La band, esplosa nel 2008 grazie a Myspace, sotto contratto per Emi Music per i primi 2 dischi, oggi torna ad essere indipendente e pubblica, per l’etichetta napoletana Suonivisioni un album incentrato sul disagio delle giovani generazioni che faticano ad avere una prospettiva, vivendo una profonda incertezza.
“Siamo la generazione con il futuro più misterioso ed incerto da moltissimi anni a questa parte, e nessuno lo sta raccontando”. Davide Petrella, frontman della band nonché co-autore di diverse canzoni dell’ultimo disco di grande successo di Cesare Cremonini, tra cui Logico #1, racconta così l’album che dalla band è vissuto come un “disco di liberazione”.
“Questo è il primo disco che riusciamo a concepire artisticamente in maniera indipendente e dopo 2 dischi pubblicati con una major, credetemi, essere liberi di creare senza pensare a tutta una serie di stronzate inutili è stato magico.”
Una grande soddisfazione per la band, che considera “Hanno paura di guardarci dentro” il proprio miglior album. “Il compito principale di ogni artista è quello di raccontare i tempi che corrono. Quelli bravi riescono ad illuminarci facendoceli vedere da altri punti di vista. Con questo spirito abbiamo cercato di raccontare alcune delle tante storie di ragazzi tra i 18 e i 35 anni, in moltissimi casi storie di gente meravigliosa, gente che non ha paura di non avere una pensione, che non ha paura di aprire un ristorante se gli studi in giurisprudenza si riveleranno inutili, gente che non ha paura di rischiare tutto andando via in Inghilterra, Germania, Norvegia, America. Quest’epoca è fatta di persone incredibilmente attaccate alla vita.”
In alcuni casi queste storie diventano grandi imprese, in altri casi si trasformano in un gigantesco disagio. “In questo disco non ci sono storie d’amore per ragazzini tristi, non ci sono canzoni sugli spinelli, non ci sono storie su quanto la nostra vita sia stata dura in strada o meno, in questo disco non ci sono giudizi facili, ma solo quel grande caos che questo paese ci sta lasciando dentro e che adesso comincia a fare paura.”
Le Strisce hanno sempre cercato di distinguersi musicalmente dalla musica pop italiana, cercando ispirazione dalla musica europea e in particolare inglese. “Hanno paura di guardarci dentro” è un disco che ha subito il fascino dell’elettronica svedese degli ultimi anni, gli stessi svedesi diventati i migliori melodisti al mondo. Ma il disco si lascia andare anche all’attitudine “pedali e amplificatore a terra nel garage e suonare” degli anni 90, inspirare dai testi semplici come un pugno in faccia di Tom Waits, da Marina Abramovic e la muraglia cinese e sopra tutti da Maurizio Cattelan, fantastico, irreverente e provocatore per eccellenza a cui la band dedica un sonoro “Vai affanculo”, sicura che l’artista padovano capirà la profonda attestazione di stima nascosta dietro a questo “saluto”. La provocazione che usa Cattelan è la stessa che piace maneggiare anche a Le Strisce, e che per esempio ha inspirato il videoclip del brano “Nel Disagio” e da cui nasce la frase nel testo di Comete “se non puoi chiamarla arte allora è do it yourself? Chissà se Cattelan si fa domande?”.