Il silenzio del niente di Ennio Masneri
Il silenzio del niente di Ennio Masneri

Il silenzio del niente, di Ennio Masneri

Ancora oggi, a distanza di alcuni mesi dall’uscita, Il silenzio del niente di Ennio Masneri pubblicato dalla casa editrice milanese La Vita Felice (Collana: Contemporanea, Narrativa) fa parlare di sé e noi lo incontriamo per la nostra rubrica “Libri e Scrittori“.

In 120 pagine Ennio Masneri dà vita a due racconti noir psicologici che indagano con una vena di iperrealismo le conseguenze della violenza fisica e morale sulle donne e sui bambini.

Il libro è disponibile di seguito:

Ennio Masneri benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Ringrazio davvero tanto per il benvenuto e per l’interesse verso il mio “Il silenzio del niente”! Ci sono stati molti fattori che mi hanno spinto a scrivere questo libro come, per esempio, le assoluzioni da parte dei tribunali dei violentatori di ragazze perché indossavano jeans o abbigliamento troppo “provocante” per i giudici o il coraggio di Franca Viola che, dopo una violenza sessuale, rifiutò il matrimonio riparatore imposto da una certa mentalità ancora adesso predominante nel Meridione. Insomma, potrei riassumerli nell’ipocrisia e nell’indifferenza presenti in questa società nei confronti di quelle persone di ogni età, genere, credo e handicap, che subiscono quotidianamente umiliazioni e discriminazioni nonché violenze psicologiche e fisiche.

Il titolo del mio libro riguarda infatti il silenzio improduttivo (del “niente”, appunto) di questa società che anziché essere solidale, sostenere, preferisce rivolgere ipocritamente lo sguardo altrove per paura di specchiarsi e riconoscersi in queste vittime oppure sceglie la facile scorciatoia di puntare il dito contro di loro anziché contro chi umilia, violenta e discrimina.

Io stesso ho provato sulla mia pelle quella bruttissima sensazione di discriminazione e di considerazione nulla solo perché ho una sordità che, però, non m’impedisce di essere assolutamente autonomo e con un cervello e un cuore che mi funzionano allo stesso modo di chi mi discrimina e crede (bontà sua!) di essere superiore a me.

Questo mio libro vuole essere un invito alla rinascita per cui non è mai troppo tardi, ma anche una voce per chi, anziché lasciarsi cadere nell’abisso della disperazione, vuole vivere nella consapevolezza della violenza morale e fisica che ha subito e uscire dall’oscurità o camminarci a fianco per cercare e pretendere giustizia. È anche un monito per dire che non si può combattere da soli contro questa società, ma cercando altri cuori con cui unirsi per lottare e impedire agli altri di rifare quel male. Solo così si può e si deve vincere. La strada è ancora lunga, ma ci sono speranze che piano piano stanno salendo alla luce.

È la prima volta che tocchi tematiche così crude e delicate?

Credo di sì e continuerò a farlo perché il lettore deve notare queste tematiche, tenerle sempre a mente, imparare a giungere da solo a questa consapevolezza e darsi una svegliata dall’abitudine imposta dalla società. Non si può, infatti, cambiare la società o sconfiggere una mentalità che appartiene ai vecchi baciapile o a perpetue con scarsa cultura, se prima non si cambia se stessi pur avendo una laurea.

Se hai paura di ammettere che hai dei sentimenti perché una persona che conosci è stata discriminata, umiliata o violentata e vivi nel timore di quello che può pensare la gente e, anziché aiutarla a sopportare quel dolore (basta una mano, un piccolo gesto, un abbraccio, un’uscita insieme, ti costa tanto?) le punti contro un dito o resti indifferente uniformandoti al male vero, se insomma hai queste paure, questi imbarazzi, vivrai sempre umiliandoti da solo. Ti renderai inferiore a chi ha invece subito.

Domandati questo: non è un po’ ridicolo farsi condizionare o comandare da chi ha pregiudizi e paure e vive in una gabbia dorata che si è costruito da sé e pretende che gli altri restino dentro?

Per questo, man mano che si va avanti, certe mentalità incentrate solo su un concetto stupido dell’onore (specialmente di paesini chiusi dell’entroterra e della costa dove non arriva la cultura manco a pagarla) devono essere distrutte e sepolte per sempre in quanto non vanno di pari passo col progresso fisico e anche mentale. Vanno eliminate con atti concreti, investimenti seri e tecnologici che possano far rientrare le menti di tanti nostri giovani emigrati e non soltanto con il turismo e le belle parole: solo così la mia terra, la mia dura e orgogliosa Calabria, potrà risorgere.

Solo così avremo una nuova mente e un nuovo cuore per vivere con le nostre forze.

Che tipo di scrittore è Ennio Masneri?

Un essere umano che conosce, si conosce e vuole continuare a conoscersi, a mettersi in dubbio. Uno che vuole scrivere, indagare, mettere sulla carta la verità, narrare come un novello e libero Hemingway ma anche far provare emozioni, dare calore alle pagine e trasmetterlo alle mani e agli occhi dei lettori. Sono uno scrittore che cerca sempre la qualità della storia e della parola, che si ferma anche mentre scrive, si riempie di domande, si danna e dubita tante volte se ciò che ha scritto vale o scende nella banalità. Sono un viaggiatore di passaggio, uno che cerca il proprio stile e non perde mai occasione di osservare, notare, incamerare anche i piccoli dettagli della vita quotidiana.

Se, come spesso vediamo, l’uomo ha perso la propria strada, anch’io sono chiamato, come tanti, ad aiutarlo con le mie parole, i miei ragionamenti, a ritornare su quella strada.

