Jangy Leeon e Truman Simbio si conoscono da adolescenti nella piazzetta del comune, a ridosso di Milano, in cui crescono, Noverasco. Il primo classe 1987 il secondo 1984, ad accomunarli è la passione per l’hip hop: Jangy Leeon in principio si dedica al writing, Truman Simbio alla scrittura di rime e dunque al rap. Proprio grazie alla spinta di Truman Simbio, anche Jangy Leeon inizia a rappare e i due iniziano a bazzicare insieme per le jam e le battle di freestyle soprattutto a Milano, la città dove frequentano le scuole e fanno le prime uscite.
Truman Simbio, nella prima metà degli anni duemila, nell’ambiente hip hop milanese diventa un vero fenomeno: i più lo considerano un rapper dallo stile unico e innovativo. I due decidono presto di formare un gruppo chiamato Stato Brado e tutto procede al meglio fino a quando Truman manifesta i primi sintomi di disturbi psichiatrici che aumentano in fretta creando vari attriti e conflitti tra lui e le persone che lo circondano. Questa situazione porta i due a dover accantonare il progetto del gruppo e prendere strade diverse. Jangy Leeon negli anni si dedica con assiduità al rap trovando un timbro vocale ruvido che lo contraddistingue e, prima di incidere l’esordio solista (Lionel collection nel 2013), fa parte di varie realtà artistiche tra cui l’etichetta/collettivo 20100 Records (che produce il disco di culto a firma Mani Pulite) e firma vari progetti con i membri del suo gruppo Mad Soul Legacy. Truman Simbio invece non pubblica lavori ufficiali ma tra una pausa forzata e l’altra trova il tempo di frequentare le battle di freestyle mantenendo in forma il proprio flow.
Dopo più di dieci anni però, nonostante i problemi psichiatrici di Truman siano diventati sempre più ingombranti, i due si rivedono e, con un’altra maturità, decidono prima di riallacciare i rapporti e poi di dare vita a un progetto musicale che riprenda quanto iniziato da ragazzini. Il lavoro sui brani ora può fare perno sull’esperienza di Jangy, così le tracce prendono piano piano corpo e tutto conduce a pensare alla nascita di un album che non può che intitolarsi Stato brado. Jangy si occupa della parte artistica: prima di tutto coinvolge dei beatmaker di livello capaci di attualizzare un suono underground dal sapore golden age, come Wego FTS, già parte dell’etichetta Mad Soul Music, Weirdo e Res Nullius dei Crazeology, Nero, i cui beat sono stati usati anche da membri del collettivo hip hop statunitense Army Of The Pharaohs, e Low Kidd, membro del roster Machete; in secondo luogo mette in gioco le sue competenze di fonico e ingegnere del suono per la produzione e le registrazioni.
Nonostante le vicissitudini di salute dell’amico, Jangy crede fermamente nelle sue capacità artistiche e, anche se durante la realizzazione del disco Truman varie volte viene ricoverato per delle crisi, i due riescono comunque a portare a termine il disco. Così nasce Stato brado, un manifesto del rap underground in cui non manca l’autoironia, in cui il lato politicamente scorretto di Truman assume sembianze sui generis (su tutte, si ascolti Anormal) e in cui il timbro vocale ruvido di Jangy si esalta anche grazie all’alternanza con il flow pulito del socio. Spirito, attitudine, testi e linguaggio tipici dell’hip hop conditi dall’imprevedibilità di un vero outsider come Truman Simbio.
Noi de La Gazzetta dello Spettacolo abbiamo intervistato Jangy Leeon.
Ciao Jangy, ben trovato: parliamo di Stato Brado…
Stato Brado è un progetto che coinvolge me e Truman Simbio, ci siamo conosciuti da piccoli a Noverasco, un paese al sud di Milano, io amavo l’hip hop e dipingere, mentre lui amava scrivere, poi ci siamo persi di vista e, successivamente, quando ci siamo ritrovati, abbiamo concretizzato il nostro progetto, mettendo insieme le nostre differenti inclinazioni artistiche…
Alla base di questo sodalizio artistico c’è sicuramente una profonda amicizia…
Sì e direi che questo è il presupposto fondamentale del nostro progetto…
L’intelligenza e la genialità di Stato Brado sta nella grande autoironia che utilizzate…
Esatto e questo è vero soprattutto per brani come Anormal ed Occhi grandi, tracce sicuramente autoironiche: diciamo che non amiamo affatto prenderci sul serio, sappiamo mettere sotto la lente le nostre peculiarità, e lo facciamo con uno spirito che è anche satirico…
Siete, come si suol dire, politicamente scorretti e raggiungete l’ apice in questo proprio in Anormal…
Esattamente e non è un caso infatti che il pirmo singolo e il primo videoclip estratto sia proprio Anormal: lo abbiamo scelto di proposito, perchè racconta di quanto la normalità sia anormale e quanto la anormalità sia invece normale, in questo modo abbiamo interpretato la relatività di quella che comunemente viene definita normalità… In definitiva, il messaggio è questo: chi sembra più normale può essere, in realtà, il più anormale di tutti, è un nostro modo di rompere, una volta per tutte, gli schemi…
Che cosa rappresenta per voi scrivere i testi delle vostre canzoni e poi tramutarli in rap?
Sicuramente è uno sfogo, una maniera di esprimerci, così come un artista che dipinge il quadro esprime sè stesso, allo stesso modo facciamo noi, con lo scopo di arrivare a quanta più gente possibile…
Jangy siamo alla conclusione della nostra intervista: lascia un messaggio ai nostri lettori…
Seguiteci sempre e ascoltate la nostra musica…