Miguel Gobbo Diaz. Foto di Francesco Ormando
Miguel Gobbo Diaz. Foto di Francesco Ormando

Miguel Gobbo Diaz: vorrei incitare i giovani a non abbattersi, a credere nei propri sogni

Miguel Gobbo Diaz è da anni protagonista di “Nero a Metà”, fiction Rai che gli ha regalato grande popolarità.

Ben presto, dal 10 al 12 marzo, avremo modo di poterlo applaudire ne “L’inizio di un sogno”, spettacolo teatrale realizzato nella sua Creazzo, il luogo in cui è cresciuto. Uno spettacolo da lui ideato e che lo porterà a parlare del passato, degli inciampi lungo il suo cammino, della svolta, sino a parlare di “Nero a metà”.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Miguel Gobbo Diaz. Come procede il tuo vissuto?
Il mio vissuto procede molto bene. A breve sarò in scena con un nuovo spettacolo teatrale, “L’inizio di un sogno”, poi vi saranno le riprese di un altro film e, nel frattempo, cerco di dedicarmi alle mie passioni, agli amici, alla famiglia. Sono in un momento sereno, di semina, nell’attesa di raccogliere i giusti frutti.

Ti andrebbe di parlarci della tua esperienza in “Nero a Metà”, fiction di cui sei da sempre protagonista, giunta alla sua terza stagione?

“Nero a Metà” ha rappresentato un’esperienza importante, la più grande, ed è stata la prima, nella mia vita. Mi ha regalato la possibilità di interpretare un ruolo fondamentale a livello storico essendo, tra l’altro, la prima serie con un attore nero a far da poliziotto, nonché protagonista. Mi ha portato a dover assumere delle responsabilità e sono stato felice di questo. Ha riscosso molto successo ed oggi vengo riconosciuto in strada, salutato, proprio come se fossi Malik. Sono in molti, inoltre, a riconoscersi nel mio personaggio, a pensare che vi sia un riscatto nella sua figura. Ringrazio, dunque, la serie stessa e chi vi ha fatto parte, chi l’ha realizzata, Claudio Amendola e non solo.

Quale ricordi porti con te da questa esperienza, in attesa di una eventuale quarta stagione?

Porterò sempre con me tanta esperienza, tanta dedizione per un lavoro particolare, bello, importante. Un carico di fortissime emozioni, specie legate ai rapporti vissuti.

Come sono stati i rapporti sul set con i tuoi colleghi e con chi hai legato maggiormente?

Il set mi ha regalato rapporti bellissimi. Sono in contatto con Alessandro Sperduti, Diletta Rossi, lo stesso Amendola e non solo. Rapporti veri, sentiti, che porterò sempre con me.

Cosa ti ha spinto a prendere parte a questo mestiere?

Parlerò proprio di questo, nello specifico, nello spettacolo in scena dal 10 marzo, “L’inizio di un sogno”. Ero un ragazzo confuso, con poca voglia di studiare, ma vogliono di positività, di rendere al meglio, nonostante la bassa autostima. È stato il teatro a regalarmi una nuova direzione, passo dopo passo, anno dopo anno. Ogni singolo avvenimento raccontato durante lo spettacolo, come lo stesso trasferimento a Londra, hanno contribuito a darmi la giusta carica, fino all’esperienza di “Nero a Metà”.

Parlaci di “Zero”, presente su Netflix, e del ruolo ricoperto?

Anche “Zero” ha rappresentato una forte esperienza, con attori giovani, vogliosi di lasciare il segno. Ho portato in video un personaggio molto simile a me, alle mie origini latine. Un personaggio divertente, fuori dalle righe, esuberante. Ritengo un peccato il fatto che non abbia riscosso il successo che meritava. Mi auguro, però, che chi vi ha preso parte possa comunque avere il giusto spazio, in futuro.

Miguel Gobbo Diaz. Foto di Francesco Ormando
Miguel Gobbo Diaz. Foto di Francesco Ormando

Presto potremo vederti a teatro, nella tua Creazzo, in un monologo di tua invenzione, “L’inizio di un sogno”, basato sulle insicurezze caratteriali, sul bullismo e sul raggiungimento del successo. Cosa puoi anticiparci a riguardo e quanta emozione c’è nel poter calcare le tavole del palcoscenico?

Mi esibirò a Creazzo, il luogo in cui sono cresciuto, perché devo molto a quel posto, alle persone conosciute, a tutto quello che è stato il mio percorso, dalle esperienze negative a quelle positive. Ho chiesto anche alle scuole di prendervi parte, e spero accada, affinché i giovani possano comprendere le difficoltà della vita, l’abbattersi, ma anche la voglia di farcela, le soddisfazioni raggiunte nel tempo. Ho, inoltre, molta voglia di condividere con il pubblico, specie se si parla di vissuto, di esperienze reali. Vorrei stimolare tutti loro, accendere fuochi ormai sopiti, forse smarriti. Questo mi sta particolarmente a cuore.

Se di pubblico si parla, come vivi il consenso del pubblico, il loro riconoscerti in strada?

Ho sempre vissuto il tutto con molta tranquillità, con il piacere di poter incontrare tutti coloro che hanno voglia di fermarmi, di parlarmi. Niente di più bello.

Chi è Miguel Gobbo Diaz nel quotidiano, a telecamere spente?

Miguel è un ragazzo che cerca di trovare sempre nuovi stimoli pur di non fermarsi, di non perdere voglia di fare, creare. Sono sempre in movimento.

C’è qualcosa che vorresti poter concretizzare in futuro Miguel Gobbo Diaz?

C’è sempre qualcosa da concretizzare, e via via così. Voglio poter continuare a crescere come attore e a stimolare i giovani, come detto in precedenza, a non abbattersi. Trasmettendo loro, attraverso i miei corsi, a conoscere la propria persona, a superare le proprie paure, spesso alimentate più dai pensieri che dai movimenti.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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