Marco Fantin dopo le sue esperienze rock sceglie di fondare un progetto solista di musica elettronica. Quello di cui parliamo è il suo album di debutto dal titolo “Trust”. Nove canzoni di electro alquanto sperimentale, musica strumentale che intende offrire al pubblico il suo nuovo mondo musicale. Inoltre, il titolo dell’album in questione si riferisce ad un rapporto di fiducia tra uomo e natura proprio in questi tempi nei quali sembra che questo rapporto sia venuto meno. “Trust” è disponibile sui music store digitali.
Track by track:
L’apertura di “Trust” è affidata alle atmosfere sognanti della title track. Un arpeggio iniziale di chitarra si fa lentamente da parte per lasciar spazio ad un crescendo di melodie intime ed avvolgenti che ci cullano in quello che sembra un tranquillo veleggiare tra le onde di un mare in quiete.
Si continua con l’incalzante incedere di “Fire”, che con le sue distorsioni sintetiche dal sapore noise e un beat quasi industrial che si ripete in crescendo per tutta la durata, ci mostra il lato più rock dell’artista.
Dopo i tumulti del brano precedente Emmeffe ci conduce tra le celestiali note di “Signals”, che propone un delicato arpeggio di pianoforte disegna dapprima atmosfere sospese per poi sfociare in un ampio finale dal sapore malinconico.
Si arriva così a “Void” la quale offre un imponente crescendo ambient che sembra condurci in lontanissimi mondi alieni o nelle più buie profondità marine, un brano dal tono cinematografico molto adatto ad un film di fantascienza. “Air” è una delle tracce più rappresentative dell’album. Qui le atmosfere sono rarefatte e un groove lento e ritmato ci trasporta attraverso suggestivi paesaggi sonori fino a condurci verso l’esplosione finale.
I riff del Moog di “Storm” ci ricordano lontanamente i Goblin e un beat drum and bass che appare in più punti del brano aggiunge un adeguato dinamismo a quest’altra traccia dal carattere cinematografico.
La settima traccia è appunto “Seven” dove Emmeffe gioca con una cassa dritta dai richiami dance per proporci un brano in 7/4 dove il riff del Moog fa da colonna portante per tutto il brano.
Le sonorità fluide e acquose di “Water” ricalcano il titolo del brano e ci propongono una pausa e una breve suggestione sonora prima di “Earth”, la traccia finale dell’album. Qui l’artista stende un ampio e caldo tappeto sonoro sostenuto da alcuni beat trip hop sul quale si appoggiano melodie appena accennate, note che appaiono come piccoli bagliori che ci illuminano e ci riempono l’anima.