Figlia d’arte Silvia Siravo, giovane e brava attrice, si racconta in quest’intervista in cui parla della sua carriera, dell’amato teatro, senza dimenticare di volgere uno sguardo al futuro, ai prossimi progetti.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Silvia Siravo. Come stai?
Molto bene, grazie! Sono alle prese con un nuovo spettacolo teatrale, felice di affrontare questa nuova esperienza.
A tal proposito, parlaci di questo spettacolo, di cosa tratta?
Lo spettacolo fa parte di una rassegna dal titolo “Amori rubati”, curata da Federica Di Martino e con i testi di Dacia Maraini. Si tratta di fatti di cronaca su storie di donne che hanno subito violenze sempre differenti. Dacia stessa ne ha realizzato l’adattamento per un monologo portato in scena da Federica Di Martino e, quest’ultima, ha pensato di dare poi vita ad una rassegna con un incasso finale devoluto completamente in beneficenza.
Da quest’anno si darà vita ad altri racconti sempre ad opera della Maraini, di cui sono protagonista anch’io ne “Lo stupratore premuroso”, in cui assumo il nome di Giorgia, una delle ragazze che ha subito tale violenza. Trentacinque minuti di spettacolo, a persona, in scena proprio da questo dicembre, al Palazzo delle Esposizioni. A curarne la regia tutte noi protagoniste dell’opera, cosa che inizialmente mi spaventava, ma che mi ha poi dato modo di mettere in moto la mia creatività e ne sono felice.
Il teatro è da sempre ‘casa’ per te, Silvia..
Esattamente! Lo abito da quando ero piccolissima e gattonavo nei camerini al seguito di mia madre, Anna Teresa Rossini, e così è stato fino ai sei anni.
Cosa saresti oggi se non avessi intrapreso questo percorso legato alla recitazione?
Non riesco nemmeno ad immaginare cosa potrei essere! È stato così spontaneo, naturale, giocare al teatro, sin da bambina, da non avere davvero idea di cosa potrei fare. Rubavo i contratti della mia mamma, li fotocopiavo, e li facevo firmare ai miei compagni di classe pur di coinvolgerli in alcuni spettacoli che avrei voluto realizzare. Il mio mondo, un mondo vissuto in maniera felice, spontanea, così come lo hanno sempre vissuto i miei genitori, con gioia e passione.
Si, oggi è più complicato poterlo affrontare ma sono comunque felice di poterlo vivere. Probabilmente avrei fatto qualcosa di creativo come la scrittura, il disegno, qualcosa che mi portasse ad essere più chiusa nella mia intimità, diversamente dalla recitazione che, fortunatamente mi porta, invece, a confrontarmi e condividere il processo creativo.
Cosa manca oggi a questo tuo ‘viaggio’ nella recitazione?
Sarei felicissima di recitare almeno una volta al teatro di Siracusa, un vero e proprio tempio del teatro, a mio avviso.
I tanti attori che ho avuto modo di intervistare concordano sul fatto che allontanarsi dal proprio modo di essere, interpretando dei cattivi, ad esempio, gli sia servito tanto. Vale lo stesso per te, Silvia Siravo?
Assolutamente! Fare qualcosa di molto lontano da noi rende il lavoro più interessante. La trasformazione è la cosa in cui più credo e che mi diverte, mi fa sentire maggiormente a mio agio. I cattivi sono divertentissimi!
Se ti chiedessero di dare uno stop al tuo amato teatro, lo faresti, e per quale motivo?
Non credo lascerei mai il teatro per dedicarmi al privato, perché penso si possa far combaciare il tutto e, l’esempio più importante, me lo ha regalato proprio mia madre portandomi sempre con sé. Mi piacerebbe fare un’esperienza nel cinema, qualcosa di più lungo del solito, ma non lascerei mai il teatro.
Che rapporto hai con quel piacevole brusio che regala il pubblico prima che il sipario si apra sulla scena?
Ottimo!… Vuol dire che la sala è piena! Alcune volte sono più emozionata altre più tranquilla…. ma è sempre un piacere. Il nostro mestiere ha senso sempre nella condivisione.
Posso chiederti chi è Silvia Siravo nel quotidiano, al di là del suo essere attrice?
Silvia alcune volte è un po dubbiosa e quei dubbi prendono il sopravvento di notte, in particolar modo. Adoro la compagnia, la socialità, il divertimento, il poter fare squadra. Amo, inoltre, viaggiare, cosa che credo arricchisca la testa e regali davvero tanto. Non saprei dirti altro, se non chiedendolo a chi mi conosce, forse.
Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Ti anticipo che sarò in scena con Marianella Bargilli in uno spettacolo nato da una mia idea, “Spose – Le nozze del secolo”. Due donne che si sono sposate nei primi del novecento, in Spagna, una delle due vestita da uomo. Due donne che hanno ingannato tutti, inizialmente, ma poi sono state scoperte, arrestate, perseguitate. Hanno vissuto una vita avventurosa e sono andate incontro a tanti rischi pur di difendere il loro sentire, la loro identità e il loro amore.