locandina luglio in jazz
locandina luglio in jazz

Al Jarreau: anni Ottanta e non solo

Evento overbooked in pochi giorni, quello che ha inaugurato la rassegna Luglio in Jazz al Centro Commerciale Campania di Marcianise (CE) il 1° luglio 2015: Al Jarreau, 75 primavere, una laurea in tasca e tanto jazz, pop e R&B da cantare, ha riunito in Piazza Campania una buona parte dei suoi fans, alcuni dei quali simpaticamente accompagnati dalla prole.

La musica nei centri commerciali sta diventando un vero e proprio trend dei giorni nostri ed un’ operazione di indubbio successo, visto che di curiosi che girellavano intorno al palco ce n’erano veramente pochi; oltre ai fortunati che sono riusciti a prenotare il tavolo (comprensivo di consumazione ad un prezzo assolutamente accettabile), c’erano almeno altrettanti estimatori di Al Jarreau, assiepati intorno a Piazza Campania, ma anche al piano sovrastante, a distanza di sicurezza dalle balaustre, mentre cercavano di guadagnare qualche decimentro in più di visuale. Non c’è il religioso silenzio del piccolo, intimo club nè la rituale compostezza del grande teatro ma la musica arriva e, con essa, i ricordi di almeno due generazioni. Ha aperto il concerto Pietro Condorelli e il suo quartet regalando al pubblico ben 40 minuti di buona musica, tecnica ineccepibile e agili talenti: un evento nell’ evento, insomma, per il chitarrista milanese di origini campane.

La malattia che ha colpito Jarreau qualche anno fa non lo ferma, lo costringe solo a cambiare passo ma -come ogni artista di spessore- in piedi o sullo sgabello ciò che conta è “suonare per chi vuol sentire”; e in questo non si è tirato indietro mai, per tutta la durata di una perfomance che ha sfiorato i 120 minuti ininterrotti di presenza sul palco, e iniziato con uno dei suoi brani più famosi: “Mornin‘”, mentre il centro commerciale accoglieva nuova utenza, tra cui molti musicisti campani (intravisti, tra la folla,  Giosi Cincotti e Vittorio Remino). Gli applausi a scena aperta cominciano con “I will be here“, con i suoi inserti in swahili, che permettono al musicista di trasformarsi in professore e di chiedere al pubblico di ripetere parole dal senso incomprensibile e proseguono con “My old friend“, “Take five” dove la voce si fa strumento, “Day O” in cui la sovrapposizione con Harry Belafonte è quasi perfetta.

Pubblico in delirio -e non è una frase fatta-, standing ovation e splendide cinquantenni che si avvicinano al palco per chiedere l’ autografo, costringendo la sicurezza a raddoppiare la sua presenza. Ben tre bis concessi tra cui “Your song” e “Roof garden” per chiudere in bellezza una serata ricca di emozioni.

Lascia un commento