quando potrebbe uscire, considerato il periodo, ma spero di avere già qualcosa per fine maggio. Nel frattempo usciranno sicuramente un bel po’ di video-dedica su Instagram e Youtube, e magari qualche altro aggiornamento interessante. In breve, stay tuned!

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