Strumenti musicali improbabili per Tom Waits
Non immaginate un semplice tributo a Tom Waits. Il live che i canadesi L’orchestre d’hommes orchestres aka LODHO presentano al Monk il 28 e 29 ottobre per il Roma-Europa Festival, è piuttosto, una matta, divertente e furiosa decostruzione dei brani che hanno reso Waits una leggenda internazionale del rock.
Fondato nel 2002, il camaleontico e indisciplinato gruppo canadese si definisce una ‘one man band’, ironizzando su una presunta mancanza di talenti specifici all’interno del gruppo a parte la capacità di fare e imparare tutto, in una sola volta. Un approccio ‘fai-da-te’ (si potrebbe definire) attraverso il quale L’orchestre d’hommes-orchestres si è allontanata da qualsiasi forma d’uniformità e standardizzazione per fondare un’estetica libera, aperta e volutamente disorientante.
Non a caso, sotto la bandiera dell’innovazione del linguaggio musicale, il gruppo vanta collaborazioni con artisti provenienti dalle arti visive, dalla musica, dal teatro, dalla danza e dalla performance art. Attraverso improbabili strumenti musicali e un’atmosfera clownesca, brani come “I Don’t Wanna Grow Up”, “Big Black Mariah”, “Chocolate Jesus”, “Dirt in the Ground”, “Rains on Me”, vengono reinterpretati cogliendo tutta l’esuberante follia dell’opera di Tom Waits.
Una valigia è utilizzata come batteria, un cucchiaio di legno messo tra i denti aggiunge un ritmo sincopato, caramelle effervescenti offrono la graffiante sensazione di una registrazione analogica e poi ancora bottiglie, pipe, arance, chitarre e violini fanno emergere la loro intrinseca dimensione musicale.
Ma il live de L’orchestre d’hommes-orchestres è anche una performance che ha il sapore del Teatro dell’Assurdo, in cui i corpi dei musicisti (addossati gli uni agli altri, contorti, sempre colti in immaginabili azioni) divengono protagonisti di uno spettacolo visivo oltre che musicale.