Alla ricerca dell’essenzialità: Rino Zurzolo

Al Pan nell’ambito della rassegna ROCK 4, Rino Zurzolo ha presentato il suo CD/DVD Live in Concert, alla presenza di circa 200 persone intervenute per ascoltare alcuni brani tratti dal lavoro musicale. La formazione è quella con la quale ha registrato in live durante i concerti a Castel Sant’Elmo nel 2012 e presso Orsara Jazz Festival, con Rino Zurzolo al contrabbasso, Elisabetta Serio al piano, Riccardo Veno al sax soprano, Ciccio Merolla alle percussioni, Gianfranco Campagnoli alla tromba, Valentina Crimaldi al flauto e Tony Mambelli alla batteria.

La scelta di un live scaturisce dall’esigenza dell’immediatezza del messaggio che Zurzolo vuol far giungere all’ascoltatore, scremato del tecnicismo strumentale per riportare ad un’essenziale concetto musicale, dove il suo traguardo è quello di sintetizzarlo in poche note. La musica come voce narrante del suo lavoro senza l’artificio della registrazione in studio per giungere con maggiore forza al pubblico.

Momenti veramente intensi a tratti di Hot-Jazz sottolineato da un linguaggio musicale pulito e diretto che ha incantato il pubblico presente. Interessanti gli “assolo” degli strumentisti ricongiunti  al lead del brano proposto che evidenziano un affiatamento tangibile dei componenti del gruppo.

Zurzolo regala al pubblico una intensa esecuzione del brano Ashram eseguito in duo contrabbasso e le percussioni di Merolla, con un gioco di rimandi che si concludono con l’apoteosi del finale.
Da sottolineare la sezione fiati che creano atmosfere di un soul-jazz elegante in ingresso con l’inserimento degli altri strumenti dove le  percussioni uniscono il tutto.
A Zurzolo abbiamo posto qualche domanda.

D. Come sono stati scelti i brani inseriti nel cd?
R. Nei brani è presente  un viaggio spirituale e musicale, una crescita e un po’ un ritorno a quello che mi appartiene musicalmente.

D. La formazione con la quale hai registrato questo cd sono frutto di un feeling particolare o di un progetto?
R. Al di là degli interventi a Napoli, per ogni musicista la collaborazione è importantissima. Noi ci vediamo, abbiamo bisogno di vederci anche se non abbiamo dei concerti da fare, proprio per provare e per stare assieme ed il momento più bello delle prove è proprio quando stacchiamo e facciamo un intervallo. E’ un modo di essere che va al di là, perchè il rapporto che c’è tra di noi è qualcosa di molto profondo, che poi viene fuori anche nei momenti quando si suona assieme .

D. Avevi già in mente una sonorità particolare per questo cd?
R. Io insegno al conservatorio, faccio musica classica, jazz, ma per me la musica è una. Il linguaggio sullo strumento è un suono che sto cercando perché per me la cosa più importante è il suono. Prima dividevo i suoni, cioè facevo un lavoro più legato al Jazz ora questa cosa si è talmente velocizzata e stretta, che sto cercando attraverso una nota, non attraverso un pezzo, ma che attraverso quella nota si possano sentire tanti stili musicali.

D. Questo è frutto di un percorso maturo cui sei giunto.
R. Certo ed è poi la cosa che la gente avverte. In un concerto del genere fa piacere al colto della musica classica, al jazzista.

D. In una precedente intervista hai fatto riferimento “al Jazz colto di Keith Jarret” ma ascoltandoti in questa presentazione è limitativo perché quello proposto è un jazz elegante.
R. In realtà definire la musica è sempre limitativo, io non riesco a definire la musica perché nel momento in cui dici “io sto facendo questo” già ti sei limitato tutte le altre cose. Non si può limitare la musica.

D. Nei brani proposti si denota una certa progettualità dovuta alla tua maturità artistica. Hai ottenuto il tuo fine per questo lavoro?
R. In realtà quando finisco un concerto per essere contento devo sentire di essere arrivato alle persone. Io me ne accorgo dal pubblico se ha avvertito l’energia. A me non interessa più lo strumento visto nella maniera tecnica, ormai è stata superata questa concezione. Per me la cosa importante è arrivare alle persone anche con una nota o con due note. Me ne accorgo se riesco a fare  questo, per me è una realizzazione. La realizzazione di un musicista è quello di dare, di esprimere quello che uno ha da dire. Un concerto non lo fanno solo i musicisti è un’interazione tra i musicisti ed il pubblico quell’interplay  perché io so fatto così.

D. Un desiderio?
R. Il mio desiderio è quello di poter sempre fare musica, la musica non finisce mai è una ricerca continua, e diventare sempre più contenuto perchè man mano che vai avanti ti accresci interiormente, diventi potente nel senso che ti basta sempre di meno. Devi togliere, invece di aggiungere man mano che passa il tempo con tre note devi arrivare, cercare di arrivare con una nota. L’essenzialità, il concetto di minimalismo, quello è la forma, per me oggi è questa è la musica.

D. Farete dei concerti per portare al pubblico il lavoro?
R. E’ previsto un concerto al Trianon a Napoli a breve, per i prossimi stiamo organizzando le date.

 

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