A gridargli e avvertirlo di tornare indietro prima di cadere nell’abisso dell’ignoranza in quanto è essa la causa principale di tutte queste discriminazioni e violenze.

Voglio essere una voce contro questa mentalità che ti pugnala alle spalle senza pensare ai tuoi sentimenti.

Ai lettori il compito di rendere potente questa mia voce.

E, in qualità di lettore, come si definirebbe Ennio Masneri?

Ah, in quanto lettore sono una spugna! Leggo troppo velocemente perché voglio assolutamente sapere come si evolve la storia quando mi prende e questo è la mia dannazione. Assorbo e cerco di fare mie le emozioni che i personaggi e l’autore provano su quelle pagine. Un libro, però, deve convincermi e non basta una bella copertina o un nome famoso a farlo. Una volta ho comprato per curiosità, per capire, l’ultimo libro di un “vip” e quando l’ho finito in pochi giorni me ne sono pentito amaramente in quanto pieno di stereotipi e non comunicava nemmeno un’emozione sincera. Non aveva la stessa capacità di attirare il cuore del lettore, di coinvolgerlo, di comunicargli semplicità, affetto, il vero potere, il calore, i brividi delle parole che sa dare un racconto di Guareschi.

Le mie letture spaziano in tanti generi e spesso lascio a metà un libro per riprenderlo poco dopo, dopo averne letto un altro. Non sono comunque fanatico dei libri o un bibliofilo. Ho vissuto l’infanzia in una casa-biblioteca ma erano per la stragrande maggioranza libri dalle copertine polverose che non davano emozioni, comunicavano solo nozioni informative buone per il cervello e l’istruzione ma non per il cuore. Se un libro mi emoziona lo tengo stretto, lo metto sullo scaffale in bella vista e lo rileggo quando possibile, quando ne sento la voglia, come se, cogliendo un fiore per vederlo da vicino, rinnovassi la mia curiosità anche se so che cosa si cela nella pagina seguente.

So di dare un duro colpo a tanti amanti dei libri ma, spesso allo stesso modo del detective Carvalho, quando questi non attirano né il cervello né il mio cuore li butto, li vendo o regalo. Come ho detto, non sono così fanatico della carta stampata da sacrificare i miei affetti o da proteggerli dalle intemperie, perché il vero libro di cui non puoi fare a meno è la vita e il protagonista sei tu: vivi, nel bene e nel male, le stesse tue emozioni più di quanto non lo faccia una pagina di carta.

Vivi nello stesso miracolo che sei fin dal principio, fin dal momento in cui hai aperto gli occhi e hai visto per la prima volta il mondo e le persone che ti amano.

Noti che la tua scrittura abbia avuto, negli anni, una sua evoluzione parallela a quella tua interiore di uomo adulto come Ennio Masneri?

Guardando il passato noto una verità che prima mi era sconosciuta: la scrittura è il cuore dell’uomo e nel mio caso essa si è evoluta e maturata insieme a me, mi sono impegnato a cercare me stesso e a migliorarmi, senza mai fermarmi. Modellando la parola ti poni sempre davanti a uno specchio e ciò che si riflette lo hai sotto i tuoi occhi, ne vedi i pregi e i difetti, li correggi o li espandi. Credi di aver raggiunto un limite ma, leggendo e rileggendo ciò che hai scritto, non ti rendi ancora conto che quel limite lo hai già superato e quando realizzi di averlo fatto te ne meravigli pure. Questo è il bello della scrittura. Scrivere è avere un’ombra al mio fianco che mi parla e mi sostiene e, soprattutto… ci posso litigare quante volte voglio.

Da chi vorresti una recensione o una critica letteraria?

Da qualsiasi lettore che vorrà sfogliare il mio libro e mi comunichi le sue prime sensazioni, la metamorfosi interiore che avrà provato una volta finito di leggere, perché è a lui che i miei testi sono diretti. È a lui che io parlo e faccio parlare i miei personaggi perché mantenga aperti gli occhi davanti alla verità.

Ma, se posso esprimere un umano desiderio, mi sarebbe piaciuto che a recensire il mio libro (o quelli futuri) fossero i miei autori preferiti come Sepulveda (a cui ho voluto dedicare il secondo racconto: “Il sogno dello scorpione”), Camilleri, Sciascia e Montalban che continuerò a onorare continuando a scrivere.

Mi piacerebbe avere una critica letteraria anche da Maurizio de Giovanni o da Kike Ferrari (uno scrittore noir argentino che ho scoperto e apprezzato davvero tanto in quanto mi ha fatto stare incollato al suo libro come pochi), da Massimo Gramellini sul suo Corsera, da Nicola Lagioia o dal maestro Marco Tullio Barboni. Non solo, ma anche da Francesco Piccolo che, con il suo manualetto “Scrivere è un tic”, mi ha chiarito molti dubbi da scrittore umano.

Infine, ha progetti in cantiere Ennio Masneri?

In autunno verrà pubblicato dalla casa editrice Il Ciliegio il mio romanzo “L’ombra del ciliegio” sullo sfruttamento minorile con postfazione del poeta Renato Minore. Inoltre, a breve, tramite l’agenzia letteraria Germogli Letterari che mi segue, verrà posto all’attenzione degli editori il mio nuovo romanzo “La misura dell’orizzonte”, un poliziesco che, attraverso gli occhi, il cuore e la mente del commissario Corrado Perri, indaga e mette a nudo con un pizzico d’ironia i veri mali prodotti dalla mentalità ancora esistente nella Calabria d’oggi. Attualmente sto scrivendo il sequel di Perri e in cantiere ci sono ulteriori avventure del nostro commissario. Infine, sto studiando e allenando lo stile per poter scrivere un giorno un romanzo di formazione che mi permetta di annoverarmi nel panorama letterario nazionale.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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