Oggi vi raccontiamo di Daniele Ronda. Nasce in terra piacentina, alla quale rimane profondamente legato, il 23 Ottobre 1983. La musica lo cresce al pari di una nutrice amorevole. A soli 9 anni si iscrive al Conservatorio di musica di Piacenza frequentando il corso di pianoforte e diplomandosi in teoria e solfeggio.
Studia canto; a 14 anni comincia a partecipare ai concorsi canori nazionali e internazionali. Da lì si forma il gruppo che lo porterà ben presto ad incidere il primo singolo e a collaborazioni come autore.
L’incontro con Nek e la scrittura di due brani per lui “Almeno stavolta “ e “ L’anno Zero”, che darà il titolo all’album che vende 400 mila copie, decretano il successo di Daniele in qualità di autore. Le sue canzoni vengono tradotte in diverse lingue.
Daniele non si ferma mai; registra il suo primo singolo “Come pensi che io” che lo porterà al FestivalBar del 2004 e con il quale scala le classifiche delle Radio.
Una carriera inarrestabile, mossa da un’urgenza creativa che spazia dalla musica folk e della tradizione a successi quale “Lascia che io sia” scritta per Nek.
Un grande musicista, un artigiano della musica che con maestria scrive per gli altri, ma non può rinunciare a raccontarsi regalandoci testi e melodie che sono veri e propri racconti.
Un artigiano della Musica, possiamo chiamarti così Daniele Ronda?
Prima della risposta – arriva il suo sorriso – aperto, accogliente, tipico della gente emiliana (Ndr). Si, mi piace molto. Ho cominciato molto presto a scrivere e all’inizio, devo essere sincero, anche con un po’ di vergogna perché era qualcosa di molto intimo. Ha sempre costituito un’urgenza, il bisogno di esprimere ciò che avevo dentro. A soli diciannove anni mi è stata chiesta una canzone “Almeno stavolta” e poi “L’Anno Zero” per Nek che hanno avuto un successo incredibile. Mi sembrava impossibile che un cantante già affermato volesse proprio le mie canzoni. Faticavo a crederci.
La mia carriera di autore, a quel punto, mi regala grandi soddisfazioni: ho lavorato anche con artisti stranieri in Sudamerica e per Mietta che andò a Sanremo nel 2008 con “Baciami adesso”.
Ti senti più autore o cantautore?
Entrambi. Dopo il grande successo di “Lascia che io sia” se così non fosse, avrei continuato solo a scrivere. Tuttavia mi mancava il palco, la possibilità di raccontarmi. Non mi basta scrivere, perciò formo un gruppo per ri-cominciare con umiltà, partendo da piccoli pub per tornare sui grandi palchi e in breve tempo a riempire i teatri. Con il singolo “Come pensi che io” partecipo al FestivalBar e scalo le classifiche delle Radio. Ancora oggi è un brano che la gente vuole sentire e a grande richiesta lo abbiamo messo in scaletta nei tour.
Che effetto ti fa affidare i tuoi brani ad altri?
Tante sono le mie collaborazioni con artisti legati a radici geografiche ben precise; ho intrapreso viaggi nelle sonorità di Van Der Sfroos, Enzo abitabile e dei 99 Posse. Ho sempre trovato stimolante entrare nel mondo di altri, viaggiare nella musica e con la musica in modo trasversale. Scrivendo solo per me, inevitabilmente, sarei rimasto con le radici affondate nella mia terra di origine. Scrivere per altri mi permette di entrare in contatto col mondo. Porto con me la casa ma con una valigia sempre aperta per metterci dentro nuove emozioni. Questo per me è un valore aggiunto, che mi mette alla prova e mi arricchisce al tempo stesso.
Come nasce questo nuovo album?
Quasi per caso. Stavamo provando in teatro, quando rientrando da una pausa, ascoltai quanto il fonico stava riascoltando per sistemare i suoni e le luci. Sono rimasto colpito, dall’immediatezza che aveva quella registrazione. C’era dentro tutta la nostra voglia di fare musica. Senza l’ansia della perfezione, ma la bellezza del live che arriva dritto al cuore.
Così ho deciso di incidere questa “Live Session 1” dove a parte qualche canzone inedita, ho inciso brani già editi con una nuova veste o meglio ancora messi a nudo dal vivo.
“Nata in estate” traccia 1: chi è nata in estate?
Quando mia sorella ed il suo compagno erano in attesa della loro bambina, mi chiesero di “regalarle” una canzone, ben sapendo che racconto volentieri la vita. La canzone non c’era, neanche quando Anna Giulia venne alla luce, in piena estate. Il primo incontro, sfiorarla e la voglia di parlarle della vita, esserle vicino nel cammino e la canzone era lì. Prepararla ad affrontare anche i giorni bui, quelli freddi perché “ per il peggio c’è tempo e per il freddo un cappotto” portandosi dentro i colori dell’estate a colorare quei momenti quando luce non ce ne sarà perchè “sei nata d’estate”. “Avrai un armadio da aprire per ogni tuo giorno… ma capirai che una donna è una donna non per quello che indossa…” Un brano che non nasconde alla piccola Anna Giulia le difficoltà che potrà incontrare ma con tutta la tenerezza e l’amore possibili.
Hai un sogno da realizzare?
Il mio sogno, lo sto vivendo. Questa grande passione che è diventata il mio mestiere mi rende felice. A diciannove anni ho capito che potevo vivere di musica, un privilegio per il quale ho lavorato con impegno e dedizione. Il talento è fondamentale ma non porta a nulla senza il lavoro costante ed appassionato. La musica è la mia lingua, il mio modo di stare nel mondo, l’abito che taglio per me e per altri, che cerco di comprendere senza rinunciare al mio stile.